«Oppenheimer» ci ricorda che una reazione a catena è sempre possibile
mercoledì 6 settembre 2023

Dopo il “roseo” boom di Barbie che ha riportato il pubblico al cinema sull’onda di nostalgie adolescenziali e astutissimo marketing social, c’è un altro fenomeno che sta riempiendo le sale di tutto il mondo e quelle italiane in questo scorcio di fine estate. Ma di ben altro tenore e spessore. Stiamo parlando di Oppenheimer, il film di Christopher Nolan dedicato al “padre” della bomba atomica: in circa dieci giorni di programmazione è il film più visto in Italia e nel mondo, raggiungendo questo week end i 18 milioni di euro solo nel nostro Paese e quota 853 milioni di dollari a livello globale, destinato a superare i record della trilogia del “Cavaliere Oscuro” con Christian Bale aperta da Nolan con Batman begins, i cui due ultimi capitoli nel 2008 e 2012 hanno raggiunto ciascuno il miliardo di dollari. E per Oppenheimer si prevede una pioggia di Oscar.

Ma cosa sta spingendo milioni di spettatori ad accorrere in massa nei cinema, dati ormai per spacciati, per assistere a tre ore filate sulla nascita della bomba atomica e gli sviluppi della meccanica quantistica, sui dubbi morali dell’uomo che la creò attraverso il Manhattan Project e sulle conseguenze politiche che hanno ridisegnato il mondo negli anni della Guerra Fredda?

Il fatto è che Oppenheimer rispecchia con un brivido gelido la nostra realtà di oggi: Gotham City è il mondo in cui viviamo e il padre dell’atomica non è un eroe Dc Comics, ma uno scienziato che ha cambiato il corso della storia, tormentato dall’ambiguità dell’uso dei suoi “super poteri” e della forza per creare un illusorio nuovo ordine mondiale. Insomma, Il Cavaliere Oscuro siamo noi. Perché oggi, a un anno e mezzo dallo scoppio della guerra in Ucraina, con le bombe che entrano in casa attraverso i nostri tg insieme alle notizie della corsa al riarmo nucleare che arrivano dalla Bielorussia, dalla Gran Bretagna e dalla Corea del Nord, percepiamo sempre più chiaramente di essere sull’orlo di una ecatombe atomica. Dovendo riconoscere in pieno le parole preveggenti di papa Francesco che, da tempo, denuncia che stiamo vivendo una «terza guerra mondiale a pezzi». Negli occhi inquieti di Cillian Murphy, che dà il volto a J. Robert Oppenheimer nel ruolo della vita, quando da novello Prometeo capisce di essere diventato Morte («Sono diventato distruttore di mondi») vediamo la consapevolezza di avere avviato una reazione a catena incontrollata, non atomica ma guerrafondaia, in grado di distruggere il nostro Pianeta. Un pericolo da scongiurare per cui Papa Francesco aveva invitato a pregare nel discorso ai partecipanti alla Sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze il 10 settembre del 2022: «È necessario mobilitare tutte le conoscenze basate sulla scienza e sull’esperienza per superare la miseria, la povertà, le nuove schiavitù, e per evitare le guerre. Rifiutando alcune ricerche, inevitabilmente destinate, in circostanze storiche concrete, a fini di morte, gli scienziati di tutto il mondo possono unirsi in una comune disponibilità a disarmare la scienza e formare una forza per la pace». Concetto ribadito lo scorso maggio nella lettera al vescovo di Hiroshima Alexis Mitsuru Shirahama in occasione del Vertice del G7 nella città giapponese: «L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. Le armi nucleari e le altre armi di distruzione di massa rappresentano un moltiplicatore di rischio che dà solo un’illusione di pace».

Il cinema pare cogliere oggi questa prospettiva. Come ciclicamente ha fatto con il capolavoro di Kubrick Il dottor Stranamore del 1964 in piena Guerra Fredda o l’apocalittico The day after del 1983, film che mostrando le conseguenze catastrofiche di una guerra globale nucleare sulla gente sconvolse una generazione e pure il presidente Ronald Reagan. Non meno apocalittiche sono le prospettive di un blockbuster d’autore come Oppenheimer. E il pubblico è pronto a coglierle, a riflettere e, si spera, ad agire come non paiono voler fare i governanti del supremo ordine mondiale.

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