sabato 26 dicembre 2020
Francesco ci ricorda che "il tempo che abbiamo non serve a piangerci addosso, ma a consolare le lacrime di chi soffre"
Il Papa ha celebrato la Messa della notte di Natale nella basilica di San Pietro, alle 19.30 e con solo 200 persone per le norme anti-Covid

Il Papa ha celebrato la Messa della notte di Natale nella basilica di San Pietro, alle 19.30 e con solo 200 persone per le norme anti-Covid - Ansa/Vatican Media

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"Ogni scartato è figlio di Dio": lo ha ribadito papa Francesco nella Messa della Notte di Natale, celebrata nella basilica di San Pietro alle 19.30 e con solo 200 persone, nel rispetto delle norme anti-Covid. Guardando al Dio che si è fatto bambino, il Pontefice sottolinea: "Il suo amore disarmato e disarmante ci ricorda che il tempo che abbiamo non serve a piangerci addosso, ma a consolare le lacrime di chi soffre. Dio prende dimora vicino a noi, povero e bisognoso, per dirci che servendo i poveri ameremo Lui".

Gesù è nato "scartato" per dirci che "ogni scartato è figlio di Dio" ed è nato bambino per spingerci ad avere cura degli altri: "Il suo tenero pianto ci fa capire quanto sono inutili tanti nostri capricci. Il suo amore disarmato e disarmante ci ricorda che il tempo che abbiamo non serve a piangerci addosso, ma a consolare le lacrime di chi soffre". Francesco prende in prestito alcune parole della poetessa Emily Dickinson: "La residenza di Dio è accanto alla mia. L'arredo è l'amore".

"Abbiamo bisogno di lasciarci attraversare dal suo amore gratuito, dal suo amore instancabile, dal suo amore concreto. Quante volte invece - ha detto ancora il Papa nell'omelia -, affamati di divertimento, successo e mondanità, alimentiamo la vita con cibi che non sfamano e lasciano il vuoto dentro!".

Il Papa ha anche voluto mandare il suo messaggio a due Paesi particolarmente in sofferenza: il Libano e il Sud Sudan. Ha parlato del "dolore" con il quale segue gli eventi del Paese dei cedri ed ha assicurato che intende visitare il Libano"appena possibile". Quindi ha lanciato un nuovo appello alla comunità internazionale: "Aiutiamo il Libano a rimanere fuori dai conflitti e dalle tensioni regionali. Aiutiamolo a uscire dalla grave crisi e a riprendersi".

Ai politici del Sud Sudan, in una lettera scritta insieme all'Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e al Moderatore della Chiesa di Scozia, il rev. Martin Fair, chiede di fare progressi nel processo di pace, avviato nel 2019 con l'incontro in Vaticano. Qualche passo è stato fatto "ma sappiate che non è sufficiente per il vostro popolo", ammoniscono i leader religiosi che rinnovano l'impegno a visitare il Paese africano quando la situazione lo permetterà.

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