sabato 13 aprile 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
Caro direttore,
il mio medico di base, Giovanni, amico da oltre un decennio, mi chiama al telefono e mi fa: «Hai visto Avvenire? Il 2 aprile riportava in prima pagina a lettere cubitali 'Comitato di 10 saggi'; il giorno successivo, mercoledì, a metà pagina era scritto, a caratteri un po’ più piccoli ma sempre ben marcati dal neretto, 'Dieci giorni per i dieci saggi e tra i partiti è sempre stallo'».
E allora? – rispondo – Ho letto, noi lettori di Avvenire siamo sempre ben informati. E lui: «Ma questo comitato dei 10 non ti ricorda un poìno il comitato di salute pubblica (1792, Rivoluzione francese, 'il grande Terrore')? Anche quel comitato era formato da 10 o 12 membri... diretti da Robespierre, non 'saggi' ma rivoluzionari... e sanguinari perdinci ... Gente seria..., verrebbe fatto di pensare. Magari anche oggi... un po’ di pulizia...». E qui lo blocco: Giovanni, per carità di Dio, piantala... son passati 200 anni da allora. No, assolutamente no... taci.
Meglio di no... Accontentiamoci del nostro Comitato di dieci saggi per dieci giorni! E lui: «Ma siamo ridotti al ridicolo!».
Embè? – ribatto – meglio il ridicolo che la ghigliottina; meglio una risata omerica che un bagno di sangue... Meglio una pantomima... Presidente, e se il comitato dei decemviri non funziona? Che resterà da fare? Un proclama, un appello alla nazione?... Che sia però una cosa seria, non roboante, non minacciosa, quieta seppur tragica, solo per indicar la via e il modo per diventare ed essere cittadini di una nuova Italia. Se Dio e il Popolo vorranno. E qui la conversazione si è interrotta.
Caro direttore, che ne pensa? Dialogo tra matti o tra semplici, comuni, cittadini veri, come ce ne sono a milioni nel nostro sventurato Paese? Perdoni il disturbo.
Angelo Di Nuzzo con l’impulsivo amico Giovanni
 
La sua lettera così ben 'sceneggiata', caro signor Di Nuzzo, era finita in fondo a una pila di posta selezionata ed è saltata fuori proprio oggi, nel giorno in cui i dieci saggi nominati dal presidente Napolitano hanno completato il loro lavoro istruttorio sulle riforme possibili e necessarie alle nostre istituzioni e alla nostra economia. Una lettera dal 'basso' e un fatto 'dall’alto' hanno così preteso, insieme, attenzione.
Per rispondere alla sua domanda finale e più diretta, potrei rifugiarmi nella battuta di un comico: 'La seconda che ha detto'. Ovvero: lei e il suo amico medico che, come tanti altri di noi, aspirate a una «nuova Italia» più saggia, sobria, equilibrata e giusta non siete affatto «matti», siete «semplici, comuni, cittadini veri». Per rispondere, invece, alla domanda più generale che mi pone – che cosa resterà da fare se i dossier riformatori predisposti dai saggi non dovessero funzionare perché i partiti vecchi e nuovi sono in tutt’altre faccende affaccendati? – beh, mi auguro che il suo si riveli un interrogativo del tutto retorico. Spero, cioè, che nessuno pensi per davvero di poter rinviare una presa in carico seria e, possibilmente, concorde dei problemi più lancinanti ed essenziali per la nostra democrazia e per la nostra società. La lista delle questioni affrontate dai saggi è lunga e il loro contributo è persino imponente. Ma la sostanza della loro ricognizione sulle sfide aperte sta, a mio avviso, tutta in tre idee forza: 1) dare all’Italia voce e forza piene per trattare con l’Europa una nuova e assennata fase di sviluppo produttivo di buon lavoro dopo la durissima (perché tardiva) stagione del super-rigore; 2) cambiare l’attuale legge elettorale restituendo agli elettori il potere di scegliere davvero gli eletti in Parlamento e il Governo del Paese; 3) riformare una volta per tutte la politica, i suoi costi e le sue 'case' (i partiti) all’insegna della democraticità, della trasparenza e della pulizia. Le altre questioni vengono dopo, e possono anche aspettare. Non può invece più aspettare l’investitura di un esecutivo di responsabilità, con il sostegno più ampio possibile nelle due Camere e con un tempo d’azione ragionevole davanti a sé. Se il 'dieci (saggi) per dieci (giorni)' agevolerà questo esito, caro amico, sarà stato un buon investimento e non solo un altro capitolo nel gran libro dei rimpianti e dei risentimenti che ci siamo stancati di sfogliare.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI