martedì 28 marzo 2017
Ha ragione papa Francesco a riconoscere che «Milan riceve con il coeur in man ». Questa nostra città, nonostante i tanti problemi che affliggono le società cosiddette moderne ...
Quanto vale il «coeur in man»
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Ha ragione papa Francesco a riconoscere che «Milan riceve con il coeur in man ». Questa nostra città, nonostante i tanti problemi che affliggono le società cosiddette moderne, conserva ancora quell’attitudine all’accoglienza che credo faccia parte del più profondo spirito cristiano dei milanesi e lombardi. Anche mia figlia sabato è andata in piazza Duomo ad 'accogliere' il Papa e quindi non mi ha stupito sapere e seguire dalla televisione che un milione di persone erano accorse a Monza per la Santa Messa di Bergoglio. Io penso che se Milano è ancora una città che funziona bene, rispetto al resto del Paese, è perchè nella sua popolazione c’è una massa buona di credenti e la loro fede in Dio diventa una specie di motore sempre acceso che aiuta la comunità a lavorare e a vivere meglio.

Certo, questa da sempre è la città del lavoro e del sacrificio e chi è arrivato qui, come la mia famiglia (padre sardo e madre di Parma), ha trovato il pane e respirato quella stessa accoglienza riservata a papa Francesco: un abbraccio ideale che fa sentire milanese anche chi non lo è per nascita. Io ho scritto tante poesie in dia-letto, ma ho sempre pensato che è stata la lingua milanese a scegliere me e non il contrario. Quando papa Francesco ha parlato dell’importanza dei nonni per i nipoti ho pensato a quel sondaggio fatto negli anni 80 del secolo scorso in cui emerse che il 40% dei residenti a Milano che avevano nonni milanesi erano originari della Puglia. L’altro 30% erano di origine siciliana e il 10% napoletana, anche loro con la fortuna di avere nell’albo di famiglia dei nonni milanesi. La cosa mi fa tornare in mente un’altra immagine del passato: quella del collega barese che lavorava con me allo scalo merci e che quando per scherzo gli gridavano «torna a casa terrun », lui orgoglioso rispondeva: « Ueh, ma mì sont on milanes ».

Questo a dimostrazione di come Milano sia un mosaico di accoglienza e integrazione più riuscito che altrove e che sta proseguendo anche ai giorni nostri con l’inclusione di famiglie che arrivano dall’Africa, dall’Asia e da quel Sudamerica da cui è atterrato tra noi anche papa Francesco, figlio di una famiglia italiana a sua volta migrata sin là. Di diverso, c’è che sparendo la classe operaia sono sparite anche le persone che parlano ancora il 'milanese'. E allora quel « Milan riceve con il coeur in man » pronunciato dal Papa, lo prendo come una benedizione per le nuove generazioni, affinché per assaporare a pieno il gusto di essere milanesi tornino a conoscere e magari a parlare la lingua madre della nostra cara città.

*Poeta milanese

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