venerdì 4 maggio 2012
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Gentile direttore,
si può morire di lavoro il Primo Maggio. È accaduto in un cantiere edile abruzzese e l’ennesima vittima è un operaio romeno di 51 anni, regolarmente assunto, morto cadendo da un’altezza di sette metri e spirato tra le braccia del figlio, anch’egli impegnato nel cantiere. Una tragedia terribile, al pari di qualunque altra morte sul lavoro in qualunque altro giorno dell’anno. Ma morire di lavoro il Primo Maggio ha un’accezione simbolica che nessuno può smentire. La sicurezza sui luoghi di lavoro resta una delle priorità dell’azione del sindacato. Negli ultimi anni sono tante, e tutte importanti, le innovazioni normative e contrattuali ottenute grazie al pressing asfissiante delle organizzazioni sindacali in uno dei settori più a rischio, l’edilizia: sul fronte della formazione, della premialità per le imprese virtuose, dei controlli da parte degli Rlst, i Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza del territorio, solo per citare alcuni casi. La strada, però, resta lunga e difficile. Per esempio l’avvio della "patente a punti" per gli imprenditori edili sembra ancora lontano. Così come la riforma degli appalti, con l’eliminazione del massimo ribasso e l’introduzione dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Inoltre quest’anno il Ministero del Lavoro, attraverso il documento di programmazione dell’attività di vigilanza per il 2012, ha comunicato di voler effettuare un numero di ispezioni nelle aziende inferiore a quello dello scorso anno. E l’Inail, qualche giorno fa, ha diffuso i dati relativi agli incidenti mortali sul lavoro nel 2011: sono stati 930, in calo del 4,4% rispetto al 2010. Ma un calo di gran lunga inferiore, proporzionalmente, al numero di addetti persi per la crisi. E comunque 930 persone morte sul lavoro (una media di 2-3 al giorno!) restano un’enormità, che ci indigna profondamente. Si muore nei luoghi di lavoro e si muore per il lavoro: che non c’è più, che non si trova. Le statistiche ci dicono che mai come in questo periodo si registrano suicidi: imprenditori e lavoratori in difficoltà economiche, licenziati, disoccupati, pensionati che non riescono più a condurre una vita dignitosa. L’associazione "Speranzaallavoro", costituita dalla Filca-Cisl, da Adiconsum e dai familiari delle vittime ha ricevuto in pochi giorni centinaia di e-mail di richieste di aiuto. In molti casi si tratta di imprenditori che vantano da tempo crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione per lavori già eseguiti. Abbiamo il dovere di intervenire. Tutti i soggetti coinvolti, in primis le istituzioni, hanno il dovere di farlo. Ed è per questo che chiediamo l’immediato recepimento della Direttiva europea che fissa in 60 giorni il termine di pagamento, da parte della PA, delle aziende creditrici. In Spagna, che certo non naviga in acque migliori delle nostre, è già realtà, attraverso un gioco di squadra tra banche, amministrazioni locali, creditori e governo.
Domenico Pesenti, segretario generale Filca-Cisl
Niente da aggiungere, caro segretario Pesenti. E tutto da condividere.
Marco Tarquinio 
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