martedì 30 aprile 2013
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Caro direttore, come modesto studioso di politiche familiari e come cittadino di quella Parma in cui sono state sperimentate alcune interessanti, anche se parziali, iniziative in questo campo (a partire dal "quoziente familiare"), ho letto con interesse il servizio apparso su "Avvenire" del 27 aprile scorso (pag. 9) e sono lieto che l’Amministrazione comunale di Roma, al termine di cinque anni di mandato, abbia deciso di intervenire a favore delle famiglie meno abbienti con una consistente riduzione dell’Imu. Come sempre, però, "il diavolo sta nei dettagli", dato che, nella stessa pagina, si legge che «la tempistica non permetterà l’esenzione già dalla prima rata di giugno, ma le famiglie interessate potranno chiedere il rimborso» (e sono noti i tempi che l’Italia conosce in materia di rimborso…). Ma è forse sfuggito al pur diligente cronista che fra pochi giorni a Roma si svolgono le elezioni e che la nuova Amministrazione potrebbe essere diversamente orientata: e dunque "onori" all’Amministrazione uscente, che fa il beau geste e "oneri" per quella che verrà (sempreché sia d’accordo su questa scelta) e che pagherà. È possibile che le iniziative per la famiglia si concentrino sistematicamente – non solo a Roma – nelle vigilie elettorali e restino poi nei cassetti nel corso della legislatura, naturalmente perché «non vi sono fondi» (fondi che pur si trovano per altri capitoli di spesa)? Un’ultima avvertenza per il futuro: il generoso assessore De Palo, annunziando un poco trionfalisticamente questa "storica" decisione del Comune di Roma (che però scarica sostanzialmente su altri, su coloro che verranno, la "patata bollente") auspica che essa «sia un esempio per il Governo». Per carità! Se il Governo Letta, cui auguriamo lunga vita, annunziasse oggi interventi che sarebbero realizzati soltanto alla fine della legislatura, e cioè dopo il 20 febbraio 2018 (!), tutti gli riderebbero in faccia. Hic Rhodus, hic salta, suona un antico detto latino riferito a quel vanaglorioso danzatore che vantava mirabolanti imprese chissà dove ma non era in grado di mostrare la sua bravura a quanti ascoltavano il racconto delle sue presunte abilità… Non vorremmo che, ancora una volta, la storiella si ripetesse nel caso delle politiche familiari: quelle di oggi, da avviare oggi, e non quelle di un incerto domani.
Giorgio Campanini
Nulla è sfuggito all'attento collega Luca Liverani, caro professor Campanini. Tant'è che anche temi della campagna elettorale romana sono richiamati nel corso dell'intervista a Gianluigi De Palo, indipendente chiamato nel 2011 a ricoprire il ruolo di assessore capitolino alla Famiglia, alla scuola e ai giovani e già battagliero presidente prima delle Acli romane e poi del Forum delle associazioni familiari del Lazio. Punto essenziale della nuova manovra pro-famiglia impostata a Roma è, come chiaramente spiegato nei nostri articoli del 27 aprile scorso, che i fondi necessari non arriveranno dalla Luna, bensì da una revisione al rialzo delle rendite catastali oggi sottovalutate nei quartieri "bene" della capitale, operazione che s'è appena conclusa (a Roma come anche altrove) e che produrrà il maggior gettito Imu destinato, appunto, a finanziare l'esenzione totale da questa stessa imposta delle famiglie con reddito inferiore ai 15mila euro. Si tratta del "secondo tempo" di una strategia basata su quello che in Campidoglio definiscono il "quoziente Roma", un criterio teso a favorire le famiglie con meno reddito e più figli, che nella capitale già viene applicato a decine di migliaia di nuclei esentati dalla tassa sui rifiuti. Scelte così promettenti sono maturate nella seconda fase della giunta di centrodestra guidata da Gianni Alemanno, ed è stata decisamente importante la spinta di un assessore e padre di famiglia come De Palo (che, se balla, lo fa per scelta di vita solo su sandali francescani). Quest'ultimo annuncio suo e di Alemanno può avere un sapore pre-elettorale? Lei lo fa notare e il dubbio può effettivamente venire. Ma non siamo, come ho ricordato di fronte a una novità dell’ultim’ora. Si tratta di un patto che la giunta che verrà, se sarà di segno diverso, potrebbe disattendere? Certo. Ma francamente non capisco perché un criterio di oggettiva equità come quello adottato (tassare in modo più giusto le case di maggior valore, per poter avvantaggiare i nuclei con figli e con meno reddito) dovrebbe essere avversato da qualcuno, anche di opposto orientamento politico. Del resto, mi pare che a sinistra, al centro e a destra oggi si ragioni su come preservare il più possibile dall'Imu la prima casa... Un acuto e incalzante (altro che modesto!) studioso di politiche familiari del suo calibro, caro professore, ha poi ragione nel ricordare che - a Roma come già a Parma - simili iniziative finalmente amiche della famiglia sono tanto «interessanti» quanto «parziali». Ma, dopo tanta inazione e tanta disattenzione, da qualche parte bisogna pur iniziare. E se non è sempre vero che chi ben comincia è a metà dell'opera, è certamente vero che chi non fa, e neanche s'impegna, certamente sbaglia. Ad altro e più alto livello di governo ce lo ha ricordato proprio ieri il nuovo premier, anche sul tema che qui ci interessa. Enrico Letta ha confermato che a giugno non si pagherà l'Imu sulla prima casa «per dare il tempo a Governo e Parlamento di elaborare insieme, e applicare rapidamente, una riforma complessiva che dia ossigeno alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti». Molto bene. E in questo modo né a Roma né altrove si porrà il problema di un eventuale «rimborso» a quei cittadini contribuenti che altrimenti potrebbero essere chiamati a versare un'imposta dalla quale (in tutto o in parte) potrebbero essere presto liberati.
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