
L'udienza di papa Leone XIV alla Conferenza episcopale italiana - Vatican Media
Unità, scelte coraggiose, laici protagonisti. E ancora: priorità all’annuncio del Vangelo, alla pace, al dialogo e alla dignità umana che gli algoritmi digitali rischiano di calpestare. Sono le coordinate che Leone XIV affida alla Chiesa italiana nell’udienza di questa mattina ai vescovi della Penisola. Primo incontro fra il nuovo Papa e la Conferenza episcopale italiana nell’Aula delle Benedizioni del Palazzo Apostolico in occasione dell’Assemblea generale straordinaria della Cei.
È un «particolare», «peculiare» e «privilegiato» legame quello fra il Papa e la Chiesa italiana, sottolinea Prevost. E «anch’io avverto la rilevanza di questo rapporto “comune e particolare”, come lo definì san Paolo VI», dice Leone XIV tornando a richiamare il Pontefice di Concesio, il più citato dall’inizio del pontificato. Papa Leone ricorda il «principio di comunione» e chiede che si rifletta «anche in una sana cooperazione con le autorità civili». Perché, avverte, la Cei è «luogo di confronto e di sintesi del pensiero dei vescovi circa le tematiche più rilevanti per il bene comune. Essa, all’occorrenza, orienta e coordina i rapporti dei singoli vescovi e delle Conferenze episcopali regionali con tali autorità a livello locale». È anche il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, che nel suo saluto iniziale pone l'accento sulla «speciale sintonia che unisce la Chiesa in Italia al successore di Pietro, Vescovo di Roma e primate d’Italia».

Leone XIV con il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, durante l'udienza alla Conferenza episcopale italiana - Vatican Media
Nel suo discorso il Papa affida alla Chiesa italiana numerosi spunti. Come nei suoi primi interventi, unisce collegialità episcopale e sinodalità riconsegnando questo binomio alla comunità ecclesiale della Penisola. «Nell’esercitare il mio ministero insieme con voi, cari fratelli, vorrei ispirarmi ai principi della collegialità, che sono stati elaborati dal Concilio Vaticano II», dice ai vescovi. E aggiunge che «è in questo modo che siete chiamati a vivere il vostro ministero: collegialità tra voi e collegialità con il successore di Pietro». Poi il riferimento alla sinodalità che il Pontefice lega all’unità. «Andate avanti nell’unità, specialmente pensando al Cammino sinodale», afferma. E ribadisce: «Restate uniti e non difendetevi dalle provocazioni dello Spirito. La sinodalità diventi mentalità, nel cuore, nei processi decisionali e nei modi di agire». Di «collegialità e sinodalità» parla il cardinale Zuppi. Racconta a Leone XIV di «comunità, preti, consacrati, laici, tanti compagni di strada» coinvolti «in questi anni» nel «Cammino sinodale per realizzare» l’«invito che papa Francesco ci rivolse proprio dieci anni fa a Firenze» di puntare «all’essenziale».
A tutte le realtà ecclesiali del Paese, il Papa ripete di non avere «timore». «Guardate al domani con serenità. Nessuno potrà impedirvi di stare vicino alla gente, di condividere la vita, di camminare con gli ultimi, di servire i poveri. Nessuno potrà impedirvi di annunciare il Vangelo». Poi suggerisce di avere «cura che i fedeli laici, nutriti della Parola di Dio e formati nella Dottrina sociale della Chiesa, siano protagonisti dell’evangelizzazione nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, negli ambienti sociali e culturali, nell’economia, nella politica». Papa Leone ricorda Benedetto XVI per dire che la Chiesa in Italia è «una realtà molto viva» e con una «presenza capillare in mezzo alla gente di ogni età e condizione». Ma si trova anche da tempo «a dover affrontare nuove sfide, legate al secolarismo, a una certa disaffezione nei confronti della fede e alla crisi demografica».

L'udienza di papa Leone XIV alla Conferenza episcopale italiana - Vatican Media
Altra scommessa è quella di prestare attenzione all’«intelligenza artificiale», alle «biotecnologie», all’«economia dei dati» e ai «social media» che stanno trasformando «la nostra percezione e la nostra esperienza della vita», afferma il Pontefice. Uno scenario in cui «la dignità dell’umano rischia di venire appiattita o dimenticata, sostituita da funzioni, automatismi, simulazioni». Allora l’«auspicio» di papa Leone è che «il cammino delle Chiese in Italia includa, in coerente simbiosi con la centralità di Gesù, la visione antropologica come strumento essenziale del discernimento pastorale». Infine la raccomandazione a «coltivare la cultura del dialogo» in modo che «tutte le realtà ecclesiali – parrocchie, associazioni e movimenti – siano spazi di ascolto intergenerazionale, di confronto con mondi diversi, di cura delle parole e delle relazioni».

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