E che questo finalmente sia l'«anno della scelta»
sabato 10 aprile 2021

«Allo scoccare dell’anno 2000 dopo Cristo iniziarono a girare sulla Terra cupe profezie millenaristiche che minacciavano sciagure: alcune, antichissime, altre di fresca e astuta ideazione. Quando il 2000 finì tutti si dissero rinfrancati e tornarono tranquilli alle proprie occupazioni. Sbagliando. Perché il pianeta covava una tragedia che si sarebbe manifestata appena vent’anni dopo e che faceva impallidire molte ipotesi nefaste precedenti.

Nell’anno 2020 dopo Cristo un orrendo Morbo invase la terra: morirono a milioni, le economie della Terra furono messe in ginocchio, tutti vivevano in uno stato di allarme e angoscia continui perché il virus diventava sempre più aggressivo; gli uomini e le donne si chiudevano in casa nella speranza di sfuggire alla morte. Molti non ressero e impazzirono, molti altri diventarono violenti. Da quella tragedia l’umanità uscì profondamente ferita, ma con una consapevolezza nuova: il modello di sviluppo che aveva seguito fino a quel momento era stato un colossale errore. Erano cresciute a dismisura le diseguaglianze che la pandemia aveva tramutato in terreno fertile per esplosioni continue di conflitto sociale; la povertà anziché diminuire con il cosiddetto progresso s’impennò a causa della precarietà del lavoro che era stata contrabbandata per flessibilità e indicatore di modernità.

I cambiamenti climatici, frutto avvelenato dello sfrenato e rapace sfruttamento della terra da parte dei Paesi più avanzati, favorirono migrazioni bibliche con reazioni violente da parte dei popoli che vivevano in Paesi con un buon clima che si sentirono invasi. I traffici dei Paesi evoluti in quelli poveri o in via di sviluppo che custodivano sotto terra immensi giacimenti di minerali preziosi, produssero morti e violenze, oltre che crescite esponenziali di migrazioni. Oltre cento milioni di poveri andarono ad aggiungersi ai 700 milioni che già c’erano. La Terra piangeva lacrime di sangue quando avvenne ...».

Sembra il lungo incipit di un racconto di fantascienza, non è vero? E invece è ciò che stiamo vivendo ormai da un anno. E non sapremmo ancora definire la conclusione del racconto, cosa mettere al posto dei puntini di sospensione; quando avvenne che cosa? La soluzione la cerchiamo in Italia e nel mondo in 'uomini della provvidenza', in 'cambi politici' repentini, a volte anche in trasformismi spericolati, nel potere taumaturgico della Tecnica (in fondo, quando eravamo primitivi, andavamo dallo stregone del villaggio), nel dissolversi e nella nascita di nuove forze politiche.

È che l’umanità è veramente disorientata, affranta, estranea a se stessa. Da quando le grandi visioni politiche del mondo si sono contaminate in un generico indistinto che non crea appartenenza, non si sa più a quale modello di pensiero rifarsi. Mauro Magatti, qualche settima fa, ha ragionato sulle contaminazioni che, a destra come a sinistra, hanno prodotto culture politiche annacquate, fiacche, che non fanno più identità né guida: Reagan e Thatcher da una parte, Blair e Clinton dall’altra hanno realizzato reinterpretazioni delle rispettive culture politiche che hanno alla fine prodotto un modello individualista e globalista che sta mostrando tutte le sue disfunzioni e drammatici effetti collaterali. E l’incertezza trionfa proprio a partire dalla classe dirigente, che propone ricette sincretiche e contraddittorie.

A questo dissolvimento nell’indistinto il sociologo oppone l’idea di 'sostenibilità' come nuovo magnete valoriale, «perché tutto è in relazione con tutto». Un concetto che può trovare tra l’altro solide basi di sostegno, fondamenta forti e che resistono ai secoli nello straordinario patrimonio di pensiero della Dottrina sociale della Chiesa, fino all’ultima lettera enciclica di papa Francesco Fratelli tutti che nell’ottavo capitolo ci spiega perché le religioni sono al servizio della fraternità del mondo. Prima degli assetti, delle forme di organizzazione, delle strategie ci vogliono solide basi valoriali, per quanto dinamiche, per quanto flessibili e in dialogo. Anzi, perché ci sia dialogo è necessario che ci siano identità dal pensiero definito e forte.

Quello che ora deve avvenire è che questa formidabile intuizione del pensiero cristiano s’incarni in una classe dirigente all’altezza delle sfide planetarie.

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