Il suono d’allarme non è ancora del tutto svanito che piovono i commenti. Attorno a noi, ma anche su WhatsApp e sui social. « Mi ero dimenticata e alle 12 sono saltata sulla sedia», scrive la distratta.
«L’Italia è una Repubblica fondata sugli smartphone» dice il collega, mescolando ironia ed entusiasmo davanti a un sistema capace di far suonare all’unisono tutti i telefonini, così da poter avvertire (in futuro e anche con uno o più messaggi di testo) di un pericolo. Potenza degli smartphone e della tecnologia.
Si chiama IT-Alert ed è il sistema di allarme pubblico che dirama ai telefoni cellulari presenti in una determinata area geografica, messaggi utili in caso di gravi emergenze o catastrofi in corso. Ieri la sperimentazione ha toccato Basilicata, Lombardia e Molise. Dall’inizio dell’estate ci sono stati test in Toscana, Sardegna, Sicilia, Calabria, Emilia-Romagna, Campania, Friuli-Venezia Giulia e Marche. E pochi giorni fa in Piemonte, Puglia e Umbria. Domani alle 12 toccherà a Roma e a tutto il Lazio.
Quando il cellulare si mette a strillare, per ora, non occorre fare niente. Basta chiudere la notifica che inizia con «Questo è un messaggio di test... ».
Basta un dito. Sembra niente, sembra facile ma questo gesto ha il potere di generare decine di domande. Per esempio: e chi non ha uno smartphone ma un vecchio cellulare? e chi l’ha messo su silenzioso? e chi ce l’ha spento? e chi vive a cavallo tra due Regioni? e chi ancora non ha un cellulare? Perché sarà pur vero che in Italia esistono 46,5 milioni di smartphone, ma nessuno può dirci con certezza quanti siano vecchi, non utilizzati o non più funzionanti.
E nemmeno quante persone vivono o sono in quel momento in un’area dove il segnale del cellulare non arriva. Non a caso il sito di Ita-Alert mette le mani avanti: «Non è un sistema salvifico in sé, ma è finalizzato, in ragione di un determinato probabile evento, a favorire una condotta personale di consapevolezza dei rischi e di adozione di misure di prevenzione e salvaguardia».
Intanto le domande continuano. Chi lo controlla e chi ci garantisce che non sarà usato per spiarci o per inondarci di messaggi? Nato da una direttiva europea del 2018 e che prevede sistemi simili in tutti i Paesi dell’Unione, garantisce che nessun dato dei cittadini sarà non solo utilizzato ma nemmeno prelevato.
Il segnale col messaggio di Ita-Alert infatti arriva alle celle (i punti di trasmissione dei segnali cellulari) e di lì distribuito a chi è collegato a quel sistema. Non è previsto che prelevi o che usi dati. Per ora è il Dipartimento della Protezione Civile che provvede all’invio dei messaggi IT-alert, ma tutte le componenti del Servizio nazionale di protezione civile potranno progressivamente utilizzare direttamente il sistema. A difendere la nostra Privacy c’è anche un apposito intervento del Garante, dove si legge: «Al fine di scongiurare l’invio di messaggi non autorizzati, ogni operatore adotti adeguati sistemi di protezione (...) e accetti solo messaggi certificati provenienti da fonti autorizzate».
Mentre i più, a questo punto, forse tirano un respiro di sollievo, a noi resta un’ultima riflessione: nessun sistema, nessuna tecnologia, nessuna sirena dovrà mai darci l’alibi di non doverci preoccupare per le persone più fragili che magari vivono accanto a noi. Per cui, la prossima volta che il cellulare strillerà e sarà un allarme vero, appena la sirena sarà finita andiamo a bussare alla porta del vicino anziano e solo per avvertirlo del pericolo e per capire come possiamo aiutarlo. Magari ha il cellulare spento, magari l’ha messo su silenzioso oppure non ce l’ha nemmeno.