Incidenti sul lavoro, battaglia di civiltà contro un'emergenza permanente
martedì 28 aprile 2020

Gentile direttore,
nel tempo impiegato per leggere le prime righe di questa mia lettera, una persona nel mondo avrà perso la vita sul lavoro. Si calcola, infatti, che ogni 15 secondi si verifichino 153 infortuni sul lavoro, uno dei quali mortale. Ogni giorno 6.300 persone sono vittime di un incidente sul lavoro o di malattie professionali. 190mila al mese. 2,3 milioni all’anno. Il costo umano di queste tragedie quotidiane è incommensurabile, mentre il costo per la società è pari al 4% del Pil mondiale. L’edilizia resta il settore più a rischio, con il 20% delle vittime; la prima causa di morte nei cantieri è la caduta dall’alto. E se in questi primi mesi dell’anno le vittime sul lavoro sono in forte calo, è solo perché un nemico invisibile e subdolo, quel coronavirus che sta provocando centinaia di migliaia di vittime nel mondo, ha determinato la sospensione della gran parte delle attività produttive. Oggi, quindi, nella Giornata Mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, istituita nel 2003 dall’Ilo (l’Organizzazione Internazionale del Lavoro) torniamo a ribadire la centralità della persona nel lavoro, la necessità di garantirne la sicurezza e la dignità. Ogni anno il 28 aprile ci vede impegnati in flash-mob e iniziative pubbliche. Quest’anno il Coronavirus ce lo impedisce, ma non ci vieta di ribadire con ancora maggior vigore che non c’è business, lavoro, opera che valga una vita umana. Oggi i pericoli nei cantieri sono aumentati: ai soliti, derivanti dalle peculiarità del lavoro edile, si è aggiunto il rischio del contagio. Attraverso accordi e Protocolli ci siamo impegnati con le altre parti sociali per garantire l’assoluta sicurezza dei lavoratori in tutti i cantieri, dal più grande al più piccolo. Un esercito di de- legati, operatori sindacali, rappresentanti per la sicurezza, esponenti degli Enti bilaterali, è impegnato quotidianamente per verificare il rispetto delle norme. Che siano infortuni o contagio, il sindacato si è assunto questa grande responsabi-lità, una sfida da vincere che va al di là della nostra mission. Oggi posso affermare che stiamo onorando questo impegno solenne, garantendo la sicurezza e la dignità a tutti i lavoratori, nessuno escluso. È una battaglia di civiltà, è una battaglia da vincere perché il lavoro diventi davvero lo “strumento per contribuire alla trasformazione e all’evoluzione del creato, a favore di tutti”, proprio come è scritto nella enciclica Laborem exercens.

Franco Turri Segretario generale Filca-Cisl

Grazie, gentile e caro segretario generale, per questo giusto e partecipe richiamo a considerare con tutta la sollecitudine necessaria una ferita aperta, anzi letteralmente spalancata nelle nostre società: la morte a causa delle condizioni di insicurezza in cui in Italia e in tutto il mondo si continua a lavorare. È importante ricordarlo, e quasi gridarlo, in questa Giornata per la salute e la sicurezza sul lavoro 2020 che cade nel pieno della crisi da Covid- 19. L’emergenza gravissima che in ogni parte del mondo sta travolgendo la vita delle persone e dei sistemi sociali ed economici non può farci dimenticare emergenze per così dire permanenti e mai risolte come questa. Il rischio, pur in dosi non per tutti uguali, è parte inevitabile dell’umana esistenza, proprio come le opere delle nostra intelligenza e delle nostre mani, ma i numeri italiani (richiamati nella tabella che accompagna queste righe) e mondiali (citati nella sua lettera) della morte sui luoghi di lavoro continuano a consegnarci il terribile bollettino di un rischio intollerabile, il bilancio di una guerra non dichiarata e sanguinosa, ma purtroppo sempre in corso. Auguro ai sindacalisti come lei, agli imprenditori e a ogni altro organizzatore e custode del lavoro umano (per primi gli Stati, e tra gli Stati per prima la nostra Repubblica «fondata sul lavoro») di saper essere all’altezza dei loro doveri e dell’impegno preso con ogni lavoratore.


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