martedì 17 gennaio 2017
Le tre sfide più impegnative per una coscienza politica di matrice cattolica. Intorno a queste priorità varrebbe la pena discutere
Una votazione alla Camera dei deputati (Fotogramma)

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Caro direttore,

Luca Diotallevi, Giorgio Campanini e altri prima e dopo di loro sono tornati sulla questione, sempre attuale, dei cattolici in politica. Convengo con Diotallevi e Campanini su quattro assunti. Primo: merita interrogarsi sulla significanza/rilevanza anziché sulla visibilità. Non indulgere cioè al nominalismo di politici e di sigle che ostentano ancoraggi a una ispirazione cristiana. Ve ne sono anche troppi sulla piazza.

Secondo: se si assume quell’esigente parametro, è giusto muovere dall’interrogativo a monte circa la rilevanza del cattolicesimo nella società (sono meno sicuro che nella cultura, nell’economia, nelle professioni si riscontri una rilevanza superiore a quella che si dà nella politica). Pena coltivare attese velleitarie e fare bilanci fuori dalla realtà.

Terzo: il magistero sociale è un ricco patrimonio comune, ma la politica esige una ulteriore opera di discernimento e mediazione affidata all’autonomia responsabile dei laici cristiani.

Quarto: è legittimo e, a certe condizioni, fecondo il pluralismo dei percorsi e degli strumenti con i quali si può declinare quella più fondamentale ispirazione comune. La storia del movimento politico dei cattolici mostra come quelle mediazioni hanno assunto lo spessore di vere e proprie, distinte culture e tradizioni politiche. Va bene evocare Sturzo e De Gasperi, di certo tra i padri nobili del cattolicesimo politico. Solo con una doppia avvertenza: che vi sono anche altre figure che fanno ricco il patrimonio storicoideale cui attingere ispirazione e comunque è bene che non si attribuisca loro tesi che sono piuttosto nostre. Nel recente confronto sulla riforma costituzionale i Padri sono stati tirati di qua e di là a seconda delle convenienze.

Queste acquisizioni condivise tuttavia non ci esonerano dal compito di situare, problematizzandola, la questione. Pur mettendo nel conto la pluralità delle risposte, si può provare a realizzare una qualche convergenza intorno al seguente interrogativo: quali sono oggi i fronti che più fanno problema? Quali le sfide più impegnative per una coscienza politica di matrice cattolica pur pluralisticamente declinata? Io ne avverto tre (su queste priorità dell’agenda meriterebbe discutere tra noi): un ben inteso primato della politica, che non abdichi all’ambizione di regolare e indirizzare lo sviluppo economico e civile oggi troppo affidato a poteri extra politici; una sensibilità sociale e una tensione all’uguaglianza che sembrano neglette anche a sinistra; la cura per il legame familiare e comunitario a fronte della retorica dei diritti civili in realtà concepiti come meri individuali.

*Deputato del Pd

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