giovedì 18 febbraio 2010
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Caro direttore,domenica sera, a "Presa Diretta" (Rai Tre), Riccardo Iacona ha dato una descrizione distorta della scuola «privata», come se gli alunni/studenti di questa non fossero titolari del diritto all’istruzione gratuita. Bastava ricordare 1) la Costituzione: Art 33-3: «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti, senza oneri per lo Stato». Moro alla Costituente: «a questa disposizione generale, segue la norma specifica relativa alla parità, al cui significato non è possibile sfuggire. Ciò per una giustizia sostanziale che dia un contenuto effettivo alla libertà di scelta che la Costituzione garantisce a ogni cittadino», cioè: Art 33-4: «La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole statali». «Senza oneri per lo Stato» significa, secondo i proponenti Corbino-Codignola: «Non diciamo che lo Stato non potrà mai intervenire a favore degli istituti privati; diciamo solo che questi non potranno sorgere con il diritto a priori di avere aiuti da parte dello Stato. Ma se lo Stato riconosce che quelle scuole rendono un servizio pubblico, nulla vieterà che lo Stato intervenga con contributi». 2) la legge n. 62 del 10 febbraio 2000 sulla parità dichiara che: «Il sistema nazionale di istruzione è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private».Bastava dire: che le scuole «paritarie private» sono scuole pubbliche gestite da privati e che pubblico è il servizio non il gestore; che il costo per alunno delle scuole «private» è la metà di quello di una scuola statale; che le scuole «private» non distraggono soldi alle statali ma fanno risparmiare mediamente 8mila euro per ogni alunno che lo Stato non ha a proprio carico; che il citato buono della Regione Lombardia copre solo il 25% del costo, lasciando il resto a carico delle famiglie, alla faccia del trattamento «equipollente»: dov’è la libertà di scelta per chi ha un reddito medio-basso? Iacona ha presentato le «private» citando a mo’ di esempio dei casi di élite da 8mila euro di retta: è una immagine distorta, non è giusto, non è vero; non erano rappresentative. La stragrande maggioranza delle scuole «private» dà un ottimo servizio con rette della metà (è lo Stato che spende mai meno di 8mila euro per alunno, nonostante un servizio spesso insoddisfacente, come s’è visto).È contro lo spirito e la sostanza della Costituzione manifestare gratuito stupore se il «buono della Regione Lombardia va anche a chi ha redditi medio-alti: qui nel mio paese e nella mia zona, ad esempio Cesano e Desio (ne so qualcosa perché per anni sono stato capogruppo consiliare e segretario della Dc ed ora dell’Udc), ci sono delle ottime scuole statali, dalle medie ai licei, e non si contano gli alunni e studenti portati a scuola con vetture di lusso e anche a quelle famiglie lo Stato paga il 100% delle spese, non solo il 25%. Nessuno stupore? Il risparmio dello Stato, al netto dei contributi, per le scuole pubbliche gestite da privati, è pari a una finanziaria ogni anno: altro che distogliere soldi alla scuole statali.Nel mio comune il 50% dei bambini va alla materna statale e il 50% a quella «privata»: perché alla statale il comune paga tutto, luce, acqua, gas, immobile, mentre alla «privata» devono essere i genitori a pagare il riscaldamento o le tegole se piove dentro? Eppure entrambe danno lo stesso ottimo servizio. Iacona: «Diritti (che però non ha riconosciuto anzi ha nascosto) e Doveri» e per questi ultimo ha evidenziato come le scuole «private» non accolgano (invece lo fanno pur in misura ridotta) i portatori di handicap, mentre le scuole statali sì. Però non ha detto che queste ultime hanno dei sostegni ad hoc (pur non sufficienti), mentre se un portatore di handicap va ad una «privata» lo Stato, con cuore di pietra, toglie ogni sostegno e il maggior onere ricade sulla scuola, che non può far altro che aumentare in proporzione le rette alle famiglie. Non sono contrario che la scuola dove mando i miei figli (media e liceo Frassati di Seveso) per complessive circa 7.500 euro, accolga portatori di handicap, però io monoreddito medio, sono al limite per questa spesa e se la retta dovesse aumentare in maniera significativa per accogliere altri portatori di handicap, io non sarei più in grado di sostenere il costo e dovrei rinunciare ad esercitare la mia libertà di scelta. In tutto il mondo (eccetto Grecia, stati comunisti ed islamici) c’è la parità scolastica, mentre in Italia ancora no, e certo non aiutano trasmissioni come Presa Diretta.

Domenico Spreafico Bovisio Masciago (Mb)

Riccardo Iacona fa (e fa fare) un giornalismo d’inchiesta che abbiamo seguito e, spesso, presentato con sincero apprezzamento. In questo caso ha, invece, smentito se stesso e ha reso un pessimo servizio alla verità delle cose. Peccato, anche perché questa deliberata operazione d’attacco contro la «scuola libera» (che è parte negletta del sistema pubblico d’istruzione e, nonostante le norme-proclama sulla parità scolastica, viene resa irraggiungibile per i meno abbienti) getta un’ombra pesante su un modo di fare giornalismo che ritenevamo originale e ricco di impegno, e perciò povero di pregiudizi. Il tema della libertà educativa delle famiglie non merita reticenze e mistificazioni.
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