martedì 8 marzo 2011
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Leggo che in Italia solo il 15 per cento dei bambini piccoli va all’asilo nido. Gli altri vanno dai nonni. Poiché sono un nonno e due nipotine vengono da me, vorrei dire la mia. Sono contento che vengano da me. Sono contente di venire da me (e da mia moglie; anzi, è inutile che mi autoinganni, vengono anzitutto dalla nonna, e di conseguenza dal nonno). Credo che nessun asilo nido potrebbe dar loro quel che diamo noi. Credo che con nessun asilo nido la loro madre potrebbe avere la sicurezza che ha con noi. Credo che con noi maturino più che in un asilo nido. Credo che la nostra nonnità sia migliore, più serena, più felice, meno sola, se con noi ci sono le nipotine. Credo, infine, che un asilo nido sia una spesa, mentre noi siamo un guadagno. L’asilo nido si fa pagare, noi per le nipotine spendiamo: cibo, vestiti, divertimenti, qualche vacanza. Ma credo che questo fenomeno, nipotini che vanno dai nonni in numero così elevato, questo fatto che caratterizza la società italiana, abbia una spiegazione nascosta, difficile da tirar fuori. Ci proverò.Mandando i figlioletti dalla loro nonna, una madre si sente più madre, perché sente di mandare i figlioletti da colei che è stata la sua (della madre) educatrice. In un certo senso, ripete nei figli la propria vita, la propria infanzia. Rinasce nei figli. Il clan, unione di famiglie consanguinee, diventa l’ambito nel quale si realizza una forma d’immortalità. Se il figlio piccolo è dai nonni, la madre non ci pensa, si sente a posto. Perché il figlio è pur sempre dentro la famiglia che precede la sua famiglia. Mentre se il figlio è all’asilo nido, è fuori della famiglia, con tutto ciò che questo comporta. La tranquillità mentale della madre è la condizione perché possa lavorare. Lavorando guadagna. Anche con i figli all’asilo la madre lavora e guadagna, ma una parte di quel guadagno va all’asilo. Avere i nonni è un vantaggio. I nonni servono all’economia del Paese. Vivendo con i nonni, i nipoti imparano ciò che i nonni sanno. Favole, canzoni, storia, leggende, notizie, proverbi, massime... È tutto un po’ vecchio, di due generazioni prima, ma in questo modo si realizza quella che si chiama "tradizione", parola che vuol dire "consegna" (del sapere). Se qualcosa si conserva della tradizione, il merito è dei nonni.Il cervello dei nonni sveglia il cervello dei piccoli. Ma anche viceversa: il cervello dei piccoli tiene sveglio il cervello dei nonni. Rispetto a una volta, le nostre di oggi sono famiglie rovesciate: una volta erano incentrate sui vecchi (anche perché i vecchi erano intestatari di tutto), oggi sui bambini. Se in casa dei nonni càpita un nipotino, tutta la vita si regola sul nipotino: televisione, passeggiate, pranzo-cena, passatempi, sonno-sveglia. La vita in casa ringiovanisce (cioè, siamo chiari, rimbambisce). C’è in Sky un canale per bambini, tu non lo sapevi, ma il nipotino sì. Se hai parenti con figlioletti, devi installarti Skype, perché il nipotino non vuole salutarli, vuole vederli. Tu gl’insegni a leggere e scrivere, il bambino scopre nell’alfabeto problemi che tu non ti ponevi più: a cosa servono j, k e w? E perché la sequenza nell’alfabeto è a b c d, mentre sulla tastiera è q w e r t? Invece di imparare a memoria a b c d, non sarebbe meglio imparare q w e r t? Più ci penso, più credo che i bambini abbiano ragione. Il che non significa che siano angelici. Sono anche maligni, lo sapeva Freud. Porto con me la nipotina mentre vado a tenere una conferenza, parlo, uno del pubblico mi contraddice, nasce un dibattito, che è il miglior risultato che si possa ottenere. Al ritorno la piccola mi fa: «Quel signore era cattivo?». «Ma no, ha diritto di parlare, siamo in democrazia». E lei: «Non mi piace la democrazia». Signori, abbiamo un problema. I bambini non nascono democratici. Bisogna trasformarli in democratici. Anche a questo servono i nonni.
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