domenica 5 dicembre 2010
COMMENTA E CONDIVIDI
Caro direttore,sul caso Fazio-Saviano (e, specialmente, su come questo è stato trattato da Avvenire a partire dal 13 novembre) penso sarebbe fuorviante compiacersi che di una quarantina di "lettere al direttore" solo una non risulti di consenso (quella del lettore Abbenda, pubblicata il 27 novembre). Una proporzione così... tranquillizzante non si ritrova davvero, a quanto è di mia diretta conoscenza, tra la gente che pure merita, non meno di noi, di essere considerata parte del cosiddetto "mondo cattolico". Perplessità e imbarazzi mi risultano profondi e diffusi. Non certo per la valida linea giornalistica intesa a ottenere spazio, visibilità e sostegno a vantaggio di chi – singoli e famiglie – ha già fatto la scelta, davvero cristiana e fors’anche eroica, di sacrificarsi per la vita e i propri cari, fino in fondo, a ogni costo. È piuttosto l’evolversi concreto di questa vicenda che, alla fine, lascia molto amaro in bocca e dovrebbe almeno insegnarci qualcosa. Non solo il tormentoso no dei suddetti autori (un approccio iniziale meno gridato e meno perentorio non avrebbe proprio giovato?). Disturba ancora di più l’inconcludente profluvie di "sponsor", politici e simili, intrufolatisi, com’era facilmente prevedibile, nella delicata questione con collaudata furbizia e tempestività. Ai quali Avvenire si è trovato, purtroppo, a far da illuminata vetrina. Per semplice cortesia redazionale, mi auguro.

Roberto Lenzi, Scandicci (Fi)

No, caro ingegner Lenzi, non abbiamo alcun amaro in bocca. Fazio e Saviano hanno fatto ciò che hanno voluto, altri giornalisti e conduttori televisivi o radiofonici hanno invece aperto gli occhi e finalmente offerto telecamere e microfoni della tv e della radio alla voce dei malati e delle loro famiglie. Prima di «Fateli parlare», sulla tematica delle disabilità e delle malattie più gravi i portavoce erano diventati solo due, sempre i soliti, iper-mediatizzati e politicamente super-sponsorizzati.Gli altri giornali sono stati freddi e lontani? Libere scelte in risposta al nostro libero appello. La perentorietà delle nostre obiezioni alla «Faziosità»? Abbiamo chiesto e detto ciò che andava detto e chiesto, con il tono che evidentemente ho giudicato più adeguato alle circostanze e ai diversi personaggi coinvolti. So di non essere infallibile, ma so che più di uno s’è svegliato. Fazio e Saviano si sono, invece, chiusi nel fortilizio degli alti ascolti e della «libertà autorale». Fazio, per di più, ha continuato – l’ultima volta ieri pomeriggio su Raitre – a negare persino riconoscimento e legittimità come «opinione pubblica» a chi ha osato importunarlo (noi di Avvenire e coloro ai quali abbiamo dato voce...). Ha addirittura sostenuto – e non era una battuta – che Welby ed Englaro non hanno goduto e non godono di attenzioni mediatiche, ha argomentato che la vera «opinione pubblica» sono i tantissimi spettatori raccolti da "Vieni via con me". E, infine, riparlando di «movimenti pro-life», ha liquidato il pressing per dare voce all’altro modo di affrontare la malattia come cosa di «associazioni e politici». Forse pensa di vivere in America. Oppure sta sulla Luna. Ma siccome sappiamo tutti piuttosto bene che è presente a se stesso e abita qui in Italia...  Peccato.E veniamo ai politici. Qualcuno s’è agitato molto per stare in prima fila, altri hanno semplicemente fatto molto. Alla fine, in quel trasversale e piccolo-grande coro di circa 180 parlamentari, sono mancate solo le voci della sinistra di origine comunista o socialista. La cosa continua a impressionarmi. Tra i malati e i familiari di malati che si erano rivolti anche a noi, anzi per primi a noi, pochissimi fanno parte del Movimento per la vita. Non tutti sono iscritti a un’associazione, sono solo parte di piccole reti familiari e comunitarie. Alcuni non sono nemmeno credenti. Non pochi mi risultano avere storie personali e politiche "di sinistra" (anche se ammetto di non sapere come votano: non glielo chiediamo).Ecco: non riuscire più a capire chi parla e di che cosa stiamo parlando, non riuscire più a vedere la realtà per quello che è, succede ai politici – come ai conduttori di successo – quando guardano alla vita della gente col sussiego di chi sa già tutto, quando si consegnano a pregiudizi, narrazioni e battaglie di tipo ideologico. Naturalmente, ci sono stati pure quelli che hanno provato furbescamente a strumentalizzare persino i «senza voce». Magari proponendo (da politici, appunto) il problema emerso come una storia di «par condicio». Beh, credo che abbiano commesso un duplice errore. Perché, e l’ho detto e scritto più volte, non s’è mai trattato di ottenere un diritto di replica, ma di risolvere una questione di realtà e di verità, cioè di vita vera. E perché s’illude chi pensa che la gran parte di noi cittadini non si renda conto di certi «onorevoli» giochi di prestigio...Ho lasciato per ultima la questione delle lettere e delle email: ne abbiamo pubblicate, sinora, 66. Quelle fredde, tiepide e problematiche rispetto a «Fateli parlare» sono state 6, poco meno del 9%. Una proporzione generosa, molto generosa, in considerazione del numero e del tenore delle lettere che non sono entrate in pagina per motivi di spazio o per i loro toni (inadeguati o troppo indignati). So bene che la realtà non arriva tutta per lettera nella redazione di un giornale, ma questi sono e questo pensano i lettori che comunque ci vogliono bene per ciò che scriviamo e non per ciò che altri dicono (o tacciono) di noi. Grazie anche a lei, gentile ingegnere, per il suo parere. (mt)
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI