Non è laico né civile l'assurdo insulto di una ginecologa a una madre adottiva
mercoledì 29 dicembre 2021

Gentile direttore,

la prego, mi aiuti a capire il significato di certo tanto sbandierato politically correct. Qualche giorno fa, prima del rialzarsi dell’onda pandemica, ho trascorso una mattinata in un rinomato centro medico romano per fare il check up aziendale. Medici a me sconosciuti, con specializzazioni diverse, per cinque ore si sono presi cura di me. «Buongiorno, come si chiama, quando è nata, ha figli? Prende famaci?» Queste le domande che tutti, dal dermatologo, all’oculista, dal cardiologo al ginecologo, mi hanno posto nei loro studioli. Io ho 56 anni e non ho avuto gravidanze; 21 anni fa ho adottato mio figlio. Mi considero pertanto a tutti gli effetti: sentimentali, pratici, legali, fiscali, e anche giuslavoristici, una madre. Quindi la domanda “ha figli?” posta dai medici, mi ha interrogata; come avrei dovuto rispondere? Se questa domanda me l’avesse posta un’amica, riapparsa nella mia vita dopo anni, non avrei avuto esitazione alcuna: “Sì, Andrea”. Ma in quella situazione la domanda mi ha messo un po’ ... in crisi. Un medico, da un punto di vista scientifico e soprattutto da un punto di vista politically correct, cosa avrebbe dovuto chiedere? Di fronte alla ginecologa, ultima della giornata, non ho resistito; alla sua domanda ho risposto: «Nessuna gravidanza, ma ho un figlio». Risposta: «Adozione? Ma non ha pensato alla fecondazione eterologa? Lo sa che la scienza è andata avanti? Forse il suo medico non l’aveva informata della possibilità? Se avesse avuto un atteggiamento laicamente informato avrebbe potuto avere un figlio suo, lo sa?». Evviva, evviva! una manciata di giudizi buttati là, e con che disinvoltura! La laica ginecologa che non conosco e non mi conosce, in men che non si dica, ha fatto di me una “disabile alla procreazione”, una donna ignorante e gretta nei confronti dei progressi della scienza, e quindi bigotta. L’adozione per me e mio marito è stata una scelta assolutamente consapevole, voluta, amata, faticosa, impegnativa, desiderata, e infine abbracciata, e riabbracciata ogni giorno, come ogni giorno abbracciamo e riabbracciamo nostro figlio (anche se ormai, giustamente rifugge!) E, comunque, forse la laica ginecologa su una cosa ha ragione: ignorante lo sono, visto che ho sempre pensato che l’adozione fosse inclusiva!

Ada Antonelli, Roma

Credo che lei, cara signora Ada, abbia detto con comprensibile passione una gran verità e che la sua indignazione sia assolutamente motivata. A mio parere la ginecologa che l’ha assistita, giudicata e di fatto assurdamente insultata si è dimostrata poco intelligente, incivile e per nulla laica. Personalmente considero l’adozione così come è concepita nel nostro ordinamento e nell’umanesimo che lo ispira una delle forme di amore più consapevoli e più pure. Lo dico e lo ripeto spesso, confessando la mia ammirazione verso chi la sceglie, e dunque anche per lei e per suo marito. Mi permetta un abbraccio.

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