lunedì 31 ottobre 2022
Francesco: la Chiesa cerchi e abbracci dal basso chi è perduto, come Cristo. Un pensiero anche alle vittime di Seul e alla martoriata Ucraina
Dopo l’attentato a Mogadiscio il Papa: Dio converta il cuore dei violenti

Lo sguardo dei cristiani e della Chiesa deve sempre abbracciare dal basso e cercare “chi è perduto, con compassione”, come quello di Gesù verso Zaccheo, e non può essere “uno sguardo dall’alto, che giudica, disprezza ed esclude”. Sguardo che a volte rivolgiamo anche a noi stessi, quando “ci sentiamo inadeguati e ci rassegniamo”, e non cerchiamo invece “l’incontro con Gesù” che guarda “con infinita fiducia a ciò che possiamo diventare”. Chiediamo a Maria il dono “di uno sguardo nuovo su di noi e sugli altri”. Sono le parole più forti con le quali Papa Francesco commenta, prima della preghiera dell’Angelus, il Vangelo della liturgia dei questa 31.ma domenica del tempo ordinario, che narra “l’incontro tra Gesù e Zaccheo, capo dei pubblicani nella città di Gerico”.


I cristiani non possono avere verso se stessi e gli altri, se hanno sbagliato, “uno sguardo dall’alto, che giudica, disprezza
ed esclude”. Perché lo sguardo di Dio è sempre di amore, non si ferma agli errori del nostro passato, “ma con misericordia cerca la sua creatura per salvarla”testo

​Prima dell’Angelus, il Papa ha commentato l’incontro tra Gesù e Zaccheo al centro della Liturgia di questa domenica, e ha sottolineato che "Nella vita, non è mai tutto perduto. Sempre possiamo fare spazio al desiderio di ricominciare, di ripartire, di convertirci" ha proseguito Francesco all'Angelus, soffermandosi sulla figura di Zaccheo, "un pubblicano, cioè uno di quegli ebrei che raccoglievano le tasse per conto dei dominatori romani, e approfittavano di questa loro posizione. Per questo, Zaccheo era ricco, odiato da tutti e additato come peccatore". Al passaggio di Cristo, però, si arrampica su un sicomoro. "Zaccheo, nella sua bassezza, sente il bisogno di cercare un altro sguardo, quello di Cristo", ha rilevato il Papa, "Immaginiamo se un ministro dell'economia salisse su un albero per guardare un'altra cosa. Rischia la beffa. E Zaccheo ha fatto il ridicolo. Ancora non lo conosce, ma aspetta qualcuno che lo liberi della sua condizione, che lo faccia uscire dalla palude in cui si trova.

Questo è fondamentale: Zaccheo ci insegna che, nella vita, non è mai tutto perduto. Sempre possiamo fare spazio al desiderio di ricominciare, di ripartire, di convertirci".

Ricordiamoci questo, è stato l’invito del Papa: “lo sguardo di Dio non si ferma mai al nostro passato pieno di errori, ma guarda con infinita fiducia a ciò che possiamo diventare”. "E se a volte ci sentiamo persone di bassa statura, non all’altezza delle sfide della vita e tanto meno del Vangelo, impantanati nei problemi e nei peccati, Gesù ci guarda sempre con amore: come con Zaccheo ci viene incontro, ci chiama per nome e, se lo accogliamo, viene a casa nostra".

Alla tragedia di Seul della notte di sabato è andato il pensiero del Papa che, nei saluti del dopo Angelus, ha chiesto preghiere per le vittime: "Preghiamo il Signore Risorto per quanti – soprattutto giovani – sono morti questa notte a Seul, per le tragiche conseguenze di un’improvvisa calca della folla"
Al dolore del Papa per le vittime della folla nella capitale sudcoreana, dove oltre 150 ragazzi sono rimasti uccisi in uno dei quartieri della movida si è aggiunto il pensiero ancora una volta per l'Ucraina martoriata: "Non dimentichiamo, nella nostra preghiera, la martoriata Ucraina, pregiamo per la pace e non stanchiamoci di farlo".
Infine, il pensiero per le vittime dell'attentato in Somalia. "Preghiamo per le vittime dell'attentato a Mogadiscio in cui hanno perso la vita più 100 persone, tra cui molti bambini. Dio converta il cuore dei violenti".







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