sabato 8 febbraio 2014
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Caro direttore,
ho molto apprezzato l’in­chiesta di Giacomo Gambassi «Gli ingarbugli degli azzeccagarbugli», pubblicata su "Avvenire"  del 5 feb­braio. Quello del linguaggio, del­la sua comprensibilità e accessi­bilità, è un tema al quale dedico da sempre attenzione come ap­passionato e ora anche come pre­sidente dell’Associazione Banca­ria Italiana. Credo, infatti, si tratti di un tema importante anche per il mondo economico e per chi vi opera, soprattutto in un momen­to storico in cui la discussione e l’interesse sui temi dell’economia, anche a causa della lunga e grave crisi, coinvolgono un pubblico va­sto, non più di soli addetti ai lavori.
Il linguaggio economico, così co­me quello giuridico, fa progressi­vamente propri, spesso in ma­niera acritica, istituti nati e svi­luppati in contesti diversi dal no­stro, facendo abuso di anglicismi, formule, acronimi incomprensi­bili e tecnicismi; sempre più dif­fuso l’uso di slogan o luoghi co­muni che servono più a sollecita­re stati emotivi che a comunicare concetti e trasmettere informa­zioni. Il linguaggio che racconta i fenomeni dell’economia, che è parte fondamentale della vita so­ciale e dello sviluppo del Paese, diviene così criptico, poco tra­sparente, con l’ulteriore terribile conseguenza di generare incom­prensioni, conflitti interpretativi.
Tutto ciò ritengo contribuisca an­che a far crescere quell’atteggia­mento di diffidenza delle persone sulle questioni connesse alla ma­teria economica e verso coloro – quindi istituzioni, intermediari, mondo dell’informazione – che le rappresentano, disperdendo un patrimonio di fiducia non facile da recuperare. Ma l’effetto più preoccupante è quello di creare, non sempre consapevolmente, u­na cesura ancora più significativa nella comunicazione verso le per­sone, alimentando l’opacità del messaggio per i non addetti ai la­vori e non favorendo una com­pleta percezione delle ragioni e degli effetti alla base degli accadi­menti.
Ciascuno di noi, pur nella diversità del ruolo, può contri­buire a segnare un cambiamento di atteggiamento culturale. Con questa ottica, proprio in que­sti giorni, è stata costituita la 'Fon­dazione per l’Educazione Finan­ziaria e al Risparmio' che tra gli o­biettivi ha proprio quello di pro­muovere e sostenere strumenti, i­niziative di comunicazione, infor­mazione, e formazione in materia finanziaria, destinati alle diverse fasce d’età della popolazione, nonché al sostegno di insegnanti e scuole. Spero che questa inizia­tiva, congiuntamente a una sem­pre più diffusa attenzione alle questioni di cultura dell’econo­mia, finanziaria e del risparmio, possa contribuire a un accresci­mento di sensibilità che valorizzi la semplificazione, la chiarezza e la trasparenza del linguaggio.
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