Verità, giustizia e pace: armi (non solo) cristiane
domenica 27 marzo 2022

Siamo disorientati. Molte persone credenti non sanno a chi affidarsi fra quanti ritengono che bisogna rafforzare gli arsenali militari (incrementando le spese per la difesa) e al tempo stesso inviare armi in Ucraina, sempre perché quel popolo martoriato possa difendersi e quanti, al contrario, pensano che l’aumento delle armi costituisca comunque un pericolo per tutti, in quanto finisce con l’incrementare la violenza a scapito soprattutto dei più deboli: civili, donne, bambini.

Papa Francesco è stato chiaro e profetico a questo riguardo con riferimento alla tragedia che stiamo vivendo: «La vera risposta (…), non sono altre armi, altre sanzioni. Io mi sono vergognato quando ho letto che – non so... – un gruppo di Stati si è impegnato a spendere il due per cento, credo, (…) del Pil nell’acquisto di armi, come risposta a questo che sta succedendo adesso. La pazzia! La vera risposta, come ho detto, non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo ormai globalizzato – non facendo vedere i denti, come adesso –, un modo diverso di impostare le relazioni internazionali. Il modello della cura è già in atto, grazie a Dio, ma purtroppo è ancora sottomesso a quello del potere economico-tecnocratico- militare» (discorso al Centro italiano femminile, 24 marzo 2022). Lo abbiamo spesso ripetuto: il messaggio del Vangelo è quello della nonviolenza che si traduce in pacifismo attivo. Del resto, proprio al cospetto di un’aggressione violenta e ingiustificata Gesù impone a Simone di «riporre la spada nel fodero» (cfr. Mt 26,52).

E non è una pura e semplice utopia sognare che l’aggressore si ritiri di fronte al disarmato aggredito, in quanto nello sguardo della vittima innocente è scritto, come insegnava Emmanuel Levinas, il primo comandamento: «Tu non mi ucciderai!». E questo perché il moltiplicarsi delle armi da un lato prolunga le ostilità a danno dei più deboli e non favorisce il dialogo, dall’altro induce comunque alla violenza. Difficile, se non impossibile, infatti, pensare che sia, per quanto auspicabile, realizzabile una proporzione tra offesa e difesa. Una difesa oltremodo agguerrita può facilmente trasformarsi in offesa. L’enciclica Fratelli tutti suggerisce proprio un tale superamento, così come si è superata la giustificazione della 'pena di morte'. In questo senso, ma soprattutto a causa dell’incombere delle armi atomiche, il concetto di 'guerra giusta' deve assolutamente essere rivisto e superato. «Di fatto, negli ultimi decenni tutte le guerre hanno preteso di avere una 'giustificazione'. Il Catechismo della Chiesa Cattolica parla della possibilità di una legittima difesa mediante la forza militare, con il presupposto di dimostrare che vi siano alcune 'rigorose condizioni di legittimità morale'. Tuttavia, si cade facilmente in una interpretazione troppo larga di questo possibile diritto. Così si vogliono giustificare indebitamente anche attacchi 'preventivi' o azioni belliche che difficilmente non trascinano 'mali e disordini più gravi del male da eliminare'. La questione è che, a partire dallo sviluppo delle armi nucleari, chimiche e biologiche, e delle enormi e crescenti possibilità offerte dalle nuove tecnologie, si è dato alla guerra un potere distruttivo incontrollabile, che colpisce molti civili innocenti. In verità, 'mai l’umanità ha avuto tanto potere su sé stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene'. Dunque non possiamo più pensare alla guerra come soluzione, dato che i rischi probabilmente saranno sempre superiori all’ipotetica utilità che le si attribuisce. Davanti a tale realtà, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile 'guerra giusta'. Mai più la guerra!» (n. 258).

Allora il cristiano è disarmato? Non ha nulla da opporre al nemico? Eppure, la metafora dell’armatura trova un punto di forza nel messaggio del Nuovo Testamento. La Lettera agli Efesini, a questo riguardo, così si esprime: «Per il resto, rafforzatevi nel Signore e nel vigore della sua potenza. Indossate l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia, infatti, non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete dunque l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restare saldi dopo aver superato tutte le prove. State saldi, dunque: attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace. Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio. In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi» (Ef 6, 10-18). L’arma della preghiera e dell’affidamento che è stata affilata dal Papa e da tutta la Chiesa nella consacrazione alla Madre di Dio di Ucraina e Russia, non può essere ritenuta irrilevante o marginale rispetto alle armi fisiche di cui dovremmo dotarci e che speriamo vengano sempre più abbandonate e si dissolvano di fronte alla nonviolenza attiva di credenti e non credenti.

Ecco la disarmata armatura del cristiano, sia egli cattolico, ortodosso o protestante, non ha che lasciarsi ispirare da questa Parola e questo anche nel caso di quanti governano gli Stati, poiché questo messaggio evangelico è un vero e proprio messaggio politico e può trovare una sua realizzazione laica se si ispira alle tre parole: verità, giustizia e pace. E le armi di cui si parla nel testo neotestamentario riportato non si acquistano né si vendono, ma si fabbricano nella fucina del lavoro su noi stessi e nelle nostre comunità credenti e no.

Teologo, Pontificia Università Lateranense

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