Il carro armato buono esiste
giovedì 22 dicembre 2022

Un camion bianco, nel traffico e nelle luci natalizie di Roma, si avvia verso la periferia. Procede lento, fra i pullman turistici e le auto dei romani intenti agli acquisti per le feste. Si immette nel Raccordo anulare – code, anche qui.

Poi sull’Autosole, verso nord, finalmente si viaggia. L’Italia in pace, gli scaffali degli autogrill colmi di dolci e panettoni. L’autista è un uomo robusto, i capelli grigi e una giacca a vento scura - in fila alle casse non lo riconoscono. È uno che non si stanca facilmente, che marcia sotto la pioggia o nella nebbia, costante, ostinato. Verso Nord. Chilometri. La Slovenia, o il Brennero? L’autista deve fare tappa a Przemysl, Polonia, e forse sceglie il Brennero: poi l’Austria, e la Repubblica Ceca. Oltre 1.800 chilometri. Forse un panino per cena, probabilmente una pausa per riposare nel parcheggio di una stazione di servizio.

Verso est, verso est. Strade sempre meno agevoli. Chilometri, adesso, sotto la neve. La strada diritta, e il sonno? Ha un thermos di caffè don Corrado? Sente la radio, o sta in silenzio mentre guida? Fa sempre più freddo, sull’asfalto sempre più neve.

Alla frontiera fra Polonia e Ucraina lo fanno passare: lo manda il Papa, lo sanno. Lo manda il Papa, e a seguire il suo Elemosiniere, dalla Basilica di San Nicola a Bari, c’è anche la preghiera per la pace della Chiesa italiana, ieri sera, guidata dal cardinale Zuppi. Pregare, a cosa serve? si chiedono in molti. In queste ore, serve anche a sostenere la raccolta di maglie termiche per l’Ucraina promossa dall’Elemosineria Apostolica (per donare, https://e.va/magliettetermicheucraina).

Perché nei venti sottozero delle campagne ucraine una maglia termica può salvare una vita. Il camion bianco, «Il più grande che potessi guidare», dice il cardinale Krajewski, è arrivato a Leopoli e ora prosegue, carico di maglie termiche e generatori. La gran parte arriverà con dei Tir. E in breve o lunga teoria arriveranno i piccoli e grandi convogli organizzati dalla rete di solidarietà dei nonviolenti italiani Stop The War Now, Mean e tanti altri di associazioni, circoli, parrocchie. Ma anche il cardinale Krajewski va di persona a Kiev e Zaporizhzhia. Perché lui è la mano del Papa, e perché gli aiuti, una volta giunti a Leopoli, vanno portati oltre, in zone di guerra, su strade ghiacciate, dove un Tir non passa. E non è facile, ed è la missione di don Corrado, uno che non si ferma. Il “cardinale elettricista”, lo hanno chiamato mesi fa per un suo deciso e competente intervento nella centralina elettrica in un edificio romano occupato e lasciato al buio. Il cardinale elettricista è anche camionista. Al telefono con “Vatican News” ha il fiato corto per il gelo. E ha 59 anni don Corrado, l’età in cui noi in Italia si cerca di andare in pensione. E ora davvero, nelle città buie dei blackout, nel grande inverno dell’Est, don Corrado è agli antipodi da Roma.

Venti ore di viaggio, un altro pianeta. Nulla è garantito. Il cielo a tratti si illumina di lampi minacciosi: boati, lontani. Il camion bianco va. Sul tetto ha un lampeggiante blu. Dovrebbe segnalare che il mezzo porta soccorsi. Ma i missili cadono dove vogliono cadere. Sul web, intanto, ogni minuto una donazione per le magliette termiche. (Venti, dieci, trenta euro. Offerte di gente non ricca, ma una dopo l’altra. Sanno che quelle magliette con don Corrado vanno dove devono andare, fino ai rifugi, alle case con i termosifoni gelati).

A che serve pregare? Anche a contagiare, a contagiarsi in questo dare a chi non ha più niente. A chi è tanto spogliato e privo di tutto, che noi non lo riusciamo a immaginare. A Bari ieri sera la Chiesa italiana vegliava e pregava. Krajewski là, in Ucraina, a sfangare altri chilometri. Chissà se sotto il maglione pesante porta la croce cardinalizia? Certo, la croce che pende sul volante è scomoda. E poi negli autogrill desterebbe attenzione, e don Corrado non ha tempo da perdere – venti sottozero in Ucraina, maglie e generatori devono arrivare. Un gigante di ferro avanza per le strade verso Kiev. Uno solo, direte? Sono migliaia i carri, russi e ucraini. Sì, ma quello di Krajewski è un carro armato buono. Inarrestabile, ostinato, e buono.

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