Il contributo delle donne, il compito della politica, l'eredità della Anselmi
sabato 6 giugno 2020

Caro direttore,
in questo difficilissimo tempo di pandemia e di rischio economico e occupazionale mi vengono sovente alla mente i racconti di vita di Tina Anselmi, grande maestra per me. Soprattutto ora che sia il dibattito istituzionale sia quello pubblico prestano particolare attenzione alla condizione delle donne nell’epoca del Covid-19. Accostare i tempi che viviamo a quelli della ricostruzione post bellica è esercizio che in molti compiamo in questo periodo.

Ma riascoltare nella mia memoria la voce di Tina che mi parlava delle «mani lessate» delle filandiere, della sua decisione di impegnarsi nel Sindacato per combattere la disuguaglianza tra donne e uomini, aiutare le donne a lottare per la dignità umana nel lavoro, mi fa vivere il senso della riedificazione di un mondo ormai crollato. Infatti, oggi come allora, è necessario avere interesse e passione a ricostruire un sistema. Un sistema interconnesso tra uno sviluppo economico sostenibile ambientalmente, un lavoro dignitoso e realizzativo, una formazione che promuova le qualità umane, un accesso paritario ai servizi sociali e sanitari, una politica di conciliazione tra la famiglia e il lavoro.

La vera ricostruzione oggi consiste nel tenere insieme tutte queste cinque sfere, considerate non come monadi, ma in un approccio orizzontale che abbatte le ingiustizie e le diseguaglianze. E le donne in questa fase storica possono insegnare come si fa, perché essere madri porta con sé il legame. Rammento che Tina Anselmi mi diceva sempre di partire dalla maternità per affrontare i temi del mondo. Quest’anno inoltre abbiamo almeno tre importanti anniversari da ricordare per la nostra vita civile. Abbiamo appena celebrato i 50 anni dallo Statuto dei lavoratori, a novembre 20 anni dalla legge 328 'Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali' e a marzo ha compiuto il ventennale la normativa su 'Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città'. Sono, questi, tre corpus normativi, frutto di forti battaglie sociali, che naturalmente hanno subito cambiamenti ed evoluzioni nel corso degli anni. Vorrei rileggere e rilanciare queste importanti normative, di cui festeggiamo il compleanno, nell’era del post coronavirus, alla luce delle conquiste delle donne.

Mi piacerebbe riprendere lo spirito di Tina Anselmi e delle tante donne parlamentari, diverse tra loro ma spesso unite dalle stesse battaglie, da Nilde Iotti a Maria Eletta Martini a Lina Merlin a Sandra Codazzi, quando fermarono «gli orologi alla Camera e al Senato la notte che abbiamo voluto far passare la maternità e i servizi». Frase pronunciata da Tina e contenuta in un volumetto del coordinamento nazionale donne Cisl di cui ero responsabile, in occasione di un’assemblea di mille donne a Bologna dove fu data la notizia dell’approvazione della legge 53 del 2000. Sarebbe bello stimolare un dibattito pubblico per che cosa, oggi, valga la pena di 'fermare gli orologi' delle istituzioni per il bene del Paese e la ricostruzione di un sistema economico e sociale giusto.

Senatrice Iv, vicepresidente Commissione Lavoro e Previdenza sociale

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