Patto per la scienza: l'aspetto etico si imporrà e sarà decisivo
martedì 15 gennaio 2019

Gentile direttore,
su 'Avvenire' dell’11 gennaio 2019 ho letto con attenzione la pagina 6, dedicata al 'Patto per la scienza', lanciato dal virologo Roberto Burioni. In particolare ho apprezzato la sintesi dei principali cinque punti del Patto stesso. Ebbene, avendo anch’io passato la vita lavorativa in un Ente di ricerca pubblico, mi associo alle perplessità espresse in quella stessa pagina dal genetista Domenico Coviello («Nessun criterio etico. È un testo ambiguo »): in nome della Scienza (con la S maiuscola) il testo da un canto appare generico (chiedendo il sostegno politico per la scienza «come valore universale di progresso») e poi… al 5° punto diventa settoriale chiedendo maggiori fondi ministeriali «per la ricerca biomedica di base», dimenticandosi dei tanti altri campi in cui opera la ricerca scientifica. Non le sembra che in un Patto così ampio e così ambizioso si dovrebbe evidenziare fortemente l’aspetto etico, soprattutto per le ricadute in ambito biologico?

Sandro Morici

Le dico volentieri, gentile e caro amico, ciò che mi sembra. Mi sembra che il «Patto per la scienza» rappresenti una buona iniziativa e mi sembra – come ha concluso il professor Walter Ricciardi, nel suo editoriale di sabato 12 gennaio – che l’aspetto etico della ricerca e della prassi scientifica (che, fa bene a sottolinearlo, non è solamente medica) sia «un argomento su cui bisognerà tornare con decisione». E credo che questa esigenza si farà sempre più chiara sino a imporsi nonostante i corposi interessi di chi vorrebbe che si lasciasse il campo a una ricerca sregolata e dunque inselvatichita.

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