lunedì 16 novembre 2020
No ai cristiani misurati, a quanti si limitano ad osservare le regole senza rischiare nel servizio agli altri. All'Angelus l'appello per la concordia in Costa d'Avorio e per i soccorsi nelle Filippine
Il Papa: i poveri sono al centro del Vangelo, serve il coraggio dell'amore

Ansa

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Nella Giornata Mondiale dei Poveri, celebrata in "questi tempi di incertezza e fragilità", l'invito di Francesco è ancora una volta a non "sprecare la vita pensando solo a noi stessi" e a non lasciarsi "contagiare" dall'indifferenza. L'omelia, dall'altare della Cattedra di San Pietro, è pronunciata davanti a un centinaio di persone. Una rappresentanza simbolica di tutti i bisognosi del del mondo, date le restrizioni per la lotta al Coronavirus.

Con il Natale alle porte, Bergoglio chiede di ribaltare la prospettiva e di non chiederci 'Cosa posso comprare?', ma piuttosto 'Cosa posso dare agli altri'. La battaglia al consumismo è sempre stata tra le priorità di Francesco. Questi sono momenti in cui serve ribadirlo: "Quanta gente passa la vita solo ad accumulare, pensando a stare bene più che a fare del bene. Ma com'è vuota una vita che insegue i bisogni, senza guardare a chi ha bisogno! Se abbiamo dei doni, è per essere doni".

Il Pontefice ricorda la testimonianza di don Roberto Malgesini, il giovane prete assassinato da un senzatetto con problemi psichici a Como. E punta il dito contro quei "cristiani isolati che hanno paura del rischio": "Iniziano nella vita un processo di mummificazione dell'anima e finiscono mummie", dice.

'Tendi la mano al povero' è il tema di questa quarta giornata. Da qui il Papa parte per ricordare ai fedeli che nessuno è un'isola: "Non sei solo nella vita, c'è gente che ha bisogno di te. Non essere egoista". Di poveri siamo circondati: "Ce ne sono tanti, anche nel centro delle nostre città. Fate il bene. Alle volte pensiamo che essere cristiani è non fare del male. Non fare del male è buono ma non fare del bene non è buono. C'è tanta fame, anche nel cuore delle nostre città", dice.

Nonostante quest'anno non si sia tenuto il tradizionale pranzo con 1500 bisognosi in Aula Paolo VI, per ragioni sanitarie, sono tante le iniziative messe in campo dal Vaticano per l'occasione: dai tamponi anticovid per i senzatetto allo screening per Hiv ed Epatite C offerto nelle parrocchie di periferia a Roma, con un caravan, per evitare le lunghe file del presidio unico che di solito si allestisce in piazza San Pietro. La Santa Sede ha anche inviato 5mila pacchi viveri di prima necessità alle famiglie di circa sessanta parrocchie romane che si trovano in difficoltà e un primo blocco di 350mila mascherine, per almeno 15mila studenti dei diversi gradi di scuola.

Anche la Comunità di Sant'Egidio ha celebrato in tutto il mondo la Giornata. A Roma, in particolare, ha organizzato una distribuzione di pacchi alimentari in favore di un gruppo di 'nuovi europei' (originari di diversi paesi e ormai integrati).

Il Papa all'Angelus

Al termine della Messa Francesco torna a rivolgersi alla cristianità per la recita dell'Angelus.

Le Filippine hanno bisogno di aiuto
Al termine della catechesi centrata nuovamente sulla parabola dei talenti, cuore del Vangelo odierno, e su quel servizio a Dio e ai fratelli che ci rende veri cristiani, il Papa, continuando a ripetere il tema della Giornata "Tendi la tua mano al povero", si volge col pensiero a coloro che nel mondo subiscono anche le conseguenze di guerre e disastri ambientali. Francesco esprime quindi tutta la sua vicinanza alle popolazioni delle Filippine devastate dal passaggio dei tifoni di queste ultime settimane, portando la sua solidarietà a chi non ha nulla e ai soccorritori:

Sono vicino con la preghiera alle popolazioni delle Filippine, che soffrono a causa delle distruzioni e soprattutto delle inondazioni provocate da un forte tifone. Esprimo la mia solidarietà alle famiglie più povere ed esposte a queste calamità, e il mio sostegno a quanti si prodigano per soccorrerle.

Tifoni e devastazione
Ricordiamo che nelle ultime due settimane le Fillippine sono state flagellate dal devastante passaggio di due tifoni stagionali. Ad inizio mesi il Goni, che ha causato almeno 26 decessi e un milione di sfollati, e nei giorni scorsi il tifone Vamco che ha riportato morte e distruzione sull'arcipelago, con un bilancio di almeno 42 morti e 20 dispersi. Prima che il secondo tifone colpisse le zone costiere più di 400.000 persone sono state evacuate e portate in salvo. Almeno 3,8 milioni di famiglie sono rimaste senza elettricità nella capitale e nelle province periferiche. Gli uffici governativi sono stati chiusi e la maggior parte delle lezioni è stata sospesa oggi. Le Filippine sono colpite da circa 20 tifoni e tempeste tropicali ogni anno e hanno anche faglie sismiche attive e vulcani, rendendole uno dei paesi più a rischio di disastri ambientali al mondo. La Caritas di Manila sta già inviando aiuti nelle diocesi più colpite.

