domenica 16 gennaio 2011
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Giuseppe Toniolo, 'sociologo ed economista', sarà presto beato. La Chiesa, al termine di un lungo percorso, ha riconosciuto che questo grande protagonista del movimento cattolico, a cavallo tra l’800 e il secolo scorso, ha vissuto e testimoniato in modo radicale il Vangelo e può essere quindi indicato come modello ai cristiani tutti. Lui stesso aveva scritto da Pisa, dove era professore universitario – ed era il 1900 – «noi credenti sentiamo, nel fondo dell’anima, che chi definitivamente recherà a salvamento la società presente, non sarà un diplomatico, un dotto, un eroe, bensì un santo, anzi una società di santi». Quella di Toniolo è una santità, per così dire laica, comune ad alcuni cristiani del nostro tempo (da Giordani a Lazzati, da La Pira a De Gasperi). Essa legge i segni dei tempi ed è collocata pienamente nel mondo con le sue tensioni, le sue speranze, le sue cadute ma è tesa a cercare «il regno di Dio e la sua giustizia», secondo l’insegnamento di Gesù, che la Chiesa traduce nella dottrina sociale senza clericalismi o integralismi. Il magistero di Toniolo – perché di questo si tratta – si colloca negli anni aperti dalla Rerum Novarum di Leone XIII, quelli di un capitalismo inumano e di un socialismo aggressivo, rampante e sostanzialmente anti­cristiano, sui quali il professore di Pisa si sofferma, in numerosi scritti, occupandosi della piccola e media industria, delle condizioni di vita dei lavoratori (operai, contadini, salariati agricoli...), dell’economia capitalista, della cooperazione, delle organizzazioni sindacali e professionali, della «democrazia cristiana» discussa dall’Opera dei congressi, con valutazioni e indicazioni (in parte superate, in parte parziali) che rivelano anche una capacità di individuare le conseguenze negative nella stessa comunità cristiana di una crescita distorta e disuguale dell’economia e della società a causa dell’instaurarsi di «una inonorata plutocrazia», dominata dalla speculazione finanziaria in un mercato senza regole e senza etica. Giudizio, questo, di un’attualità travolgente. La santità di Toniolo non sta ovviamente in questi suoi giudizi e prescinde, in un certo senso, anche dal suo pensiero sul sistema politico in un’Italia nella quale vigeva ancora il non expedit, e comunque la partecipazione politica dei cittadini era ridotta e condizionata dal censo e dal grado di istruzione. Lo stesso professore aveva espresso valutazioni molto critiche sul suffragio universale, sui partiti, sul ruolo dello Stato (anche se temperate dal favore dimostrato per più forti autonomie locali e per il ricorso ai referendum popolari). Tuttavia per Toniolo – sono sue parole – «la democrazia, qualunque sia la forma di governo, deve essere propria di tutti i tempi e di tutti i luoghi, e chi si mette fuori della democrazia in questo senso, si mette fuori dell’ordine sociale bene inteso». Concetti significativi, ma in un certo senso fini a sé stessi. Perché lontani, allora, dalla realtà del Paese. È un altro il percorso per accostarsi alla santità di Toniolo. Il suo magistero parte da una considerazione che si può far risalire al Vangelo: che l’economia è al servizio dell’uomo (e non viceversa), che il lavoro viene prima del capitale e che quindi il profitto non può essere l’unica misura della società.Questa deve essere, infatti, animata dalla solidarietà e della gratuità come ci ha appena rammentato con grande forza argomentativa Benedetto XVI nella sua enciclica Caritas in veritate . Rivolgendosi in particolare ai giovani, Toniolo scriveva: «Occorrono spiriti generosi, pronti dovunque a sacrificarsi per il bene di tutti e ricchi di quella magnanimità che non si attinge che alla continua comunicazione con Dio». Toniolo – economista, sociologo e anche il politico – fonda il suo impegno a cercare «il regno di Dio e la sua giustizia» – come dimostra la nutrita documentazione raccolta per il processo di beatificazione – su una intensa spiritualità. Testimoniata da questa continua preghiera: «O Signore, previeni le nostre azioni, ispirandole e dirigendole con il tuo aiuto, perché ogni opera sempre in te cominci e per te finisca. Amen».
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