martedì 6 dicembre 2016
La Natività di Giotto nel transetto destro della Basilica inferiore di San Francesco D’Assisi è stata scelta dal Papa per essere utilizzata per gli auguri di Natale. Il significato dell'affresco.
La Natività affrescata da Giotto nel transetto destro della Basilica inferiore di San Francesco d'Assisi

La Natività affrescata da Giotto nel transetto destro della Basilica inferiore di San Francesco d'Assisi

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Quest’anno Papa Francesco ha scelto, per gli auguri natalizi, l’immagine della Natività affrescata da Giotto nel transetto destro della Basilica inferiore di San Francesco d’Assisi (1313 circa).

L’affermazione biblica che vi appone dietro è quella di Isaia 9,5: «Ci è stato dato un figlio... il Principe della pace”. Cogliendo quindi dal Natale pensieri, sguardi e gesti di pace.

Come riporta il sito del Sacro Convento di Assisi, Papa Bergoglio ha guardato ad Assisi perché Francesco è stato colui che ha inventato il presepe. In quella notte del 1223 il santo volle «rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato» affinché potesse nascere nel cuore di ogni uomo. La Natività narrata dai francescani a Giotto è parte della così detta «Bibbia dei poveri», gli affreschi della Basilica di Assisi che raccontano la vita di Francesco per raggiungere tutti: ricchi e poveri, letterati e illetterati.

L’affresco è l’unico al mondo dove viene rappresentato un presepe con due bambinelli a esprimere, alla luce di una lettura spirituale, la natura di Cristo: umana e divina. Il lato divino Giotto lo racconta attraverso il blu che splende nella notte di Betlemme. L’artista sfonda, allarga e dilata la sua narrazione consapevole di raccontare una storia vera, non una favola. Un uso del blu che commuove e cattura chiunque, pellegrino o turista. Chi entra nelle basiliche ne rimane affascinato. Un colore profondo, luminoso e soprattutto regale e reale. Il cielo di Giotto getta sulle rappresentazioni una luce radiosa, rendendole pure e senza scorie. Questo per avvicinare l’uomo alle verità che sta raccontando, una verità che emerge da sguardi e gesti tutti puntati su Gesù: è la pupilla spalancata, curiosa e saziata di Giotto.

Alla luce di questa immagine Papa Francesco esalta per questo Natale tre gesti «terribilmente umani» perché impegnativi e «dolcemente umani» perché possibili. I gesti sono quelli delle due levatrici che nell'affresco stanno accanto al bambino: abbracciano, fasciano e sostengono. Il primo, abbracciare, è parabola umana. Si tratta di considerare l’altro non un estraneo, ma «pezzi» di umanità che ci appartengono. Fasciare, un gesto che richiama la necessità di lenire le sofferenze dell’altro, la sofferenza della fame perché si è chiamati ad allattare; la sofferenza del freddo perché si è costretti a lasciare la casa natia. Sostenere la fragilità di un corpo.


È proprio qui che siamo chiamati a percepire, attraverso i nostri gesti, il Dio con noi. È il Natale. Analizzando la scena affrescata da Giotto sono evidenti due punti topografici: la grotta e il campo dei pastori. Due segni di quotidiana indigenza che diventano il centro della Speranza. E sono queste periferie che il Papa vorrebbe affrescare affinché l’uomo si possa accorgere di Dio attraverso i gesti semplici della vita quotidiana.

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