giovedì 28 luglio 2016
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Si era capito ormai da tempo che sarebbe andata a finire così. In un clima crescente di tensione e imbarazzo per le vicende giudiziarie di Torino, ma soprattutto in presenza di un progetto milanese complessivo che sarebbe stato difficile rifiutare da parte degli editori, il Salone del libro a Milano stava crescendo nelle quotazioni di settimana in settimana.  Quello che non si era riusciti a fare allora – come si è ricostruito su Avvenire – oggi diventa dunque realtà. Gli editori avranno più mani libere, più potere decisionale e più voce in capitolo su tutto, soprattutto però perché entra in gioco Milano, che è la chiave di volta dell’intero progetto, l’asse portante attorno al quale ruota tutto il resto. In altre parole, il resto si farà perché si fa a Milano, che è così destinata a diventare la sede del nuovo Salone nazionale del libro.  Torino può anche fare, con giusta rivendicazione dei suoi innegabili meriti e quindi anche con giustificato orgoglio, l’edizione del trentennale del Salone, ma se già l’anno venturo, come pare a distanza di pochi giorni da Torino, si aprono pure le porte del Salone di Milano, appare difficile credere a un’effettiva competizione. Per un semplice motivo: una grossa base editoriale è già a Milano e dintorni. Ci sono tutti i gruppi editoriali maggiori, e questo significa che tutte le case editrici controllate o partecipate seguiranno la capogruppo (sono già un centinaio di case editrici). Senza contare tutte gli altri editori della Lombardia e del resto d’Italia, e tanti altri possibili espositori.D’altra parte, è difficile che un editore possa andare una settimana prima a Torino e una settimana dopo a Milano: è costretto a scegliere dove gli costa di meno, non soltanto in termini di spazi espositivi, ma di spesa complessiva (alberghi, pranzi, trasferte, trasporti, personale, ecc.), e dove gli conviene di più dal punto di vista del mercato e della comunicazione col pubblico. Non resta che vedere quello che accadrà. Sperando che ne venga un bene per il libro, anzi per i libri e per chi non smette di scoprirli e di leggerli.
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