Tra spinte dal basso e ascolto dall'alto, che torni l'ora di Educazione civica
domenica 20 maggio 2018

Gentile direttore,
è partita nelle scorse settimane dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, una proposta di legge di iniziativa popolare, chiamata "Lezioni di vita a scuola". Un’ora di lezione alla settimana nella speranza che la Scuola torni a educare a essere un buon cittadino. Esisteva l’Educazione civica, quando andavo a scuola, introdotta da Aldo Moro e tolta da un governo di sinistra. Questa è un’ottima proposta, l’unica che possa aiutare le famiglie a riportare al loro interno una discussione di bene comune, di rispetto dell’altro e di se stesso. Speriamo di potere sottoscrivere presto da cittadini questa ottima proposta di legge. Eppur qualcosa si muove!
Enrico Reverberi

Caro direttore,
una bozza di proposta di legge di iniziativa popolare, partita da Firenze, formalizza la richiesta di rendere obbligatoria (e con voto) l’Educazione civica come materia a sé nelle scuole. Potrebbe servire a migliorare gli italiani? Spero proprio di sì. Oggigiorno, ahimè, i giovani sono un po’ tutti sgarbati. Sarà irriflessione? Esuberanza dell’età? Fatto sta che quando chiedi loro una cosa o non te la fanno, o la fanno con così cattive maniere che ti passa la voglia di chiederla. Questi virgulti, quasi sempre, danno il tu a persone che non conoscono. Ringraziare, per loro, è un’esagerazione. Sugli autobus non mi capita mai di vedere ragazzi alzarsi per cedere il posto ad anziani. Sarei curioso di sapere perché il sistema di una volta è stato infranto: in pratica tutto ciò che è reputato bello, buono, educativo, in conformità a giudizi generali di natura etico-morale? Quanto mi manca quella "cavalleria" di un tempo. I giovani, per costruirsi una vera identità e per vivere degnamente, hanno bisogno di un ordine morale. Il progresso tecnologico-scientifico è stato distruttivo: ha cambiato i buoni comportamenti delle vecchie generazioni. Ricordo con nostalgia che, ai tempi nostri, avevamo l’obbligo di rispettare i genitori, i fratelli maggiori; essere pazienti con i minori; mostrarci affabili con tutti e usare cortesia e rispetto – anzi una specie di venerazione – per i vecchi, a qualunque classe sociale appartenessero. Mi rendo conto che sono virtù rare ad aversi; ma è necessario sforzarsi di conseguirle. Solo così, facendo in tutto e per tutto il nostro dovere, possiamo portarci nell’animo la poeticità, la dolce armonia e la serenità: beni preziosi per stare bene con noi stessi e meglio relazionarci con la società.
Franco Petraglia

È solida e ormai antica la posizione del nostro giornale, oltre che la mia personale, a favore del ritorno pieno ed effettivo a una forma di Educazione civica nella scuola italiana. L’abbiamo proposta e argomentata molte volte, cari amici. E spesso facendo eco alle iniziative del professor Luciano Corradini, grande pedagogista, già presidente del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione e, appunto, competente e tenace sostenitore di questo "ritorno". Otto mesi fa, su "Avvenire" del 21 settembre 2017, in un articolo di Angelo Picariello demmo conto di come la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, in dialogo con Giovanni Moro, figlio dello statista democristiano che introdusse quell’insegnamento nel 1958, aveva ammesso la necessità di una tale svolta «perché si è visto – spiegò Fedeli – che i corsi di "Cittadinanza e Costituzione" non hanno lo stesso impatto sui giovani» di un’Educazione civica ben fatta e strutturata come materia autonoma. Un’intenzione che la mobilitazione per una Legge di iniziativa popolare può sostenere e che speriamo vorrà fare propria il nuovo Governo che, a quanto pare, si avvia a nascere nelle prossime ore. Tra spinta dal basso e ascolto dall’alto, magari, si riuscirà finalmente ad arrivare al risultato troppo a lungo atteso...
Detto questo, sono meno pessimista del signor Petraglia sulle qualità e sulla gentilezza dei nostri giovani – che non sono affatto «tutti» sgarbati, scostanti e indifferenti tra loro, con gli adulti e con gli anziani e neanche «tutti» ignorano i capisaldi del nostro vivere civile – ma ho il suo stesso senso di urgenza. Certo, non è un’ora di lezione a settimana che può fare la differenza, ma è molto importante che con questo strumento si aiuti a comprendere e a interiorizzare, senza retorica, davvero in concreto, la forza dei princìpi posti alla base della Costituzione repubblicana, il senso e la preziosità di una democrazia rappresentativa come la nostra, la ricchezza che nasce dalla collaborazione solidale dentro il quadro di un sistema di norme poste a presidio della dignità e della sicurezza di tutti contro sopraffazioni, ingiustizie e violenze… Come ho scritto più volte, proprio questo tempo che propone la convivenza tra italiani per nascita e tradizione e italiani per migrazione e adesione ci chiede, e quasi impone, di lavorare – anche su questo piano e dentro la "scuola di tutti" – alla continua costruzione e al radicamento dell’«alfabeto comune della con-cittadinanza». So bene che ci sono anche altri luoghi che cooperano a tale civilissimo e sacrosanto fine – a cominciare da quelli offerti dalle nostre comunità cristiane in parrocchie, oratori e nelle diverse realtà associative –, ma è giusto che la scuola faccia pienamente, con efficacia e senza scuse e ritardi, la propria parte.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI