Il pane quotidiano: semplice, fresco e insostituibile
M. ci telefona tutti i giorni. E se non chiama lei, lo facciamo noi: è una relazione che dà consistenza a tutto il resto della giornata

Tutti i giorni con familiarità riceviamo una sua telefonata, anche solo per scambiarci le informazioni di rito, quel “ ciao come stai”, ordinario ma non banale. É stata una delle prime persone che ci ha chiamate ringraziandoci di farle compagnia, qualcosa che non ci immaginavamo potesse accadere nella distanza. M. ha poi pian piano iniziato a conoscerci tutte, in base a chi le rispondeva al telefono e adesso se non è lei a chiamarci lo facciamo noi, per sapere come sta. M. è come il pane quotidiano, quello che ogni giorno abbiamo sulle nostre tavole, che a volte dai quasi per scontato che ci sia, ma che se per sbaglio ti dimentichi di comprarlo, ti accorgi subito che manca, e puoi aver cucinato mille cose, ma senza pane, hanno mezzo sapore.
M. è una donna tenace, immobilizzata a letto per motivi di salute, con un figlio e un marito dediti ad accudirla, ma che da quando vive questa condizione non può uscire di casa, e allora le relazioni sono venute a diminuire sempre di più, per questo una delle cose di cui più di tutte sente il bisogno è proprio un po' di compagnia. La consapevolezza che anche tramite uno strumento si può concretizzare una presenza costante, dà molta più responsabilità nel vivere le relazioni, poiché ci fa sperimentare quanto importante e quanto concreta sia la “prossimità” di cui i Vangeli parlano in diversi modi. Con M. questa esperienza è molto forte, perché è una prossimità costante, nonostante la distanza geografica, nonostante l’impossibilità di uscire dal proprio letto, come l’essenzialità di un tozzo di pane, senza il quale il resto non avrebbe lo stesso sapore, un esperienza sostanziale e di dettaglio allo stesso tempo, sostanziale poiché senza non si può preparare la tavola, sostanza che diventa dettaglio poiché ti fa scorgere il particolare, e ti fa notare che spesso l’unicità di una storia passa proprio attraverso un dettaglio, un piccolo gesto, un “ciao come stai”.
La prossimità è quella dimensione tutta evangelica che ci permette di stare gli uni accanto agli altri non come degli sconosciuti alla metro, ma come fratelli e sorelle di cui prendersi cura. La vita che M. ci ha raccontato ha attraversato molteplici difficoltà, a partire proprio dalla condizione di salute fisica, alla perdita del lavoro, alla precarietà sociale e culturale nella quale vive, ma ciò che M. ci ricorda è proprio l’importanza di una presenza non scontata, non banale, una presenza che toglie per qualche attimo dalla solitudine della malattia, per potersi invece trasformare in un sorriso di benevolenza. Esserci a volte basta, esserci non è scontato, per esserci bisogna riconoscersi, e questo è possibile nella prossimità condivisa, non è solo M. che riceve, ma un po' come la logica del pane condiviso, tutti donano e tutti ricevono.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






