venerdì 12 aprile 2019
Il lettore sottolinea come i media tendano ad attribuire un’accezione negativa del termine. In realtà tutto dipende dai provvedimenti che vi si richiamano. E il giudizio non è positivo
Sovranismo pensiero neutro? Sì, ma oggi ha un obiettivo separatista
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Caro direttore,
scrivo a lei e al professor Leonardo Becchetti dopo aver letto su “Avvenire” del 7 aprile, in un pregevole articolo dell’economista suo collaboratore, un riferimento critico al cosiddetto sovranismo. Il professore definisce le politiche dell’attuale governo come basate su una impostazione sovranista, e puntualmente argomenta sui punti di debolezza di tali politiche. A mio parere le politiche dell’attuale governo, pur criticabili, non possono ricevere uno stigma negativo solo sulla base della loro ispirazione sovranista. Il sovranismo in sé è una dottrina eticamente neutra della filosofia politica, che può essere criticata o meno a seconda di come viene declinata nelle politiche nazionali e internazionali. L’enciclopedia Larousse bene definisce il sovranismo, come «dottrina politica che sostiene la preservazione o la ri-acquisizione della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in contrapposizione alle istanze e alle politiche delle organizzazioni internazionali e sovranazionali ». In senso stretto, il termine “sovranismo” non ha un substrato storico imponente quale quello di ideologie deprecabili e funeste come furono storicamente il nazismo, il fascismo e il comunismo totalitario, e quindi è una dottrina ancora tutta da approfondire, senza pregiudizi ideologici. Ritengo quindi che non sia appropriato criticare una politica adducendone semplicisticamente il carattere sovranista, senza ulteriormente spiegare e argomentare. “Avvenire” e, mi sembra, in genere tutti i media generalisti italiani non hanno mai svolto finora un approfondimento sufficiente su tale pensiero politico dei nostri giorni, neppure nelle pagine culturali. Grazie per la cortese attenzione

Saverio Gastiglioni Montalto

Caro dottor Gastiglioni in quel mio articolo ho ragionato su questioni puntuali e sui “pro” e sui “contro” di diversi provvedimenti adottati dal governo. Per chiamare con un aggettivo il governo si utilizza di solito “giallo-verde”,“sovranista” o “populista”. Nell’articolo in questione ho usato il secondo aggettivo. Il termine sovranista non ha ovviamente di per sé un’accezione negativa. Vuole solamente significare l’attenzione preferenziale nella strategia del governo all’esercizio della sovranità politica in sede nazionale e non in sede europea (come correttamente indica nella sua lettera). L’articolo, infatti, non è una critica del sovranismo in sé (potremmo discutere dove l’opzione della sovranità nazionale è preferibile e dove no), ma un’analisi dei diversi provvedimenti che ho cercato di svolgere in modo puntuale. Per questo motivo la sua proposizione «ritengo quindi che non sia appropriato criticare una politica adducendone semplicisticamente il carattere sovranista, senza ulteriormente spiegare e argomentare» non è corretta, perché non è questo quello che si fa nel mio editoriale che spiega e argomenta critiche nel merito di specifici provvedimenti. Cordiali saluti

Economista, Università degli Studi di Roma “ Tor Vergata”


Aggiungo, gentile e caro amico lettore, poche righe alla puntuale risposta del professor Becchetti. Al sovranismo contemporaneo “Avvenire” ha per la verità dedicato una lunga serie di articoli e di approfondimenti soprattutto nelle pagine delle Idee, ma anche in diverse sezioni del giornale. Chi ha importato in Italia quell’espressione in chiave duramente anti-europea ha tradotto il termine souverainisme caro ai franco-canadesi del Quebec e “marchio” della loro polemica separatista rispetto all’altro grande Stato federale nordamericano. Personalmente, sono arrivato alla conclusione che il sovranismo nostrano non subisca grandi pregiudizi, ma che piuttosto se ne nutra e li alimenti. La sovranità è una cosa seria, il sovranismo – soprattutto nella “società globale” di oggi – a mio parere no: è una tendenza autolesionista. So che è una conclusione dura, ma l’abbiamo motivata e argomentata. E continueremo a farlo, da cattolici, da italiani e da europei. Grazie delle sua bella e cordiale attenzione. (mt)

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