La riconciliazione in Costa d'Avorio
Poi lo sguardo del Papa va alla Costa D'Avorio, dove oggi si celebra la Giornata nazionale della pace, in un contesto purtroppo in cui "tensioni sociali e politiche" hanno già causato molte vittime. Il forte incoraggiamento di Francesco va a tutti gli attori nazionali e internazionali che possono operare per il bene del Paese:

Mi unisco alla preghiera per ottenere dal Signore il dono della concordia nazionale, ed esorto tutti i figli e le figlie di quel caro Paese a collaborare responsabilmente per la riconciliazione e una convivenza serena. Incoraggio, in particolare, i diversi attori politici a ristabilire un clima di fiducia reciproca e di dialogo, nella ricerca di soluzioni giuste che tutelino e promuovano il bene comune.

Tentativi di dialogo nello Stato africano dopo le presidenziali
Nel Paese africano ricordato dal Papa,dopo la rielezione del presidente Ouattara il 31 ottobre scorso, si sono acuite proteste e tensioni sociali dovute al fatto che i leader dell'opposizione hanno respinto il voto, accusando il capo dello Stato di aver violato il limite di due mandati per la presidenza. Almeno tre persone sono state uccise e 26 sono rimaste ferite nella città centro-orientale di M'Batto tra lunedì e martedì in violenze tra comunità etniche rivali, mentre più di 8.000 ivoriani sono fuggiti nei Paesi vicini, secondo l'Onu. Le tensioni hanno riacceso i timori di un epilogo analogo a quello delle elezioni contestate nel 2010, quando si scatenò una breve guerra civile con circa 3.000 vittime. In questa cornice giovedì scorso c’è stato un primo avvicinamento tra il presidente Ouattara, e il suo principale avversario Henri Konan Bedie. I due si sono incontrati per 40 minuti e si sono impegnati a riportare la pace. "Si è trattato del primo incontro per rompere il ghiaccio e ristabilire la fiducia", ha detto il presidente. Gli ha fatto eco Bedie: "Siamo riusciti ad andare oltre il muro di ghiaccio e di silenzio".

Angelus:la pigrizia non è del cristiano
Prima di congedarsi dalla Piazza, il Papa ha voluto invitare tutti a far risuonare nel proprio cuore la "voce della Chiesa" che ripete oggi: “Tendi la tua mano al povero, perché, sai? il povero è Cristo”. Così in precedenza anche nella riflessione che ha accompagnato l'Angelus spiegando come la parabola dei talenti sia un insegnamento per tutti ma in particolare per i cristiani. Il patrimonio che Dio ha affidato a ciascuno all'inizio della vita, va fatto fruttare, non va nascosto come ha fatto il terzo dei servi della parabola. In lui un atteggiamento, ha sottolineato il Papa, che si riscontra in molti: Si difende della sua pigrizia accusando il padrone di essere “duro”. Questa è un’abitudine che noi, anche, abbiamo: noi ci difendiamo, tante volte, accusando gli altri. Ma loro non hanno colpa: la colpa è nostra, il difetto è nostro. E questo servo accusa gli altri, accusa il padrone per giustificarsi. Anche noi, tante volte, facciamo lo stesso. Allora il padrone lo rimprovera: lo chiama servo "malvagio e pigro"; gli fa togliere il talento e lo fa gettare fuori dalla sua casa.

C'è tanta fame nelle nostre città

Dunque, usare il nostro patrimonio per operare il bene in questa vita "come servizio a Dio e ai fratelli" inziando, dice il Papa, dalle nostre città dove, se non abbiamo lo sguardo egoista, vediamo quante persono hanno bisogno di noi: Ce ne sono tanti. Anche nelle nostre città, nel centro della nostra città: ci sono tanti. "Fate il bene!”. Noi, alle volte, pensiamo che essere cristiani sia non fare del male. E non fare del male è buono. Ma non fare del bene, non è buono. Noi dobbiamo fare del bene, uscire da noi stessi e guardare, guardare coloro che hanno più bisogno. C’è tanta fame, anche nel cuore delle nostre città, e tante volte noi entriamo in quella logica dell’indifferenza: il povero è lì, e guardiamo da un’altra parte.

E a chi rimprovera i sacerdoti di parlare troppo dei poveri e poco della " vita eterna", il Papa risponde: Guarda, fratello e sorella, i poveri sono al centro del Vangelo: è Gesù che ci ha insegnato a parlare ai poveri, è Gesù che è venuto per i poveri. Tendi la tua mano al povero. Hai ricevuto tante cose, e tu lasci che tuo fratello, tua sorella muoia di fame?

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