Non abbiamo tempo né risorse da perdere: rifacciamo dell'Italia un Paese per giovani
martedì 18 aprile 2023

Caro direttore,
sono partito dopo la Pasquetta con la famiglia per un lieto evento, direzione Torino. In pieno rientro dopo brevi vacanze pasquali, l'aeroporto di Palermo era strapieno di giovani in partenza, silenziosi, tristi. Un vero esodo. Una brutta sensazione. Chi per studio, chi per lavoro, stava ripartendo dopo la Pasqua. Taciturni, incolonnati per i controlli. Qualche bip dei metal detector non lenivano quella cappa, anzi la sottolineavano. Ho avvertito una strana sensazione collettiva. Ovviamente il costo del biglietto, spostando tutta la famiglia, è stato alto. Mi preoccupa tuttavia di più la tristezza che aleggiava nitida nell’aria. La Sicilia si spopola nel silenzio. Elon Musk nei giorni scorsi ha detto, in merito alla nostra denatalità certificata sulla base dei dati Istat, che ci stiamo estinguendo. Purtroppo, ha ragione. Il caro voli è solo la punta dell’iceberg. Che ci si impegni, speriamo con successo, perché i costi dei voli per Natale e Pasqua diminuiscano, è una cosa positiva, ma è solo un pannicello caldo. La cosa veramente complicata sarebbe impegnarsi comprendendo le cause di questo drammatico esodo, avere la capacità e lavorare duramente, utilizzando con serietà le risorse economiche per provare ad arginare lo spopolamento, ammesso che non siamo già fuori tempo massimo. Infrastrutture, servizi, formazione, sanità, ferrovie, valorizzazione delle giovani eccellenze. Di questo sforzo ciclopico penso che si debba fare carico la politica (tutta) se vuole essere efficace e riacquistare un minimo di credibilità. Tutto il resto oscilla fra l'irritazione e la vacua inutilità. Mi chiedo se prima o poi vedremo istituita la “Giornata della memoria per i nostri ragazzi che vanno via”.

Vito Emilio Piccichè


Lei, caro professore (e preside) Piccichè, mette il dito in una piaga aperta. Che l’osservazione costante della realtà in tanti anni da cronista mi ha costretto a vedere nella sua crescente gravità. I fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) dovrebbero servire a molte delle cose urgenti da fare, ammesso e non concesso che non si sia già – come lei sottolinea – «fuori tempo massimo». Dico “ammesso e non concesso” perché penso che non ci si possa rassegnare alla continua emorragia di vita e di futuro in aree bellissime e con grandi tradizioni di lavoro e di impresa del nostro straordinario Paese. L’utilizzo accurato e utile degli ingenti fondi che l’Europa comunitaria ha deciso di offrire a se stessa (a debito, ma non singolo Paese per singolo Paese, bensì impegnando la forza e la credibilità congiunte di tutte le sue realtà statuali, civili e socio- economiche) grazie a un grande piano di investimenti suggestivamente e opportunamente intitolato Next Generation Eu (La prossima generazione della Ue) è importantissimo. Il Pnrr ne è la proiezione italiana, dovrà esserne la puntuale attuazione e certamente è parte della cura possibile e necessaria. E fa davvero male rendersi conto del fatto che un pezzo e grande dei gravi problemi attuativi emersi con evidenza proprio in queste settimane sta anche nell’abbandono forzato della Sicilia e di altri pezzi del nostro Sud (ma il problema riguarda anche il Centro-Nord) di giovani intelligenze e competenze che sarebbero preziose per istruire a dovere i necessari dossier tecnici per l’attivazione dei progetti che devono essere realizzati a livello di infrastrutture e di servizi che devono accompagnare la nostra quotidianità lavorativa e familiare. Lei ha ragione: la risposta deve venire da «tutta la politica» e deve perciò essere non faziosa e tantomeno velleitaria, ma seria, efficace, convincente, tale anche da riaccostare gli italiani – giovani e no – a un’idea e a una pratica buona della rappresentanza democratica e dell’azione politica. Non basta augurarselo, bisogna farsi sentire e pretenderlo. Non c’è tempo e non ci sono risorse da perdere. Per non arrivare mai alla “Giornata della memoria dei giovani che vanno via”, che lei amaramente immagina. Per rovesciare con una grande alleanza intergenerazionale l’attuale disastrosa tendenza ad allontanare tanti giovani e a respingerne molti altri. E per costruire la condizione di un Paese accogliente per chi qui è nato e per chi qui può scegliere di venire e desiderare e fare un domani migliore per tutti. Un Paese (anche) per giovani, insomma. Grazie dei suoi pensieri e del suo appassionato lavoro nella nostra scuola.

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