lunedì 1 ottobre 2012
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Proprio quando la crisi globale nella quale siamo immersi fa sentire più urgente il bisogno di una classe dirigente all’altezza, la politica sembra divorare se stessa, quasi consumarsi, in un viluppo di scandali di denaro e di costumi, che non si riesce a frenare. Gli appelli delle più alte autorità istituzionali e morali del Paese danno il segno di una gravità non ancora compresa, almeno dai partiti e dalle forze politiche. Il cardinale Bagnasco ha evocato lo sdegno degli onesti che cresce ben oltre ciò che si percepisce in superficie; mentre il presidente Napolitano ha denunciato i casi di corruzione vergognosa che offendono l’opinione pubblica e alimentano l’antipolitica. Eppure c’è da temere che ancora non si avverta appieno quanto l’insofferenza e lo spaesamento crescano giorno dopo giorno. Le ragioni del degrado della politica sono tante, ma si riassumono nello scollamento tra l’esperienza quotidiana della gente, con le sue difficoltà e asprezze, e l’immagine di una politica distratta, assente, a volte sfacciatamente cinica.In pochi giorni, una nuova escalation ha lasciato esterrefatti: mentre milioni di persone tagliano al ribasso il proprio tenore di vita, e aumentano esponenzialmente i poveri e bisognosi, si scopre che da anni alcuni personaggi, a destra o a sinistra, si sono arricchiti usando denaro pubblico a milioni, o centinaia di migliaia, di euro. Poi lo scandalo ha coinvolto anche l’uso (diciamo così) legittimo del denaro, perché alcuni organismi elettivi si sono attribuiti retribuzioni e compensi oltre ogni soglia di tollerabilità, nel rispetto però di una rigorosa par condicio dei beneficiari. Sul piano del costume il panorama ha aggiunto avvilimento e umiliazione. Non solo perché alcuni eletti hanno dato vita a spettacoli che sembrano usciti dalla fantasia di fumettisti di seconda categoria. Ma perché anche un’altra soglia è stata superata, e qualche responsabile del malcostume ha abbandonato l’atteggiamento di giustificazione che può stemperare lo sdegno delle vittime, reagendo perfino con sfrontatezza e aggressività alle contestazioni e richieste di spiegazione.Di fronte a questo spettacolo affiora una antica tentazione in alcune forze politiche, che sperano che la gente dimentichi, perché tutto passa, e tutto si confonde. Si tratterebbe di un gravissimo errore, perché se una certa confusione si viene a creare, e possono confondersi, per quanti sono, i nomi di chi ha dato scandalo, è ancor più vero che si sedimenta nella coscienza un rifiuto etico (il più duro a scomparire) della politica, un rigetto di fiducia verso una generazione intera di politici che coinvolge ogni partito ed erode la qualità della democrazia. Ne è la prova il vertiginoso cambiare dei sondaggi elettorali che segnalano la pesante difficoltà di ora uno ora l’altro gruppo, la capacità attrattiva della cosiddetta antipolitica, il richiamo desolato dell’astensionismo. E, il rischio più grave che si corre  risiede nell’incapacità dei partiti, ad affrontare questa emergenza morale, l’incapacità a reagire, con una svolta credibile agli occhi di quanti parteciperanno alle elezioni, nelle quali è possibile che i partiti si presentino rinfacciandosi l’un l’altro responsabilità e manchevolezze. Non sono mancate prese di coscienza della situazione, appelli di segretari di partito, promesse di cambiare e incidere sul malaffare. Ma si tratta di promesse al di sotto delle attese, accolte con scetticismo, mentre esiste ancora la possibilità di cambiare sin da oggi, e in tempi brevissimi, avviando una svolta di fiducia nell’opinione pubblica.La diminuzione del numero dei componenti nei Consigli regionali, la drastica revisione di retribuzioni e compensi per eletti e collaboratori, con un sistema di controlli dei patrimoni, alimenterebbero la speranza che certi scandali non si ripetano. Si possono assumere decisioni per le quali non occorrono tempi lunghi: varare le norme anticorruzione, attivare meccanismi di riconoscimento degli oneri fiscali a carico delle famiglie, assumere provvedimenti coraggiosi per la questione carceraria, portare a termine un lavoro legislativo già avanzato su temi come quelli del trattamento di fine-vita. La questione decisiva, però, è capire che non si tratta di un elenco di cose da fare per accontentare qualcuno, ma di riempire di contenuti una svolta che faccia percepire all’opinione pubblica che una politica diversa è possibile.Il tempo c’è ma è assai ridotto. Per essere realistici, il Governo Monti offre ancora ai partiti uno spazio di azione autonoma e solidale per risolvere le maggiori urgenze e riacquisire credibilità, ma tocca a loro – ai partiti – essere lungimiranti, se si vuole evitare che le prossime elezioni registrino il fallimento della politica, e il trionfo di una frantumazione che aprirebbe una fase ancor più angosciosa per la storia della Repubblica.
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