Una promessa da mantenere
sabato 23 aprile 2022

Domani celebreremo con gratitudine di cittadini il 25 Aprile, il settantasettesimo. E al sessantesimo giorno di nuova guerra aperta in terra d’Europa, nell’Ucraina invasa dalla Russia di Putin, è bene aver chiaro che questa Festa è preziosa e benedetta non solo e non tanto perché è un’occasione di civile memoria, ma perché è una promessa da continuare a mantenere. Una promessa di Liberazione. Liberazione da ogni potere oscuro e ingiusto. E liberazione dalla guerra. Ideali scolpiti in Costituzione e diventati così abituali nell’esperienza personale e comunitaria che ormai si rischia di darli per scontati, magari, di lasciarli piegare ai calcoli del momento.

Ma la liberazione dall’ingiustizia e dall’oppressione è una cosa seria ed è liberazione – mai conclusa, purtroppo – anche dalle propagande che arruolano e istigano (pure in quel dopoguerra occorse tempo per disarmare mani e coscienze...). Ricordiamocene. E ricordiamoci che proprio questo è il processo storico che la vittoria sul nazifascismo ha faticosamente avviato. Quella fatica ha assicurato all’intero popolo italiano tre quarti di secolo di pace e democrazia. Anni luminosi, difficili e persino plumbei, insidiati anche da illiberali e terroristi di opposto colore, ma fermamente difesi da tantissimi e, infine, pacificamente vissuti da tutti. Sino a oggi.

È però impossibile sottovalutare e a maggior ragione adesso, quell’altra conquista che il 25 Aprile ci ha consegnato: la liberazione dalla guerra. L’articolo 11 della nostra Carta, col suo «ripudio» definitivo, morale e giuridico, della violenza bellica, ha cominciato a scriversi quel giorno, con il sangue versato dai resistenti e da ogni altra vittima, italiana e no, dell’immane macello al quale l’Italia aveva in principio partecipato – ricordiamoci anche questo – come Stato aggressore. Perciò abbiamo posto a fondamento della Repubblica che noi tutti siamo l’idea di un uso militare e civile della forza e del dovere della difesa che si può ben definire nonviolento. Questa è la promessa – ma si può dire la profezia – alla quale con coraggio e lucidità dobbiamo restare fedeli, per contagiare l’Europa e il mondo.

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