Italia e Cina (e Chiesa) avanti a piccoli passi
domenica 24 marzo 2019

Matteo Ricci, Prospero Intorcetta, Giuseppe Castiglione: i nomi di questi missionari gesuiti in Cina sono stati evocati da Xi Jinping quali esempi di grandi figure che hanno promosso lo scambio culturale tra l’Italia e la Cina. Il presidente cinese lo ha fatto durante la cena solenne offertagli al Quirinale, mentre in un articolo pubblicato alla vigilia della sua visita in Italia aveva ricordato Martino Martini. Queste quattro citazioni fotografano anche lo stato attuale dei rapporti tra Santa Sede e Repubblica popolare cinese: è in atto un percorso di avvicinamento che avviene gradualmente, passo dopo passo, come ha raccomandato più volte papa Francesco. Citare questi quattro gesuiti per sottolineare una lunga e rispettosa attenzione reciproca tra Italia e Cina rappresenta – pur senza specificare che si tratta di missionari cattolici – un indiretto riconoscimento del prezioso contributo dato dalla Chiesa alla comprensione tra Oriente e Occidente. Molte voci di stampa – ma non 'Avvenire' – hanno invece dato per imminente nei giorni scorsi un improvviso balzo in avanti: il Papa avrebbe incontrato Xi Jinping durante la sua visita di Stato in Italia. Sono le stesse che parlano oggi di incontro mancato. In realtà la Santa Sede non l’ha mai preannunciato e neanche dato per probabile. Indubbiamente, papa Francesco ha espresso in diverse occasioni il desiderio di visitare la Cina e nei giorni scorsi il cardinale Parolin ha parlato di porte aperte.

Ma auspicare un incontro o dichiarare una disponibilità fa parte dell’atteggiamento che la Chiesa ha verso tutti. Se l’espressione del sincero desiderio di dialogo da parte di papa Francesco con il popolo cinese seguita a suscitare reazioni contrastanti è perché si continua a ritenerlo impossibile o si vuole contrastarlo con forza. Ma una breccia si è aperta e, ora, non c’è fretta di realizzare tutto in un giorno. È importante che continuino ad arrivare notizie di ulteriori passi verso la riconciliazione tra cattolici 'patriottici' e 'clandestini' che l’Accordo tra le due parti ha reso possibile, come sta accadendo da ultimo anche in Fujian e in Heilonjiang. L’incontro tra papa Francesco e Xi Jinping, che forse anche quest’ultimo desidererebbe, non c’è stato anzitutto perché pesano ancora ostacoli oggettivi che non dipendono interamente dalla volontà delle due parti. In primo luogo, la questione di Taiwan. La Santa Sede ha ancora relazioni diplomatiche con quest’ultima e da molto tempo Pechino ritiene irrinunciabile la politica di 'una sola Cina' che sarebbe contraddetta da un eventuale incontro tra Xi Jinping e papa Francesco. D’altra parte, un improvviso trasferimento della nunziatura vaticana a Pechino aprirebbe scenari inquietanti, che coinvolgerebbe i sostenitori internazionali di Taiwan, in primo luogo gli Stati Uniti, con rischi per la pace nel mondo. Lo stesso governo cinese non vuole che la situazione precipiti. È evidente, perciò, la necessità di continuare con la politica dei piccoli passi.

Che non vuol dire affatto ignorarsi, ma anzi sviluppare con più intensità il dialogo alla ricerca di soluzioni condivise come sta già avvenendo. Su questo terreno, dalla Santa Sede viene una lezione utile anche per l’Italia. La Cina è troppo importante nel mondo di oggi per poter essere ignorata. Bisogna cercare l’incontro con una preparazione adeguata. Che sembra essere mancata in questi giorni nella classe politica e nell’opinione pubblica italiane, quasi smarrite davanti a iniziative come quella della Via della Seta, sebbene non siano proprio delle novità: se ne parla dall’ormai lontano 2013. E nei confronti del 'pericolo' cinese molti hanno rapidamente dimenticato il 'pericolo' francese agitato fino a ieri, riscoprendo gli alleati europei dopo tante dimostrazioni di euroscetticismo. Una felice eccezione è stata rappresentata dal presidente Mattarella, che ha saputo rappresentare con lucidità e grande dignità l’Italia di fonte al suo alto interlocutore cinese, non temendo di auspicare che la Via della Seta sia percorsa in entrambe le direzioni e sollevando anche la delicata questione dei diritti umani. Il presidente Xi Jinping ha mostrato di apprezzare l’amicizia e la sincerità del presidente italiano, instaurando a più riprese un fitto colloquio personale con lui in cui di sicuro sono stati affrontati anche problemi importanti e delicati.

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