mercoledì 4 gennaio 2012
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​La crisi c’è ed è bene non speculare sulla pelle di coloro che, in questi ultimi anni, hanno visto sensibilmente peggiorare le proprie condizioni materiali di vita. Tuttavia è anche bene, per un motivo che dirò più avanti, non esagerare con i toni apocalittici spesso utilizzati, per abitudine e convenienza di bottega, dalla comunicazione massmediatica. E allora conviene tornare su due notizie degli ultimi tempi: parte della povertà, o della minor ricchezza, è solo statistica perché frutto di frodi dei singoli e, in parallelo, la ricchezza aggregata delle famiglie nostrane è la più alta tra quelle a essa paragonabile dei Paesi del G8. Nel primo caso, il rapporto annuale della Guardia di Finanza afferma che su 14mila famiglie controllate nei primi dieci mesi del corrente anno quasi un terzo hanno dichiarato, in maniera non veritiera, di avere un reddito sotto la soglia minima fissata dalla legge. Ciò significa, in particolare, auto-certificazioni di falsi Isee (indicatore della situazione economica equivalente) che hanno permesso di ottenere prestazioni mediche totalmente esenti da ticket. Ma anche assegno di maternità, assegno per chi ha almeno tre figli minori, asilo nido, mensa scolastica, libri, sconti sulle tasse universitarie, servizi a domicilio agli anziani e via di questo passo. Il danno erariale accertato, comprendendovi anche le conseguenze di comportamenti fraudolenti di operatori dell’intera pubblica amministrazione, ammonta a un miliardo e settecento milioni per il solo periodo esaminato.Contemporaneamente l’indagine della Banca d’Italia sulla ricchezza delle famiglie italiane prende in esame, con riferimento al 2010, i beni da loro posseduti – terreni, abitazioni, depositi in conti correnti, obbligazioni, titoli di stato e azioni – e i correlati debiti. Tale ricchezza, pur scesa del 1,5% in valore reale rispetto all’anno precedente anche per effetto dell’inflazione, si attesta a 8.640 miliardi – di cui ben 4.950 in abitazioni – che significa 356.375 euro a famiglia e 142.481 pro-capite. Questo dato è pari a 8,3 volte il reddito disponibile lordo il che significa che c’è ancora una buona capacità e propensione al risparmio e che la possibilità di fare fronte agli eventi non pianificabili che la vita sempre riserva è relativamente ampia. Ed è proprio su questo rapporto tra patrimonio e reddito che l’Italia sopravanza, sia pure di poco, le altre nazioni economicamente più sviluppate. Purtroppo spesso nei dati medi c’è il trucco, e così va precisato che se il 10% delle famiglie più abbienti detiene il 45% della ricchezza complessiva, la metà più povera ne possiede solo il 10%.La sintesi che possiamo ricavare dalla lettura incrociata di queste due rilevazioni è che la condizione economica reale di persone e famiglie è migliore di quella percepita e descritta. Sottolineare tale sostanziale positività, come altre pure presenti, può avere un’importante conseguenza in un momento difficile come questo: così come la drammatizzazione dei toni incentiva la chiusura a difesa dell’interesse particolare, il fare emergere il positivo può chiamare a una maggiore responsabilità dei singoli nei confronti di chi si trovi in vera difficoltà. Detto in altri termini, se si descrive un intero Paese a rischio incendio, ognuno dedicherà le migliori energie a prevenire il fuoco in casa propria, anche quando la casa vicina già brucia. Al contrario, descrivendo ciò che effettivamente sta accadendo e cioè che qualche casa è preda delle fiamme, ma che molte delle altre – sia pure con differenti livelli di rischio – sono fuori pericolo sarà più facile chiamare i meglio piazzati a un gesto di responsabilità nei confronti dei più sfortunati.
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