Orrori d’odio e semine di pace: la vita è meticcia
domenica 15 ottobre 2023

​La fraterna via maestra del Papa dopo l’eccidio di israeliani ordito da Hamas e l’incubo che grava su Gaza, i dubbi sulla convivenza e la gioia con Mimmo Lucano

Caro Tarquinio, ora anche Hamas e Israele! Non è possibile che vi sia questo continuo stillicidio, questo ricorso ormai troppo facile alle armi, non è possibile! Bisogna tornare alla ragione, bisogna ritrovare la fonte del rapporto tra gli esseri umani che non è la forza di sopraffazione ma l'apertura all'altro, il dialogo. Non vi è ragione che giustifichi mai il ricorso alle armi, non vi è motivo per cui uno voglia eliminare un altro, il mondo è fatto perché lo abitiamo insieme!
Gianni Mereghetti

Caro Marco Tarquinio, è dagli anni Trenta del secolo scorso che si accarezza l’ipotesi dei due Stati per tentare di risolvere il conflitto israelo-palestinese. Novant’anni dopo stiamo ancora osservando le fiamme che divampano a Sderot e Ashkelon, la gente di Gaza che fa scorte di cibo e medicine e fugge, i razzi, gli F16 e i droni che sorvolano in direzioni opposte, con il loro ringhio, i cieli della Striscia, la più assurda delle prigioni a cielo aperto mai concepite. Dopo le orribili violenze perpetrate da Hamas, cariche di un odio esasperato, contro innocenti cittadini israeliani, donne, vecchi e bambini, dovremmo, pur nella drammaticità degli eventi incorso, trarre però un esemplare insegnamento: questa degenerazione violenta e feroce è ancora una ulteriore prova che la sopraffazione, l’umiliazione, il rifiuto di guardare all’altro con dignità e rispetto, l’uso delle armi e della tecnologia per dominare e umiliare non porta a nulla, ma solo ad ulteriore morte, distruzione, odio e vendette. Non solo in Medio Oriente, ma anche in tutte le guerre accese dal 1945 a oggi. Questa verità, però, viene continuamente infangata e ridicolizzata da troppi potenti e da una informazione spesso protesa a diffondere una separazione netta tra “buoni” e “cattivi”, incapace di fornire ai cittadini gli strumenti per capire e agire costruendo fraternità, uguaglianza e libertà. Papa Francesco, ancora una volta riconferma questa verità e dopo aver espresso la sua apprensione e il suo dolore per quanto sta avvenendo in Israele, dove la violenza è esplosa in modo feroce, provocando centinaia di morti e feriti, implora che «gli attacchi di armi si fermino e si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano ad alcuna soluzione, ma solo alla morte di tanti innocenti. E che la guerra è una sconfitta, è sempre una sconfitta».
Francesco Masut

Gentile Tarquinio, il risveglio della violenza estremista palestinese richiama l’attenzione di tutta Europa sull’immigrazione in corso e sulla provenienza degli attentatori nostrani. Quante persone clandestine di religione islamica entrano via Lampedusa, via Friuli, per tutti i vari percorsi e che idee avranno? Ma anche i cittadini, ora in Europa, di fede islamica che atteggiamento hanno verso i fatti in corso? Quanti simpatizzano per la violenza contro Israele e il mondo occidentale? La politica europea (all'Ovest) è semplicemente irresponsabile. Solo un pazzo si tira in casa persone che in minoranza si integrano perché hanno una fede con spunti paranoici verso gli altri. Certo ci sono ottimi cittadini islamici, ma se superano una certa percentuale negli Stati in cui vivono come si comporteranno? È chiaro che l'islam deve evolvere, ma negli ultimi cinquant’anni è solo peggiorato con l'affermarsi della linea più rigida. Gli Stati saggi – Polonia, Ungheria ecc. – hanno forte identità nazionale e filtrano molto gli ingressi. Spero che tutta l’Europa vada su questa strada… Le teorie sull’integrazione, che sono soprattutto di sinistra, sono demagogiche e hanno fallito. Anche in ambiente cattolico perché non si valorizza da noi l'esperienza missionaria, che è contro la tratta e per sostenere scuole e lavoro nei Paesi africani di origine? Certi cattolici, i cattolici di sinistra, vadano a vedere i Paesi africani e forse capiranno qualcosa...
Carlo Terrini

Caro Tarquinio, non farà piacere a certi ministri e ad alcuni opinionisti, ma non importa. Intanto, per la Corte d'Appello di Reggio Calabria Mimmo Lucano l'ex sindaco di Riace – città mondo, città dei popoli, città israelo-palestinese, la Barbiana di questo tempo – non è un delinquente, né un malavitoso. Rimane solo responsabile di un reato amministrativo (errore in una delibera comunale) in cui tutti i sindaci (ma proprio tutti) possono incorrere. E a proposito di sindaci, di quei sindaci che piangono il calo demografico nelle loro piccole comunità e fanno poco o nulla per contrastarlo, un invito: vadano a scuola da Mimmo Lucano per capire come può ritornare a vivere un borgo dove scuole e negozi chiudono, non c'è più parrocchia, non si fa più mercato, non c'è più una biblioteca. Insomma, non c'è quasi più paese. Anche perché pure chi rimane, di fatto, e come se fosse andato via…
Mimmo Mastrangelo


Benedetta, cento volte benedetta, la voce del Papa. Guerra e terrorismo portano sempre alla sconfitta dell’umanità. Abbiamo bisogno di sentirlo ripetere con forza mentre siamo ancora sconvolti per la strage di civili israeliani orribilmente premeditata e attuata da Hamas, mentre la popolazione civile di Gaza è stretta da una morsa militare che è premessa e promessa di nuove tragedie e mentre ricominciano ad alzare la voce i cantori della “scontro di civiltà” e gli entusiasti della battaglia totale contro il “male” (che è sempre e solo quello degli altri).

