mercoledì 31 dicembre 2014
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Ho letto anch’io l’articolo di Vittorio Messori apparso sul Corriere della Sera alla vigilia di Natale. Ho letto poi diverse reazioni al pensiero dello scrittore. A Messori personalmente debbo molto. Egli ha contribuito al mio ritorno al cattolicesimo, dopo un periodo di lontananza, e alla mia vocazione sacerdotale. 'Ipotesi su Gesù', il suo libro, che negli anni ho regalato a piene mani, mi fece un grande bene. La lettura dell’articolo in questione non mi ha sorpreso più di tanto. Chi conosce l’intelligenza, l’onestà intellettuale e le convinzioni di Messori non è rimasto granché meravigliato. Io, però, sono rimasto dispiaciuto dal suo argomentare su questo Papa non «imprevisto ma imprevedibile», così come sono rimasto dispiaciuto dalla risposta del teologo latino americano Leonard Boff. Posizioni agli antipodi, potremo dire. Posizioni estreme di due uomini innamorati di Cristo e della Chiesa, di due persone che cercano entrambe il bene dei fratelli.  Alle spalle di Messori e di Boff ci sono due modi di intendere l’Albero bimillenario della Chiesa che, nella parresia e nella carità, possono portarle molta linfa. Due mondi che hanno bisogno di imparare a dialogare e confrontarsi onestamente se vogliono rendere un buon servizio ai fratelli. Non credo che Messori faccia bene a preoccuparsi eccessivamente del «cattolico medio» al quale papa Francesco starebbe «turbando la serenità». Non è vero, stia tranquillo. I fedeli delle nostre diocesi e parrocchie da questo Papa sono semplicemente affascinati. Il popolo santo di Dio possiede – anche Messori ce lo ha ricordato tante volte – un «sensus fidei» che lo porta a non sbagliare.  Il popolo di Dio sa che del Papa – chiunque sia – si può e si deve fidare. Il popolo ha amato Benedetto, ieri, dello stesso amore con cui ama Francesco oggi. Il popolo crede nella promessa di Gesù: la Chiesa è guidata dallo Spirito Santo. Comprendo e giustifico chi sempre si preoccupa della purezza della fede, e del rischio che si offuschi. Occorre però ricordare che il 'Deposito' non è stato lasciato incustodito, ma è in buone mani.  A sua volta il teologo Boff si sente in dovere di prendere le difese di Francesco. Non credo che ce ne sia bisogno. Boff dice che Messori «ha provato a danneggiare questa gioia (del Natale), al buon pastore di Roma e del mondo, papa Francesco. Ma invano perché non conosce il senso di misericordia e di spiritualità di questo Papa, virtù che sicuramente non dimostra Messori». Continua, poi, definendo Messori «un convertito che, a mio parere, ancora deve portare a termine la sua conversione con il ricevimento dello Spirito Santo». No. Così non va. Sono parole che non sottoscriverei mai. Parole che rattristano il cuore di ogni cristiano. A che servono? A farci male? È questo che vuole Francesco e quel Gesù che amiamo? No, questo linguaggio è inutilmente duro, e fa soffrire il «cattolico medio» che non è né un teologo né uno scrittore né uno storico, ma un credente che vuole bene a Gesù e al prossimo. E sa che Messori e Boff sono fratelli, lavati dal sangue dello stesso Cristo e che, ambedue, vogliono il bene della Chiesa.  Il «cattolico medio» – e anche quello con studi, incarichi e competenze superiori – sa che a nessuno mai è dato il diritto di fare male all’altro. Né con le mani né con la penna. Né di persona né a distanza. Il «cattolico medio» sa che Francesco è padre e fratello sia di Messori sia di Boff. Che ha bisogno di loro, e che soffre quando vede figli e fratelli contrapposti con molta intelligenza e scarsa carità. Proprio questo Papa, tra le altre cose, ci sta insegnando quanto sia fondamentale praticare la carità, la povertà, la tenerezza, la parresia all’interno della grande casa della Chiesa. Poi, perdonati e purificati, possiamo solcare i mari e scalare i monti per correre a dire a tutti che «Gesù è il Signore».
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