La Serie A di Tavecchio e lo sponsor illegale in Italia
giovedì 9 novembre 2017

Inopportuna e illegale, anzi, come dicono all’Agenzia dei Monopoli, « contra legem ». La decisione della Lega calcio di Serie A di prendere come «sponsor ufficiale» la società di scommesse 1XBet è per certi versi ancora più sbagliata di quella della Federcalcio che un anno fa accettò la società Intralot come sponsor delle nazionali 'azzurre'.

Carlo Tavecchio fa dunque il bis. E dopo la scelta da presidente di Federcalcio, la fa anche da commissario della Lega, che non riesce a eleggere un presidente da anni. Entrambe scelte sbagliate. Non lo diciamo solo noi. Lo stesso Tavecchio il 4 luglio, davanti alla Commissione Antimafia, aveva definito «un errore» aver accettato la sponsorizzazione per gli 'azzurri', aggiungendo che non era sua intenzione rinnovare il contratto. Non sappiamo se ha mantenuto la promessa, sicuramente – con un altra maglia, da commissario e non da presidente – è ricaduto nello stesso errore. Non lo sapeva? Male. Ne era al corrente? Peggio. Anche perché questa volta – oltre all’inopportunità di associare l’azzardo che, come ripetiamo sempre, 'non è un gioco', al calcio che invece è un gioco – c’è la scelta di un 'partner' che in Italia sta operando senza licenza. Contra legem, appunto. C’è una legge, la 401 del 1989, che vieta di accettare la sponsorizzazione e la pubblicità da società dell’azzardo abusive. Sono previste pene pesanti. Secondo i Monopoli chi non ha licenza è abusivo. Quindi anche 1XBet. Per questo sono più volte intervenuti per bloccare la società russa, con licenza a Curaçao, e hanno anche avvertito la Lega del «grave errore» (proprio la stessa parola usata da Tavecchio) che stava facendo. Invano, visto che il simbolo della Lega fa bella mostra di sé sul sito di 1XBet. Pecunia non olet? Male, molto male. «Azzurro vergogna», abbiamo titolato, proprio un anno fa, in occasione della sbagliatissima sponsorizzazione della Nazionale di calcio.

Ci tocca ora scrivere «Serie A vergogna» per questa nuova incredibile scelta. Ma che messaggio giunge agli sportivi e ai tifosi? Soprattutto ai giovani. Si parla tanto di rispetto delle regole, di lealtà. Si chiede ai calciatori di comportarsi correttamente, si mettono in campo strumenti sempre più sofisticati come il Var per scoprire irregolarità, e poi si torna a promuovere l’azzardo, ma lo si fa contra legem. Uno schiaffo, stavolta, anche ai Monopoli e alle società concessionarie. Uno schiaffo a chi, a fatica, sta provando e mettere regole più serie e stringenti al vergognosamente grande affare dell’azzardo. Uno schiaffo al gioco pulito tanto sbandierato dai vertici del calcio nazionale.

Si dirà che tante squadre di Serie A hanno tra i loro sponsor società di scommesse. Scelte comunque inopportune per il messaggio che si trasmette, ma almeno fatte con società a posto con le regole. Scelte brutte, ma dentro la cornice della legalità (anche se quella dell’azzardo è una legalità insufficiente e del tutto permeabile all’illegalità). La Lega va oltre, si fa tentare da una società miliardaria e che, persino su siti specializzati nel sostenere l’azzardo viene definita con «poca trasparenza, soprattutto nel pagamento delle vincite». Sembra proprio, tanto per restare in tema calcistico, un clamoroso autogol. Che ne pensa il presidente Tavecchio? Un altro errore? Noi pensiamo di sì. E lo pensano anche ai Monopoli, quegli stessi Monopoli che abbiamo criticato per scelte più di promozione che di controllo dell’azzardo. Anche stavolta c’è la possibilità di rimediare. Meglio se non aspettando nove mesi per ammettere l’errore.

Che, lo ripetiamo, è del tutto fuori legge. Il mondo delle scommesse è ad alto rischio, si sa, e lo confermano molte inchiesta della magistratura. Soprattutto, e non è un caso, quelle che toccano società che operano senza licenza o concessione, magari con sedi in paradisi fiscali, magari con legami con le nostre mafie. Sdoganare chi opera in questo modo è molto più che un errore. E stavolta basterà meno che mai promettere che i soldi saranno «usati per iniziative sociali».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI