La preghiera del Papa per le madri dei soldati e i fiori (non solo) di Seeger
martedì 17 gennaio 2023

Gentile direttore,
il Papa all'Angelus di domenica scorsa, 8 gennaio: «Penso alle mamme delle vittime della guerra, dei soldati che sono caduti in questa guerra in Ucraina. Le mamme ucraine e le mamme russe, le une e le altre hanno perso i figli. Questo è il prezzo della guerra. Preghiamo per le mamme che hanno perso i figli soldati, siano ucraine siano russe». Quanti sono i soldati-ragazzi morti da una parte e dall'altra? Quante sono le mamme, i padri, le sorelle, i fratelli distrutti dal dolore? Perché non ci vogliono far sapere questi numeri? Qual è finora il prezzo di questa folle guerra? Per i potenti della terra, che valore ha la vita umana? Le parole del Papa, il più lucido e razionale di tutti, mi hanno ricordato una delle più grandi canzoni pacifiste di tutti i tempi “Where have all the flowers gone”. Una canzone scritta da un americano, con le parole di un ucraino e la musica di un russo. E già questo fatto riempie di grande stupore e speranza. Scritta da Pete Seeger folk singer Usa che per i versi trovò ispirazione nel libro “Il Placido Don” di Mikhail Solochov, scrittore ucraino e per la musica in una vecchia melodia popolare russa “Kaloda Duda”. Le parole raccontano di donne, di soldati, di fiori e di cimiteri, e finiscono con una domanda ancora da fare e da farsi: “When will they ever learn?” (Quando mai impareranno?). Nel frattempo, preghiamo con papa Francesco per le mamme ucraine e russe e un invito anche a voi di “Avvenire” di continuare la vostra lotta per far vincere la pace! Con la massima stima.

Lorenzo Neri


Grazie, gentile caro amico, per questa sua delicata ripresa della preghiera e del pensiero del Papa per le madri dei soldati morti nella guerra russo-ucraina. Mi piace anche il suo parallelo con la canzone, che amo molto, Where have all the flowers gone (Dove sono finiti tutti i fiori?). Un brano folk, divenuto uno degli inni del movimento per la pace al tempo della guerra del Vietnam, che Pete Seeger aveva composto negli anni 50 del Novecento mettendo insieme, come lei spiega benissimo, elementi che oggi suonano specialmente evocativi. Aggiungo solo che Solochov, grande scrittore e uomo complesso nel suo rapporto con il potere sovietico che lo onorò molto (unico tra i cinque premi Nobel maturati nell’allora «patria del socialismo»), era di madre ucraina e padre cosacco.

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