lunedì 16 giugno 2025
La Messa per il Giubileo dello sport. Leone XIV: lo sport, antidoto a solitudine, isolamento virtuale, competizione sociale. L’invito a guardare ai santi sportivi: Frassati e Wojtyla
Leone XIV durante la Messa per il Giubileo dello sport

Leone XIV durante la Messa per il Giubileo dello sport - Ansa

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«Cari sportivi, la Chiesa vi affida una missione bellissima: essere, nelle vostre attività, riflesso dell’amore di Dio Trinità per il bene vostro e dei fratelli». Leone XIV sa bene che avvicinare la Trinità allo sport può essere ardito. «Eppure l’accostamento non è fuori luogo», dice nell’omelia della Messa per la solennità della Santissima Trinità in cui si celebra anche il Giubileo dello sport. Perché «ogni buona attività umana porta in sé un riflesso della bellezza di Dio, e certamente lo sport è tra queste. Del resto, Dio non è statico, non è chiuso in sé. È viva relazione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo». E, aggiunge il Papa, «noi siamo stati creati da un Dio» che «gioca, tanto che alcuni Padri della Chiesa parlano addirittura, arditamente, di un Dio che si diverte». Così, sottolinea il Pontefice, «lo sport può aiutarci a incontrare Dio Trinità perché richiede un movimento dell’io verso l’altro, certamente esteriore, ma anche e soprattutto interiore».

Leone XIV durante la Messa per il Giubileo dello sport

Leone XIV durante la Messa per il Giubileo dello sport - Ansa

Il Papa parla da sportivo agli sportivi di una dimensione che ha accompagnato la sua vita. Tennista, frequentatore di palestra anche da cardinale, ha incontrato nel suo primo mese di pontificato le stelle di varie discipline: il campionissimo di tennis Jannik Sinner, il Napoli Calcio campione d’Italia, i ciclisti del Giro d’Italia transitati in Vaticano nell’ultima tappa della corsa rosa. Non è un caso che nella Messa per il Giubilo dello sport, celebrata domenica mattina nella Basilica di San Pietro, ricordi i «molti» santi nella cui vita lo sport «ha un ruolo significativo, sia come pratica personale sia come via di evangelizzazione». Come «Pier Giorgio Frassati, patrono degli sportivi, che sarà proclamato santo il prossimo 7 settembre. La sua vita, semplice e luminosa, ci dice che, come nessuno nasce campione, così nessuno nasce santo. È l’allenamento quotidiano dell’amore che ci avvicina alla vittoria definitiva e che ci rende capaci di lavorare all’edificazione di un mondo nuovo». E come «lo sportivo» san Giovanni Paolo II il quale «diceva che Gesù è “il vero atleta di Dio”, perché ha vinto il mondo non con la forza, ma con la fedeltà dell’amore».

Leone XIV durante il Giubileo dello sport

Leone XIV durante il Giubileo dello sport - Ansa

Alla liturgia sono presenti fra gli altri il presidente del Cio, Thomas Bach, il ministro italiano dello Sport, Andrea Abodi, il judoka francese campione olimpionico Aurelien Diesse e l'ex calciatore della Nazionale italiana e ora sindaco di Verona, Damiano Tommasi. Papa Leone cita un’espressione italiana che «gli spettatori gridano: “Dai!”. Forse non ci pensiamo, ma è un imperativo bellissimo: l’imperativo del verbo “dare”». Secondo il Pontefice, «non si tratta solo di dare una prestazione fisica, magari straordinaria, ma di dare se stessi», di «darsi per gli altri – per la propria crescita, per i sostenitori, per i propri cari, per gli allenatori, per i collaboratori, per il pubblico, anche per gli avversari – e, se si è veramente sportivi, questo vale al di là del risultato».

Leone XIV durante la Messa per il Giubileo dello sport

Leone XIV durante la Messa per il Giubileo dello sport - Ansa

Poi Leone XIV indica nello sport un antidoto ad alcuni “mali” del nostro tempo: la solitudine, la «tentazione di fuggire in mondi virtuali», la competizione sociale senza freni. «L’individualismo esasperato ha spostato il baricentro dal “noi” all’“io”, finendo per ignorare l’altro», mentre «lo sport – specialmente quando è di squadra – insegna il valore della collaborazione, del camminare insieme». E può «diventare uno strumento importante di ricomposizione e d’incontro» anche «tra i popoli». Non è un caso che torni a richiamare Paolo VI, il Papa più citato nel primo mese di pontificato, che evidenziava come, dopo il secondo conflitto mondiale, «lo sport avesse contribuito a riportare pace e speranza». Poi Leone XIV mette in guardia dalla tecnologia che isola l’uomo; al contrario, lo sport «aiuta a mantenere un sano contatto con la natura e con la vita concreta». Infine, insegna ad apprendere «l’arte della sconfitta, con una delle verità più profonde della sua condizione: la fragilità, il limite, l’imperfezione». Anche perché «i campioni non sono macchine infallibili, ma uomini e donne che, anche quando cadono, trovano il coraggio di rialzarsi».

Leone XIV durante l'Angelus in piazza San Pietro per il Giubileo dello sport

Leone XIV durante l'Angelus in piazza San Pietro per il Giubileo dello sport - Ansa

Domenica papale con alcune piccole sorprese. La prima: il “trasloco” della Messa del Giubileo dello sport da piazza San Pietro alla Basilica Vaticana per l’eccessivo caldo. La seconda: il giro del Pontefice in papamobile in mezzo ai pellegrini che lo attendono in piazza: quasi un gesto di riconoscenza verso chi è riuscito a entrare in Basilica. La terza: il biscotto mangiato da Leone XIV sulla papamobile che un bambino gli offre quando viene avvicinato dagli agenti della Gendarmeria all’altezza del Pontefice (“E’ un biscotto per il Papa?”, ha chiesto Leone al ragazzino che gli porgeva il dolcetto). La quarta: l’Angelus recitato non dalla finestra del Palazzo Apostolico ma sul sagrato della Basilica. Primo Angelus del pontificato visto che nelle domeniche precedenti, quelle del tempo di Pasqua, papa Leone ha recitato il Regina Coeli.

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