sabato 28 novembre 2015
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Tutte le parole restano parole, ma quando le pronuncia un testimone vero crea silenzio, crea veramente ascolto. Sui giovani, nella mia esperienza, ho sentito dire tutto e il contrario di tutto. È di moda parlarne, ma spesso chi lo fa non è credibile, non smuove nulla. Per fortuna, ci sono delle eccezioni e il Papa è una di queste. Mi ha commosso sentire le sue parole, vedere i volti di chi lo ascoltava, sentire le domande di quei giovani africani, le loro attese e speranze così simili a quelle dei giovani che incontro ogni giorno in Italia, in Brasile, in Giordania.Il cuore dei giovani è sempre quello, è la vera risorsa da cui partire. I giovani sono il vero patrimonio dell’umanità perché possono prendere il buono del passato e renderlo presente e futuro. Nei giovani sono seminati la santità, l’intraprendenza, il coraggio, le mille e mille opportunità di bene che possono davvero cambiare il mondo. Spesso queste risorse sono disconosciute, il mondo degli adulti non ama i giovani e quasi sempre li relega in un angolo. Agli adulti chiedo spesso: "Quanti giovani devono ancora morire di niente perché apriamo gli occhi? Quando smetteremo di contare le vittime della droga, di un sistema economico che affama, non lascia spazi, pregiudica vite? Per quanto tempo ancora?". Eppure, anche i giovani devono fare la loro parte! Molte volte, specie in Occidente,sono loro i primi a negarsi una possibilità, un’opportunità di bene, un sì deciso a ciò che può dare senso.Papa Francesco ha detto bene: spetta a loro scegliere. Scegliere come giocarsi la vita, scegliere tra il bene e il male, dire i "sì" e i "no" che contano, impegnarsi concretamente per la pace, la giustizia, la pienezza, per una società onesta, senza trucchi e favori. Il mondo ha bisogno di giovani così: giovani indomabili, giovani credibili, giovani che non hanno paura di pagare di persona, di affrontare la fatica, le avversità, le incomprensioni. Perché tutto può diventare un’opportunità. Il Papa chiede ai ragazzi un atteggiamento da «sportivi». E io sono d’accordo con lui. Mi colpisce il sacrificio di grandi atleti, calciatori, ma anche musicisti. Sono persone che per dare ali al loro talento spendono ore e ore di allenamenti, di fatica, di impegno. Ed è giusto così! Se questo metodo vale per un pallone e per uno strumento musicale, a maggior ragione dovrebbe valere per il cuore, per la vita, per l’interiorità.Nulla è automatico, nulla nasce da solo, ma servono costanza, pazienza, un metodo che ti fa difendere un ideale con il cuore e con i denti.Un metodo che ti fa camminare lentamente, ma decisamente verso il progetto di bene che solo tu puoi realizzare. Non è un’utopia, è possibile! Ma giovani così hanno bisogno di adulti pronti a credere in loro, pronti a scommettere sul loro ruolo, perché i giovani possono essere futuro nella misura in cui sono il presente. Ho ancora negli occhi e nel cuore la testimonianza di un ex bambino di strada che ho conosciuto qualche anno fa. Dopo anni di povertà e di solitudine, è stato accolto in una comunità cattolica dove la sua vita è fiorita. Oggi, Mike è un giovane adulto che a sua volta accoglie bambini di strada come lui. «Non puoi salvarti da solo – mi diceva – non puoi cambiare vita senza un cuore che ti ascolti e una mano che ti aiuti a sollevarti dal fango». Ognuno di noi può essere quel cuore, quella mano. Possiamo aiutare a rompere i muri e gli schemi (sociali, culturali, tribali...) che isolano e imprigionano, separano e mortificano. Il Papa ce lo ricorda: possiamo davvero avere mani e cuori così, noi adulti possiamo essere padri e madri, capaci di usare bontà e severità, senza inganni e false promesse. Per generare vita vera.
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