giovedì 5 maggio 2011
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Gentile direttore,il reddito medio pro capite quotidiano nell’Africa nera si aggira sui 30-70 centesimi di euro; nei Paesi arabi non petroliferi va dai 3,5 ai 7 euro; rispetto a questi ultimi, in Europa è 10-15 volte maggiore. È ovvio che un tale divario diventi il motore che alimenta le migrazioni. Ma è altrettanto ovvio che il quasi miliardo di africani non può trasferirsi in Europa. Per arginare i processi migratori, l’alternativa, lo ha scritto il Pontefice, consiste nel migliorare la situazione e le condizioni di vita delle persone nel loro Paese di origine perché non siano costrette ad emigrare. Tesi giusta ma che richiede precisazioni. La popolazione del mondo industrializzato assomma a 1,3 miliardi, e, pur costituendo solo un sesto della popolazione mondiale, consuma i tre quarti delle risorse planetarie. Allora, si pone la questione di rivedere la distribuzione delle risorse tra Nord e Sud del mondo. Infatti non è vero ciò che dicono Fondo monetario, Banca mondiale, governi occidentali, quando affermano che è sbagliato litigare su come dividere la torta delle risorse; e che bisogna invece accrescerla perché cresca la fetta di tutti, compresa quella dei Paesi del Sud del mondo. La torta non può crescere illimitatamente perché le risorse non rinnovabili vanno verso l’esaurimento e costano sempre di più, mentre la tecnologia non ha ancora individuato risorse sostitutive; non ci sono inoltre credibili politiche di sviluppo sostenibile sul lungo periodo. Luciano Gallino ha denunciato che, ai livelli attuali dei consumi, occorrono già le risorse di una Terra e mezza (difatti stiamo intaccando il capitale Terra), e che, se tutto il mondo consumasse quanto un americano medio, ci verrebbero le risorse di 4-5 pianeti Terra. È inutile criticare i respingimenti dei migranti e altrettanto piangere sulle vittime delle tragedie, se poi non si modificano gli squilibri attuali, anche se ciò inevitabilmente comporterà un ridimensionamento radicale dei nostri consumi e del nostro stile di vita. Ma è ciò che, nei Paesi sviluppati, nessuno (a destra come a sinistra) vuole fare, perché una diversa e più giusta distribuzione delle risorse è incompatibile con l’attuale assetto politico e economico del pianeta. Cordiali saluti.

Giuseppe Ladetto

La sostanza del suo ragionamento – che mi dolgo di aver dovuto sintetizzare – ha rimandi evidenti, e credo consapevoli, al magistero del Papa e della Chiesa. Personalmente, gentile professor Ladetto, sono d’accordo con lei soprattutto a proposito della necessità di cambiare stili di vita all’insegna della sobrietà, dell’uso accorto ed equo delle ricchezze terrestri e del rispetto dell’ambiente naturale. Certo, so anch’io che non è e non sarà semplice convincere a questa evoluzione e a queste "rinunce" noi stessi e, ancor di più, i membri delle società – penso in particolare a quelle dei nuovi "grandi" d’Asia e d’America – che dei frutti dello sviluppo economico-produttivo stanno cominciando a godere appena adesso (tra non poche contraddizioni e, purtroppo, ripetendo e persino aggravando gli errori già fatti nel cosiddetto "Nord del mondo"). Eppure la strada è segnata. Così come è segnata la via maestra di una ricerca davvero al servizio dell’umanità. Il volto della "tecnoscienza" perderà gli inquietanti tratti anti-umani che lo caratterizzano e tornerà a essere benevolo solo se diventerà chiaro che essa persegue i propri obiettivi nel pieno rispetto della vita e in una comprensione, per così dire, "innamorata" dell’ambiente nel quale gli esseri umani sono inseriti e del quale non sono padroni assoluti, ma custodi (che la morale impegna e rende responsabili). Giustizia e pulizia, cura e sostenibilità, sono i poli positivi entro i quali deve crearsi questa corrente virtuosa. A questo penso, quando parlo e sento parlare di "sviluppo" e quando, da cristiano, ragiono sul senso della nostra partecipazione – qui, ora e domani – all’azione creatrice di Dio.Ovviamente so anche, quanto lei, che oggi la politica – come certa cattiva scienza, certa deludente filosofia e certa esitante pedagogia – è troppo spesso incapace di darsi quei buoni cardini e quegli ottimi obiettivi. Che per fortuna voci non tacitabili, come quella di Papa Benedetto, indicano con tenace chiarezza. Rispetto ai tradimenti dell’amore, della speranza e della giustizia che questo atteggiamento comporta non sarà mai inutile criticare chiusure e piangere vittime, ma è evidente che non basta. Io, dunque, cerco di far sapere e capire che darsi cardini morali e obiettivi giusti è indispensabile. Lei, per la sua parte, continui a testimoniarlo e a insegnarlo. Forse fa sentire controcorrente, ma "contro" sono altri. E, poi, è questo che serve per rendere la vita e il mondo un po’ migliori.
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