martedì 3 febbraio 2015
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Per favore, le scienze naturali in inglese alle elementari no! È, quella di insegnare questa materia in una lingua straniera già nella scuola primaria, un’idea comunicata nei giorni scorsi dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, a coronamento del pacchetto di provvedimenti denominato “La buona scuo-la”, i cui decreti dovrebbero essere in arrivo entro fine mese. La proposta di utilizzare l’inglese nell’insegnamento di alcune materie curricolari non è nuova: alle superiori, anzi, da quest’anno avrebbe dovuto essere una realtà. Tuttavia non ci si era mai spinti al punto di ipotizzare questa strada già nella scuola elementare. Perché la cosa non mi entusiasma? Per tre ordini di motivi. Il primo – se vogliamo – è il meno importante, anche se non è trascurabile. Quanti sono i maestri e le maestre in grado di svolgere una didattica scientifica in inglese? Temiamo pochi, anzi pochissimi. Il problema esiste già nella scuola secondaria, dove si è introdotto il cosiddetto Clil (Content and Language Integrated Learning), però senza i docenti attrezzati per farlo: ogni scuola si arrangia come può, ma nella maggior parte di esse per ora non se ne fa nulla. E non si creda che basti un corso di aggiornamento di qualche decina di ore, come in passato – erroneamente – si è pensato di qualificare i docenti della primaria a insegnare le lingue straniere.  Ma è ancora più determinante una seconda ragione, che riguarda direttamente gli studenti. Anche ammettendo che si trovassero maestri in grado di insegnare scienze in inglese, siamo sicuri che i ragazzi ne guadagnerebbero? Sappiamo che quando si parla una lingua diversa da quella madre, se non se ne ha una padronanza adeguata, inevitabilmente si è portati a compiere delle semplificazioni concettuali legate alle difficoltà espressive. Se dunque si decide di insegnare in inglese, si metta in conto un abbassamento del livello della didattica. E sarebbe davvero un peccato, perché se c’è una cosa che in tutto il mondo invidiano agli studenti italiani è la profondità teorica della preparazione.  Infine, ancora alle superiori troviamo classi in cui l’uso della lingua italiana è a dir poco incerto, quando non veramente inadeguato. L’inglese è senza dubbio importantissimo: senza, non si va da nessuna parte. Siamo sicuri, però, che la priorità sia l’inglese e non l’italiano?
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