giovedì 22 giugno 2023
Minacce da Putin e timori per la centrale di Zaporizhzhia. L'offensiva di Kiev per ora procede con cautela, anche per le fortificazioni preparate da Mosca. La lezione di Kharkiv non va però trascurata
Guerra giorno 484: incubo nucleare e controffensiva "lenta" (ma c'è un motivo)
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La guerra in Ucraina è arrivata al giorno 484 con le ombre nucleari che si allungano sul Paese invaso. Prima l’ennesima minaccia del presidente russo circa lo spiegamento di missili con testate non convenzionali. E poi l’allarme lanciato da Volodymyr Zelensky circa informazioni ricevute dalle agenzie di intelligence di Kiev in merito a un possibile attacco "terroristico" di Mosca contro la centrale nucleare di Zaporizhzhia, che comporterebbe il rilascio di radiazioni. Un’informativa in tal senso è stata girata anche ai partner occidentali, mentre il progetto è stato smentito successivamente dai vertici della Federazione. Il tutto in un clima di incertezza sull’andamento della controffensiva e sulle iniziative diplomatiche per trovare una tregua.

L’azione militare delle forze ucraine, nelle sue fasi iniziali, sta avendo meno successo e le forze russe stanno mostrando più capacità di respingere gli attacchi di quanto previsto dalle valutazioni occidentali. È quanto ha riportato la Cnn citando due funzionari occidentali e un alto funzionario militare statunitense. Secondo queste fonti, la controffensiva "non soddisfa le aspettative su nessun fronte". Una versione più soft era stata proposta poche ore prima dallo stesso presidente ucraino in un’intervista alla Bbc, nella quale il leader della resistenza aveva ammesso rallentamenti e parziali difficoltà.

Per gli analisti indipendenti, le linee di difesa russe si stanno dimostrando ben fortificate, rendendo difficile per le forze ucraine averne ragione. Anche il maltempo si starebbe rivelando un problema per l’avanzata sul campo di battaglia. Tuttavia, gli esperti militari avvertono che la controffensiva è ancora nelle sue fasi iniziali e che gli Stati Uniti e i loro alleati "rimangono ottimisti" sul fatto che l’esercito di Kiev sia in grado di ottenere guadagni territoriali nel tempo. È probabile che gli alleati compiranno a luglio una prima valutazione dell'andamento delle operazioni in questa nuova fase.

Non bisogna dimenticare che la scelta fatta dai comandi ucraini è stata, fin dal principio, quella di fare calare una cortina di silenzio sulla campagna di riconquista, non permettendo ai giornalisti stranieri di andare al fronte, come invece era stato concesso finora. La nebbia di guerra serve anche a mascherare eventuali fallimenti, dato che l’appoggio e l’approvvigionamento Nato non potranno essere a tempo indefinito e un insuccesso per Kiev potrebbe significare la necessità – sulla spinta anche dei Paesi che la stanno sostenendo - di sedersi a un tavolo per trattare alle condizioni di Putin.

Nell’analizzare la situazione attuale si può considerare quello che è accaduto nei mesi a cavaliere tra l’estate e l’autunno dello scorso anno. Si tratta di una narrazione che è stata diffusa in queste ore dal sito ufficiale ucraino war.ukraine.ua in un articolo di Ivan Shovkoplias. Ma vale la pena di seguirla per sommi capi, perché dice qualcosa di reale che si tende spesso a dimenticare nell’istituire un confronto tra l’avanzata che portò a riprendere Kharkiv e Kherson (occupate dai russi nell’inverno del 2022) e ciò che si sta provando a fare oggi.

Le vittorie a Kharkiv e Kherson non furono il risultato di una singola battaglia, ma l’esito di operazioni molto più lunghe e caratterizzate dalla pazienza di chi attaccava. La campagna di Kharkiv fu complessa, sebbene oggi venga ricordata solo per la sua trionfale conclusione, ovvero la rapida avanzata per 64 chilometri dei veicoli corazzati ucraini che sfondarono le linee russe e costrinsero alla ritirata le unità nemiche, le quali durante la rotta si lasciarono dietro tutto, dai carri armati ai documenti personali, poi recuperati dagli ucraini.

Prima di ottenere l’ultimo sfondamento, le forze speciali ucraine si erano spinte in profondità nella regione di Kharkiv per “preparare” il campo di battaglia; vennero nel frattempo riparati centinaia di veicoli blindati; si svolsero scontri per i piccoli villaggi alla periferia degli snodi strategici; la campagna di distruzione della logistica russa durò mesi, con pesanti duelli di artiglieria. Operazioni su piccola scala nella regione di Kharkiv si svolsero per tutta l'estate del 2022. Solo alla fine di agosto le unità fresche dell'esercito ucraino si trasferirono nella zona. I combattimenti proseguirono fino a ottobre.

Inoltre, si sottolinea, l’Ucraina è certo disposta a pagare un prezzo in vite umane per la propria difesa, ma le decisioni belliche sono prese al fine di ridurre il più possibile le perdite. Non ha senso e non si vuole mandare allo sbaraglio i soldati soltanto per provare a conquistare un obiettivo non fondamentale. La battaglia di Bakhmut smentisce in parte questa linea di condotta, si sa tuttavia che le direttrici coinvolte nella controffensiva in corso sono piene di mine e di trappole, che giustificano la cautela con cui si procede in taluni casi.

Tutto questo è nei fatti. Che Kiev voglia sottolinearlo adesso può significare che ha bisogno di tranquillizzare gli alleati e guadagnare tempo. Oppure che stia semplicemente mettendo in atto una strategia prudente per non perdere l’unica occasione che le è concessa se vuole tornare in possesso di una porzione importante del proprio territorio finito in mano alla Federazione.

Nelle stesse ore a Londra si è discusso di ricostruzione con la promessa di 60 miliardi da parte di donatori stranieri, ma quella fase appare ancora drammaticamente lontana. Il disgelo tra Cina e Usa potrebbe portare positive novità diplomatiche anche per il conflitto nel cuore dell’Europa, ma il percorso avviato dal segretario di Stato americano Blinken a Pechino si è subito bloccato con le dichiarazioni del presidente Biden, il quale ha accusato il collega Xi Jinping di essere un dittatore.

In questo quadro di inimicizie che si radicano anche tra culture secolari, Zelensky ha annunciato di aver varato la legge che vieta l'importazione e la distribuzione di libri dalla Russia e dalla Bielorussia, adottata lo scorso anno dal Parlamento ucraino. "Ho firmato il testo per l’introduzione di restrizioni sui prodotti editoriali riguardanti lo Stato aggressore, la Repubblica di Bielorussia e il territorio temporaneamente occupato dell'Ucraina", ha scritto il presidente su Telegram. Il provvedimento è stato inviato alla Ue per valutare se la legge violi i diritti delle minoranze di lingua russa. Ma al di là degli aspetti formali, è un ulteriore aggravamento di quella ferita tra nazioni e popoli che sarà difficile fare rimarginare.

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