La democrazia è partecipare, non parteggiare
L'importanza del metodo del dialogo e del discernimento per la crescita sociale e culturale del Paese. La civiltà occidentale è in crisi perchè vittima di alcune derive e riduzionismi

La democrazia non è parteggiare, è partecipare. Questa forse la sintesi di uno dei messaggi più belli delle Settimane Sociali lanciato dal presidente Mattarella. Assieme a quello molto chiaro sul fatto che ci sia bisogno più che di un nuovo partito di un nuovo “spartito”. La civiltà occidentale è in crisi perché vittima di alcune derive e riduzionismi. Il pensiero liberale e socialista hanno approfondito due delle tre parole della Rivoluzione Francese (libertà ed eguaglianza) mentre la terza della fraternità, fondamentale per tenere assieme l’equilibrio, è finita in soffitta. E lo si vede chiaramente in una società nella quale l’intelligenza relazionale è merce sempre più rara. Dove sia nelle relazioni interpersonali che in quelle tra gli Stati scarseggia la capacità di creare fiducia, dono e cooperazione che moltiplica il valore sociale ed economico dei nostri sforzi e ci regala una vita ricca di senso.
Eppure, le frontiere di diversi campi delle scienze sociali (dall’economia, alla psicologia, alla sociologia e al diritto) riconoscono come la riscoperta dell’identità relazionale è il contributo più fecondo che possiamo dare al progresso civile e al bene comune. E sorprendentemente, ma solo per alcuni, ci accorgiamo che senza metterci d’accordo abbiamo un’ispirazione e alcune parole chiave comuni come partecipazione, civismo, corpi intermedi, sussidiarietà, cittadinanza attiva. I nostri “leader” saranno sempre e solo questi valori, mai riducibili al nome e cognome del politico di turno di cui infatuarsi, rendere uomo della provvidenza e poi gettare nella polvere.
E un metodo, quello del dialogo e del discernimento che è il modo migliore di partecipare e si contrappone a quel parteggiare dove per esigenze di audience ci si chiede solo di schierarci, di esporre bandierine, di sfogare i nostri umori per attirare più attenzione.
Per fare passi avanti dobbiamo partire dai punti di forza che quest’epoca storica ci consegna: le buone pratiche con le quali, terzo settore, imprese sociali, imprese profit responsabili contribuiscono a generare impatto sociale ed ambientale, la visione che ci accomuna attorno all’obiettivo del bene comune, lo sviluppo e l’organizzazione di molte reti del fare e la capacità consolidata di organizzare eventi significativi e di convocazione.
Il passo ulteriore da fare è unire le reti dei generativi per una missione generale che ci accomuna e che va al di là di quelle particolari di ciascuno per fare massa critica e aumentare il numero di coloro che scelgono la via del partecipare invece che del parteggiare e dell’assistere da spettatori alla contesa tra i leader. Attorno ad uno spartito che è un bene pubblico e quindi non è proprietà di nessuno ma può essere suonato da tutti. Con l’ambizione che forze politiche vecchie e nuove ed opinione pubblica ne vengano attratte per farci fare passi avanti in direzione di felicità e generatività.
Ad alcuni tutto questo potrebbe sembrare astratto ma non è così. Le buone pratiche sociali ed amministrative, le reti, gli eventi, gli spartiti già esistono, sono a disposizione e sono patrimonio condiviso. E sono le matrici di impegno politico personale e dell’elaborazione continua di idee e di proposte di azione politica dal basso e di legge e riforma politica dall’alto.
L’unione dei generativi, il gioco di squadra delle reti al di là dei protagonismi personali e la costruzione di eventi significativi di progresso nell’impegno comune sono il passo prossimo futuro necessario per fare progressi verso l’obiettivo generale.
Eppure, le frontiere di diversi campi delle scienze sociali (dall’economia, alla psicologia, alla sociologia e al diritto) riconoscono come la riscoperta dell’identità relazionale è il contributo più fecondo che possiamo dare al progresso civile e al bene comune. E sorprendentemente, ma solo per alcuni, ci accorgiamo che senza metterci d’accordo abbiamo un’ispirazione e alcune parole chiave comuni come partecipazione, civismo, corpi intermedi, sussidiarietà, cittadinanza attiva. I nostri “leader” saranno sempre e solo questi valori, mai riducibili al nome e cognome del politico di turno di cui infatuarsi, rendere uomo della provvidenza e poi gettare nella polvere.
E un metodo, quello del dialogo e del discernimento che è il modo migliore di partecipare e si contrappone a quel parteggiare dove per esigenze di audience ci si chiede solo di schierarci, di esporre bandierine, di sfogare i nostri umori per attirare più attenzione.
Per fare passi avanti dobbiamo partire dai punti di forza che quest’epoca storica ci consegna: le buone pratiche con le quali, terzo settore, imprese sociali, imprese profit responsabili contribuiscono a generare impatto sociale ed ambientale, la visione che ci accomuna attorno all’obiettivo del bene comune, lo sviluppo e l’organizzazione di molte reti del fare e la capacità consolidata di organizzare eventi significativi e di convocazione.
Il passo ulteriore da fare è unire le reti dei generativi per una missione generale che ci accomuna e che va al di là di quelle particolari di ciascuno per fare massa critica e aumentare il numero di coloro che scelgono la via del partecipare invece che del parteggiare e dell’assistere da spettatori alla contesa tra i leader. Attorno ad uno spartito che è un bene pubblico e quindi non è proprietà di nessuno ma può essere suonato da tutti. Con l’ambizione che forze politiche vecchie e nuove ed opinione pubblica ne vengano attratte per farci fare passi avanti in direzione di felicità e generatività.
Ad alcuni tutto questo potrebbe sembrare astratto ma non è così. Le buone pratiche sociali ed amministrative, le reti, gli eventi, gli spartiti già esistono, sono a disposizione e sono patrimonio condiviso. E sono le matrici di impegno politico personale e dell’elaborazione continua di idee e di proposte di azione politica dal basso e di legge e riforma politica dall’alto.
L’unione dei generativi, il gioco di squadra delle reti al di là dei protagonismi personali e la costruzione di eventi significativi di progresso nell’impegno comune sono il passo prossimo futuro necessario per fare progressi verso l’obiettivo generale.
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