sabato 19 luglio 2014
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Un aereo civile abbattuto, 298 vittime assolutamente estranee al conflitto, il dolore e l’orrore del mondo, un caso diplomatico spinoso con una dozzina di Paesi. L’abbattimento del Boeing 777 della Malaysia Airlines è destinato a mutare (finalmente) la percezione del conflitto in corso in Ucraina e (forse) a rimettere in campo, oltre alle armi, anche gli strumenti della trattativa e della ragionevolezza politica. Poche ore prima, a Bruxelles, si era preso atto dello stallo sulla nomina del rappresentante unico della Ue per Affari Esteri. Lo sbarramento che ha per ora fermato la nomina di Federica Mogherini è legato proprio alla "giusta distanza" che si dovrebbe tenere tra Mosca e Kiev e il responsabile della Farnesina è accusata di essere troppo spostata verso il Cremlino in questo continuum che si misura con strumenti dall’andamento variabile. Il rinvio a lunga scadenza della decisione ha mandato un segnale chiaro sulla confusione europea ai contendenti ucraini, mentre gli Stati Uniti alzavano il livello delle sanzioni contro la Russia nel tentativo di frenare l’appoggio di Putin ai separatisti. La lacerazione di un Paese chiave per gli equilibri euroasiatici non è stata presa davvero sul serio dall’Europa a partire dal referendum farsa sulla Crimea, organizzato in poche settimane in violazione di Costituzione e Trattati. La verità è che quello della Ue con Kiev è stato un gioco reciprocamente cinico e strumentale, tenuto volutamente su due livelli. C’era chi voleva un avvicinamento o addirittura l’avvio di un percorso formale per l’ingresso dell’Ucraina fra i Paesi rappresentati a Bruxelles e Strasburgo. Un’apertura che ha illuso la componente filo-occidentale del Paese e dato fiato alle proteste di piazza Maidan dell’anno scorso. Ma la verità, come ha ammesso esplicitamente in incontri privati anche il presidente uscente della Commissione José Manuel Barroso, alcuni membri Ue non volevano l’ammissione di Kiev e l’avrebbe comunque bloccata. Pesava già allora la dipendenza energetica dalla Russia insieme alla riluttanza ad accollarsi un ulteriore carico economico portato "in dote" dall’eventuale nuovo socio. E infatti l’ex presidente Janukovich, poi spodestato a furor di popolo, aveva cercato di alzare il prezzo sui due tavoli, offrendosi alternativamente all’Europa e alla Russia secondo la proposta di sostegno finanziario che avrebbe potuto ottenere. Mosca era maggiormente disposta ad aprire i cordoni della borsa, ma il punto non era questo. Sia i fautori dello spostamento di Kiev nel campo occidentale sia il Cremlino erano ben consapevoli che in Ucraina convivono due anime, che il Paese di fronte a una scelta esplicita si sarebbe spaccato, e non soltanto in senso metaforico. La guerra a bassa intensità iniziata da alcuni mesi tra i filo-russi delle autoproclamate enclave autonome dell’Est e il governo di Poroshenko ha visto un appoggio piuttosto esplicito di Mosca ai primi e una distaccata simpatia di Bruxelles ai secondi, unita a un tentativo non troppo convinto di spingere il Cremlino a rimanere neutrale. Un quadro nel quale si sparava e si moriva davvero, mentre altrove si parlava troppo e si minacciavano misure sostanzialmente inefficaci. Il missile di giovedì ha rotto il velo di ipocrisie e di cautele che avvolgeva la crisi ucraina. La presunta responsabilità dei ribelli autonomisti nell’abbattimento, involontario, del jet civile malaysiano mette ora tutte le parti di fronte alle proprie responsabilità. Può ancora l’Europa accettare una guerra alle sue porte, con gruppi di miliziani privi di legittimità e operanti al di fuori della legalità che uccidono, sia pure per errore, centinaia di inermi viaggiatori? Quanto in là Obama (l’unico peraltro che finora ha alzato la voce sulla strage) spingerà il braccio di ferro con Putin? Fino a quando Mosca vorrà sostenere formazioni che rischiano di sfuggire del tutto al suo controllo? Sembra dunque suonata l’ora di una svolta diplomatica, nel segno del realismo. Prima che l’escalation militare incendi ulteriormente non solo l’Ucraina, ma anche le relazioni Est-Ovest nel loro complesso. Fare l’interesse dell’Europa significa allora, in primo luogo, fare gli interessi della pace e della convivenza. Senza però pericolosi cedimenti a "interessi" parziali o meno nobili. Lo si deve alle povere vittime del Boeing 777 e all’Ucraina intera.
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