venerdì 26 ottobre 2012
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La sentenza penale di condanna dei componenti della Commissione Grandi Rischi circa le conseguenze del terremoto che tre anni fa colpì il territorio aquilano ha scosso le fondamenta del fragile equilibrio tra competenze scientifiche degli organismi tecnici e compiti istituzionali dei poteri amministrativi ed esecutivi dello Stato. Una scossa forte quasi quanto le onde sismiche che si erano abbattute sul territorio abruzzese.La collaborazione fra i due generi di 'funzione pubblica' – quella scientifica e quella amministrativa – si è fatta strada negli ultimi decenni (non senza fatica, incomprensione e qualche diffidenza reciproca) in diversi crocevia del sapere, del saper fare e del decidere cosa fare per il bene dei cittadini e delle popolazioni e per la tutela e la promozione del territorio nazionale. Dalla salute umana e animale all’ambiente, dall’agricoltura e dalla zootecnia alla produzione alimentare, dalle nuove tecnologie alle questioni bioetiche e biogiuridiche, dal patrimonio archeologico a quello artistico, dai rischi meteorologici, idrologici e sismici a quelli nucleari, biologici e chimici, non vi è settore della sicurezza privata e pubblica che non sia oggi monitorato da commissioni di esperti che lavorano silenziosamente, ma assiduamente. Talvolta senza un compenso, anche solo simbolico.Lavorano con la passione che contraddistingue gli uomini e le donne di scienza e la consapevolezza di rendere un servizio ai cittadini e alla società. Si incontrano, raccolgono dati, li analizzano, confrontano indagini e ipotesi, cercando di trarre da esse le conclusioni più realistiche, ragionevoli e condivise, secondo il metodo e i limiti di ciascuna disciplina. Fanno ciò che è proprio di ogni sapere scientifico e tecnico: informare chi dovrà prendere delle decisioni amministrative e politiche sulla realtà dei fatti e sulla(e) loro interpretazione(i) alla luce delle certezze – poche o abbondanti che siano – raggiunte attraverso il percorso conoscitivo della ragione scientifica, teoretica o pratica. Le commissioni di esperti possono giungere a conclusioni incomplete o errate?La risposta non può essere che affermativa, tenuto conto del carattere provvisorio, storicamente situato, del sapere scientifico-empirico e tecnico, della sempre inconclusa ricerca della verità da parte delle scienze filosofiche e umane, e della costante tensione al raggiungimento del più ampio consenso in quelle sociali e giuridiche. Solo le scienze esatte non lasciano margine di errore, ma esse sono tali in quanto formali, logiche: ci aiutano a comprendere la realtà, ma non ci dicono nulla su come stanno le cose.Due più due fa esattamente quattro, ma se ci siano oppure no, in questo momento, quattro oggetti e quale sia la loro natura e il loro rapporto con noi, il loro significato per la nostra salute o la nostra sicurezza, non potremo saperlo dalla matematica. I rapporti delle commissioni e dei comitati tecnico-scientifici non possono sostituire il difficile, ma essenziale percorso individuale e collettivo che porta a una scelta operativa, la quale non sgorgherà dalle sole conclusioni cui sono pervenuti gli esperti (qualunque sia il grado di certezza raggiunto). Il passaggio dal conoscere, dal saper fare e dal poter intervenire al decidere di agire o di non agire in un determinato spazio, tempo e modo, avendo di fronte uno spettro di possibili azioni o astensioni, richiede una mossa della libertà – con l’assunzione di una corrispondete responsabilità – da parte di chi è preposto alla decisione esecutiva.Una decisione gravosa, talvolta controversa e sofferta, ma ineludibile per chi è chiamato a servire i cittadini, la società e lo Stato, che potrà essere raggiunta ponderando ragionevolmente tutti i fattori della realtà che è stata portata a conoscenza e misurandoli con il bene di tutti e di ciascuno dei potenzialmente coinvolti dalla decisione. Il bene comune possibile in ciascuna circostanza – anche la più drammatica – potrà essere perseguito attraverso il raggiungimento di una certezza morale, non di una certezza matematica, logica o empirica. Da tutta la nostra scienza non potremmo estrarre un solo grammo di quella certezza di bene che più conta quando si tratta di prendere ultimamente delle decisioni che toccano la nostra vita e quella degli altri. È in gioco una ragione dall’orizzonte più grande, e la politica non può abdicare alla responsabilità che questo orizzonte implica per coloro cui è affidato il governo della società.
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