Maria Assunta la suora amica degli invisibili
martedì 15 dicembre 2020

Stava, come ogni sera, portando la cena a un senzatetto sotto a un ponte di Quarto Oggiaro (noi milanesi che in auto passiamo su quei ponti di periferia, sbuffando per il traffico, non pensiamo che spesso lì sotto vivono delle persone). Suor Maria Assunta avrebbe come sempre scambiato due parole con l’uomo, un rom bosniaco, che poi le avrebbe augurato col suo italiano incerto la buona sera: che quella suora coi capelli grigi ogni giorno venisse a trovarlo, lo meravigliava. Suor Maria Assunta Porcu, 63 anni, pedalava dunque in fretta.

Alle 18 l’aspettava la Messa. Le 17 e 30, buia ormai la breve giornata di dicembre. Sul ponte di via Grassi un automobilista non vede la bici. La prende in pieno. Questione di un istante: all’arrivo all’ospedale la donna è già morta. Potrebbero essere poche righe in cronaca, un incidente mortale nel traffico della metropoli. Ma Maria Assunta Porcu, non era a Quarto Oggiaro una sconosciuta. Tanti l’avevano in mente, e specialmente nelle case dei più poveri. Sarda, arrivata bambina a Leggiuno, era entrata nelle Piccole Apostole di Gesù di Appiano Gentile. Viveva con una consorella a Quarto Oggiaro, e aiutava tutti. La si vedeva nei giorni di mercato, all’ora in cui gli ambulanti se ne vanno, intenta a raccattare la frutta passa che noi non vogliamo, per darla a chi ha fame davvero. Visitava malati e persone sole, stava a fianco di quanti con il Covid hanno perso il lavoro.

Compariva e se ne andava, veloce, sempre di corsa: troppo corte le giornate, per tutto il suo daffare. Quasi un angelo in una periferia di Milano. Ignota alla grande metropoli, attorno: fino alla morte, su di lei non una riga sul web. E l’unica foto recuperata dai giornali risale a 40 anni fa: Maria Assunta è una giovanissima suora, o novizia, esile, la faccia da ragazzina, in Africa. Rimase in Burundi per ben 18 anni.

Tornò a Milano, o meglio in quella Milano emarginata di cui la Milano 'giusta' sa poco. Famiglie sfrattate, immigrati senza permesso di soggiorno. La riconoscevano gli ambulanti quando arrivava a domandare gli scarti, la roba buttata. Nelle grandi città occidentali si butta molto: non solo merce non perfetta, ma anche uomini e donne non perfettamente efficienti.

La piccola suora aveva gli 'scartati' li aveva nel cuore: memore che in Cristo sono loro le pietre, che diventano testata d’angolo. Sabato, dopo le consueta preghiera all’alba, a Maria Assunta doveva essere parsa una giornata come le altre. Forse meglio, con quel sole, che è bello per andare in bici. Ce la immaginiamo che andava dal suo amico bosniaco mentre era ormai buio: e come una madre con troppi figli, chissà quante altre cose avrebbe avute ancora da fare, e quante, dispiaciuta, ne doveva rimandare a domani. Pedalava dunque veloce tra le luci dei fari delle auto, presa dai suoi pensieri. Poi l’urto violento e improvviso, tanto da non lasciarle se non forse un istante di coscienza: l’ora era giunta, e quella sua vita, a Dio, bastava. Il traffico che si blocca, la gente che accorre, l’urlo dell’ambulanza che arriva.

Ma tutto questo già non riguardava più la ragazzina sarda, decisa ai voti giovanissima, missionaria in Africa, missionaria, ugualmente, a Milano. Pensi a ciò che abitualmente chiamiamo 'caso': se fosse partita un momento prima, se non avesse, nei tanti impegni, fatto un po’ tardi, sarebbe viva... Ma: morire in un attimo, all’alba della vecchiaia, e ancora in sella a una bici. Morire andando a sfamare un povero, e con in mente cento altre carità, in una sera sotto Natale. Non sembra una morte 'per caso'. Portata via, invece, in un istante , perché già aveva dato tutto: ed era attesa. Generosa vita, invidiabile morte di una piccola suora, quasi invisibile nella grande Milano.

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