giovedì 21 settembre 2017
Nell’ente operano consulenti scelti secondo un principio di "rappresentanza" di tutte le espressioni economiche e produttive
Cnel nuovo e più utile sfida per la politica
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Caro direttore,
con settembre 'ricomincia la politica' e anche il Cnel si avvia a iniziare nuovamente il suo lavoro: negli ultimi giorni di agosto sono arrivate le nomine della Presidenza del Consiglio dei 48 esponenti delle parti datoriali e sindacali; esperti ed esponenti del non profit erano già stati nominati, e si prepara così l’avvio della nuova Consiliatura 2017-22. Certamente ricominceranno le polemiche sull’utilità o meno del Cnel, ma il momento è opportuno per qualche riflessione e qualche domanda. La politica del Governo attuale, finalmente più sintonizzata sul noi che sull’io, potrebbe essere più attenta alle 'ragioni' del Cnel.

Ma davvero con una realtà sempre più globale e complessa si può pensare di fare a meno dei corpi intermedi? Decisioni di chi governa e fa le leggi assunte senza il coinvolgimento dei corpi intermedi non corrisponderebbero mai alle attese del Paese reale, che appare sempre più lontano da una politica ridotta ad campo di battaglia tra opinioni ridotte a slogan e tesa a inseguire l’ultimo sondaggio. Ma davvero si può pensare che la crescita di qualche decimale di Pil possa coincidere con un aumento del benessere personale e sociale dei cittadini senza che cresca, parallelamente al Pil, la solidarietà, la capacità di riscoprire il senso del vivere insieme, cioè in una parola la coesione sociale? E le parti sociali non possono essere forse, se capaci di andare oltre la pura rivendicazione dei propri interessi, il veicolo reale, come è stato nel nostro migliore passato, per costruire nel Paese questa solidarietà? Tutti i Ministeri sono pieni di onerosi consulenti, scelti secondo il principio di 'somiglianza', che vanno e vengono a seconda di quanto dura il legame con il principe di turno.

Ma c’è un 'luogo', di rilievo costituzionale, di consulenti scelti invece secondo un principio di 'rappresentanza' di tutte le espressioni economiche e produttive. Il Cnel, appunto. E perché non potrebbe essere questo, come recita la Costituzione, il consulente utile di Governo e Parlamento? Con la 'molecoralizzazione' della rappresentanza, per cui oggi in Italia non è più chiaro chi rappresenta chi, non ci sarebbe forse bisogno di un Cnel rinnovato, capace di mostrare una vera tensione al bene comune e non approcci meramente rivendicativi delle parti sociali? Sono due le possibili nuove attribuzioni al Cnel, che però necessitano di una norma legislativa, che promettono di essere utili al Paese. La prima: il Cnel deve diventare l’«ente certificatore» della rappresentatività sindacale nel settore privato che oggi, a differenza del settore pubblico, non è né misurata né certificata da nessuno. Il documento di Cgil-Cisl-Uil e Confindustria del gennaio 2014, recentemente confermato, indicava proprio nel Cnel il soggetto titolare della misurazione e certificazione di questa rappresentanza.

Non è questa una cosa di cui c’è necessità in Italia? La seconda: entro il 20 marzo 2018 ogni Governo europeo, secondo le indicazioni delle Autorità europee (Consiglio e Commissione) deve costituire un Comitato nazionale per la produttività ( National Productivity Board) in grado di misurare la competitività e la produttività di ogni Paese. Chi meglio del Cnel che è «composto da rappresentanti delle categorie produttive» (art. 99 della Costituzione) può essere il soggetto e il luogo di questo Comitato? Il Cnel ha tutte le intenzioni di dimostrare di poter essere «nuovo» e più utile al Paese; spetta alla politica permetterglielo.

*Vicepresidente del Cnel

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