Credito a imprese e famiglie: pensiamo al «dopo»
martedì 29 dicembre 2020

Caro direttore,

con l’avvio delle vaccinazioni anti-Covid e con la definitiva approvazione due settimane fa del Quadro finanziario pluriennale (in pratica il bilancio dell’Unione 2021-27) e del Next generation Eu, il ruolo delle Istituzioni europee è visibilmente animato da uno spirito e da una visione nuovi. Ne sono nati l’Europa della salute (centinaia di milioni di vaccini optati dalla Commissione Ue) e l’Europa della ricostruzione su basi nuove e sostenibili di economia e società. Spirito e visione che non possono mancare nell’Europa delle regole sul credito.

Serve, infatti, una scossa alle norme in materia di prestiti a famiglie e imprese che superino quelle pensate nel 2010 (Basilea 3), riviste nel 2017 (Basilea 3plus) e che dovrebbero entrare in vigore in piena fase (ci auguriamo) post-pandemica a fianco di un piano di ricostruzione guidato da paradigmi nuovi (green, digitale, inclusione) che necessita di investimenti pubblici e privati. Quindi, di credito a imprese e a famiglie. Senza il protagonismo delle quali la «transizione» non si fa. L’iniziativa resa nota ieri 'Le imprese italiane e il credito per la ripresa' dal mondo imprenditoriale e dall’industria bancaria italiani (fortemente voluta e sostenuta anche da Federcasse a nome delle Bcc, Casse Rurali e Casse Raiffesen) va dunque spinta anche politicamente dal Parlamento e dal Governo italiani. E. nei territori, dalle Regioni, dai sindaci, dagli imprenditori che – nel caso delle Bcc – sono spesso i soci-cooperatori e quindi portatori di risparmio e prenditori di credito.

Bisogna pensare al 'dopo', a cosa fare e come farlo. Le misure emergenziali adottate nelle ultime settimane hanno visto lo Stato e le Istituzioni europee mettere in campo misure economiche e normative di assoluto rilievo. Il primo è intervenuto anche come garante a favore dei privati per assicurare la continuità del credito. La Bce ha favorito l’immissione di liquidità con programmi straordinari. È stato 'sospeso' il patto di stabilità con diverse rigide regole a suo tempo poste. Queste novità non possono non coinvolgere in modo determinato e lungimirante anche le regole europee sul credito. Il mondo ante-coronavirus non c’è più e servono approcci e regole nuovi per favorire il credito all’economia reale.

In concreto, la richiesta congiunta e compatta alle Istituzioni europee punta a rivedere con urgenza le regole sulle nuove definizioni di 'default' dei debitori (in vigore fra 36 ore) e sul calendario degli accantonamenti per i crediti deteriorati (Npl), il cosiddetto calendar provisioning. Lo scorso luglio, in un’audizione resa alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario, avevamo lanciato l’allarme rispetto a una normativa bancaria pensata in un’epoca differente e inadeguata al tempo storico. Soprattutto perché capace di innescare effetti prociclici in contrasto con gli obiettivi di ristoro del reddito (anche con crediti garantiti e moratorie) a favore di imprese e famiglie. La lente di osservazione delle 'banche di comunità', delle Bcc, Casse Rurali e Casse Raiffeisen ci mostrava da diverse settimane segnali di sofferenza tendenzialmente acuta da parte di sempre più ampie fasce di popolazione o di settori produttivi tradizionalmente resilienti in periodi di crisi endogene e di minore impatto globale.

Il Credito Cooperativo aveva chiesto – sul tema specifico della gestione degli Npl – che ci si adoperasse per una modifica significativa (o una sospensione per almeno 3 anni) del Regolamento 2019/630 del Parlamento e del Consiglio europei che disciplina la copertura minima delle perdite sulle esposizioni deteriorate; per un quadro di incentivi alle banche per favorire la gestione interna dei crediti deteriorati delle micro-piccole-medie imprese e delle famiglie per favorirne la ristrutturazione (in luogo dell’impulso a venderli in modo massiccio e veloce); la costituzione di 'veicolo/i nazionale/ i' (con eventuale partecipazione pubblica) per l’acquisto degli stessi crediti deteriorati al valore economico; la conferma e la stabilizzazione nel medio termine delle garanzie statali (Gacs). Richieste tuttora valide.

Il «cambio d’epoca» accelerato e imposto dalla pandemia va trasformato in un’opportunità per realizzare anche una Unione bancaria inclusiva, diversificata e sostenibile (medesima ispirazione del Next generation Eu). In tal senso, va ricordato il parere del Comitato economico e sociale europeo (Cese) approvato a Bruxelles a luglio: la regolamentazione bancaria richiede «un duplice impegno di memoria anche critica rispetto agli eventi che hanno condizionato progressivamente il quadro regolamentare europeo e di visione prospettica lucida su dove si vuole arrivare in futuro».

Presidente Federcasse

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