Politica economica cercasi: non basta il (piccolo) aumento del Pil
mercoledì 15 febbraio 2017

Cè qualcosa di stonato nella politica economica. Il ministro dell’Economia, Padoan, parla di dati che «danno ragione» al governo nel commentare il mirabolante risultato di aver ottenuto nel 2016 una crescita dello 0,9%, cioè lo 0,1% sopra le ultime «rigorose e affidabili» stime ufficiali (la Nota di aggiornamento dello scorso settembre). Si sorvola sul fatto che, comunque, la crescita italiana resta quasi la metà di quella dell’eurozona, ma tant’è... non si può ottener tutto.

Guarda caso, si tratta della metà esatta della correzione pari allo 0,2% del Pil (3,4 miliardi, ora ridotti a 3 proprio per la maggior salita del Pil) che ci è stata chiesta a gennaio e che tanto ha 'infastidito' il nostro esecutivo. Immaginiamo che il Tesoro possa, anzi, scorgere un nesso tra i due fatti: se costa tanta fatica riuscire a crescere appena un decimale sopra le previsioni, una ulteriore manovrina in corso d’opera rischia solo di strozzare la ripresa. Ora, pur concordando sulla scarsa efficacia di una politica europea fatta solo di ultra-austerità (che va rimessa in carreggiata, e per questo ci vorrà una lunga battaglia politica), un intervento così 'minimale' di aggiustamento dei conti si dovrebbe fare senza particolari traumi, anche rammentando alcuni 'eccessi' del governo Renzi sui bonus.

Tanto più che finché resta in ballo la possibilità di elezioni prima della scadenza naturale della legislatura, mettere in sicurezza i conti non sarebbe sbagliato. E qui il tema della finanza pubblica si salda strettamente a un altro, non meno delicato: la (in)stabilità politica e i suoi effetti sui conti, peraltro sottolineata da Bruxelles nell’aggiornamento delle sue previsioni. La linea del Tesoro ha subito nelle ultime ore ben due colpi dal Pd, che pure è il partito più forte nella maggioranza di governo. Padoan è protagonista di uno scontro con Renzi sull’aumento delle accise all’interno della manovrina. E nella direzione ha dovuto assistere, anche da parte di un collega di governo (Delrio), a rilievi su quella politica di privatizzazioni già indicata come un perno per la prossima legge di Bilancio. Nel marasma attuale della politica, insomma, è difficile scorgere una linea chiara di politica economica. Per l’oggi e ancor più per i prossimi mesi. Mantenere questa incertezza può solo far male al Paese. Che corre il rischio di dover pagare in futuro ben altri costi.

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