L’ammonimento e la preghiera di papa Francesco, che il lettore Masut saggiamente richiama e che riecheggia anche nell’accorata invocazione del professor Mereghetti, possono e devono essere la base di un’altra consapevolezza e di uno sguardo tenacemente umano sulle dure vicende di questo nostro tempo segnato dall’ingiustizia, dalla guerra e dal terrore e il motore di un impegno conseguente e coerente. Un impegno, cioè, non per alimentare e moltiplicare l’orrore, ma per costruire la pace. Anche quando è più difficile, persino quando sembra impossibile. Ci vuole visione e coraggio, ma non possiamo rinunciare. Proprio perché i massacri di vita, di speranza e di buon diritto continuano a dilagare dall’Ucraina a Israele e alla Palestina, e anche in centinaia di altri teatri di guerra a cominciare, oggi, dal Nagorno-Karabakh dove – nella calcolata distrazione del mondo e tra spregiudicati giochi di potere – almeno centomila armeni sono stati sradicata a forza da una loro antichissima terra dall’azione bellica decisa e condotta dall’Azerbaijan per stabilire il pieno controllo del governo di Baku sull’area.

A partire da questa consapevolezza e dall’impegno a cui ci chiama il Papa credo che i cattolici, accanto e insieme a ogni altro cristiano e agli uomini e alle donne di buona volontà di qualunque fede e pensiero, dovrebbero esser capaci di resistere alla visione e alla tentazione che emergono anchedalla lettera del lettore Terrini, con il quale ho dialogato in diverse occasioni negli ultimi quindici anni. Stavolta, sebbene capisca alcune preoccupazioni, siamo in fermo disaccordo. Gli Stati (come Ungheria e Polonia) definiti «saggi» in realtà non «filtrano molto», ma sbarrano le porte a chi considerano diverso e sono i più decisi avversari di quella solidale politica comune dell’accoglienza dei richiedenti asilo che l’Italia sollecita da anni ai Paesi Ue. Assimilare, poi, i musulmani ai fondamentalisti persino terroristi è come, all’opposto, arrivare a considerare i cristiani principali responsabili del colonialismo violento e predatorio e di un’economia che uccide. Assurdo. Come l’idea che ogni gruppo etnico, culturale o religioso faccia meglio a vivere in pezzi di mondo esclusivamente riservati, senza lavorare per costruire ovunque condizioni di civile convivenza dentro la misura di una legge comune. I cristiani la chiamano “civiltà dell’amore”. È l’antidoto contro il veleno dell’esclusione e della guerra. È la via fraterna che il Vangelo insegna, che il Papa e la Chiesa indicano, che l’azione missionaria concretamente traccia, che la buona politica dovrebbe impegnarsi per realizzare. Consiglio la lettura (o rilettura) della preziosa enciclica Fratelli tutti e dello straordinaria Dichiarazione di Abu Dhabi, ovvero del “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” firmato il 4 febbraio 2019 da papa Francesco e dal grande iman di al-Azhar, Ahmad al-Tayyeb, assieme ad altri leader religiosi.

L’ultimo pensiero di questa domenica di metà ottobre è per il protagonista della vicenda richiamata dall’amico Mastrangelo, ovvero per il già sindaco di Riace Mimmo Lucano. È una buonissima notizia il fragoroso crollo delle infamanti accuse levate contro Lucano in sede giudiziaria. Capi d’imputazione che una sentenza di primo grado aveva solidificato e che avevano rafforzato la veemente campagna degli avversari politici del modello di inclusione di immigrati realizzato da Lucano, dando casa, botteghe artigiane e lavoro a molte famiglie, soprattutto in fuga dalla guerra d’Iraq, e ridando vita alla cittadina calabrese. Un modello che “fa pace” e proclama la forza di quel «meticciato» che un pensatore (e cardinale) del calibro di Angelo Scola indica come «inarrestabile» condizione dell’umanità e che ha attirato l’attenzione e l’ammirazione del mondo. Un modello che merita di essere sviluppato (c’è chi già lo fa) e che non meritava in alcun modo, come chiarisce ora la sentenza di appello, di essere infangato, aggredito e gravemente intaccato. Da cronista ne ero convinto. Da cittadino ne sono stato ferito e, pur restando in rispettosa attesa degli sviluppi giudiziari, ho sostenuto e partecipato all’iniziativa solidale con Lucano e i suoi collaboratori promossa da Luigi Manconi e da altre personalità. Siamo in una democrazia e la magistratura va rispettata sempre, persino di più quando il prezzo del rispetto è alto e amaro. Anche questo va a onore di Mimmo Lucano. Il tempo è galantuomo, come lui. E la vita, che è incontro, è sempre meticcia.



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