La conclusione (prevedibile) della trattativa con l’Ue
venerdì 21 dicembre 2018

È come se i leader del governo gialloverde si fossero iscritti a un corso di economia dal titolo 'Effetti di politiche di bilancio con retroazione finanziaria in mercati globali e in presenza di unione monetaria'. Il corso è durato alcuni mesi con un costo un po’ salato, che abbiamo pagato noi cittadini: qualche miliardo di maggiori oneri sul debito sulle ultime emissioni di titoli pubblici. L’esame alla fine è stato superato per il rotto della cuffia.

La risposta alla domanda principale era scritta nell’editoriale di 'Avvenire' del 30 agosto 2018 (online: tinyurl.com/y9bjqzzs ), dove si proponeva di «vaccinare il Paese contro il rischio di una crisi finanziaria» spalmando Reddito di cittadinanza e 'quota 100' in tempi più graduali, rispettando il limite massimo di tolleranza del deficit verosimilmente posto attorno all’1,9-2%. Conclusione cui siamo finalmente arrivati ieri. Tra una data e l’altra ci sono stati i quasi quattro mesi di euforia peronista, dell’affaccio al balcone, della manovra alla Schettino con la navigazione vicino agli scogli di una crisi finanziaria.

Con le agenzie di rating che ci hanno benevolmente graziato, non adeguando la valutazione del debito ai livelli di spread che esprimevano le preoccupazioni dei mercati finanziari e dei semplici risparmiatori. Nei prossimi mesi molte cose potranno cambiare, ma l’interesse di entrambe le parti per un accordo dovrebbe permanere per evitare un doppio suicidio: quello del Governo italiano, che ci porterebbe sull’orlo di una crisi finanziaria; quello delle istituzioni europee, che darebbero un formidabile assist alle forze populiste e dimostrerebbero di usare due pesi e due misure tra Italia e Francia.

Perché le complesse regole fiscali di cui l’Ue si è dotata assomigliano al Var nel calcio: apparentemente oggettive e uguali per tutti, in realtà passibili di interpretazioni arbitrarie. Ma è inutile appellarsi a questo. Il giocatore intelligente conosce le regole del gioco, cerca di ottenere il risultato migliore possibile per la squadra rispettandole e si batte poi nelle sedi opportune per cambiarle e renderle migliori, come ha ricordato ieri qui con efficacia Roberto Sommella. Il giocatore meno avvertito passa invece il tempo a imprecare contro l’arbitro, e la squadra perde la partita.

Molte le novità emerse dall’accordo. Il ridimensionamento atteso di 'quota 100' che evita il dissesto dei conti della previdenza. Il ridimensionamento del Reddito di cittadinanza, che rischia di alimentare una fuga verso il sommerso. Alcuni miliardi di flessibilità concessi dalla Commissione, e una poco lungimirante clausola di salvaguardia sui conti per la quale si prevedono altri tagli se le finanze pubbliche peggiorano. Infine, alcuni provvedimenti di buon senso come l’ecotassa più progressiva o la riduzione dell’adeguamento all’inflazione delle pensioni più alte. Resta il difetto fondamentale dell’assenza di focus su un punto chiave per il Paese: l’incentivo fiscale agli investimenti privati per agganciare il treno della qualità e del progresso tecnologico. La manovra trasformata da grandiosa a minimalista è più o meno espansiva?

In molti pensano che con meno deficit ci sarà meno espansione. Non proprio perché il secondo concetto base del 'corso di economia' che abbiamo citato all’inizio è che in mercati globali e in presenza di Unione monetaria, politiche in deficit che vanno in conflitto con le regole creano un aumento dei costi finanziari che più che compensa l’effetto espansivo. E dunque ora che manovriamo in direzione contraria dobbiamo aspettarci meno finanziamento in deficit dei consumi ma anche un effetto di retroazione finanziaria positivo dettato dalla riduzione dello spread.

' Nec cum te nec sine te vivere possit' è un antico detto latino, amato e usato da molti poeti, sul paradosso delle relazioni amorose che sembra calzare anche per quelle tra gli Stati membri dell’Ue. In realtà il detto è un po’ pessimista perché, se è vero che senza relazioni di qualità non si può vivere bene, è anche vero che la cura delle stesse le può rendere più simili a un paradiso che a un inferno. In un mondo che si affida sempre di più alle 'magnifiche sorti e progressive' della tecnologia l’arte di costruire reputazione e relazioni di fiducia e di qualità (tra persone come tra Stati) resta la più importante e, in molti casi, la meno coltivata.

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